Dopo il primo sciopero femminile del 1981
Le donne svizzere ritornano in piazza per stipendi uguali agli uomini
Venerdì 14 giugno migliaia di donne hanno aderito allo sciopero nazionale svizzero dello donne contro le discriminazioni sessuali e per chiedere stipendi uguali ai colleghi uomini e contro le molestie sul posto di lavoro.
Erano 38 anni che in Svizzera le donne non scioperavano per le loro rivendicazioni specifiche, cioè dal 14 giugno del 1981, in quell'occasione oltre 500 mila donne aderirono e manifestarono nella capitale contro la massiccia discriminazione femminile che ha sempre contraddistinto il Paese. Basta pensare che le donne in Svizzera hanno ottenuto il diritto al voto a livello federale dopo la votazione del 7 febbraio 1971 (48 anni fa), e al livello cantonale tra il 1959 e il 1990. Secondo dati del 2016 dell’Istituto svizzero di statistica, le donne svizzere guadagnano di media il 12% in meno degli uomini, a parità di mansione. L’Organizzazione internazionale del lavoro, l’agenzia delle Nazioni Unite che promuove la giustizia sociale, avverte che la Svizzera è una delle nazioni più arretrate in Europa e in Asia Centrale per il divario di istruzione tra i sessi dopo le scuole superiori, soprattutto nelle materie scientifiche. E secondo un recente sondaggio di Amnesty International il 59% delle lavoratrici svizzere denuncia di avere subito molestie sessuali almeno una volta nella vita.
Come quel 14 giugno di 28 anni fa, venerdì scorso, le donne, insieme a molti uomini hanno scioperato e manifestato in varie città. A Berna migliaia di manifestanti si sono riunite davanti al Palazzo federale, sede del Parlamento. A Zurigo, il centro finanziario del paese, le donne hanno bloccato le strade principali attorno alla stazione ferroviaria. A Lucerna si sono radunate in migliaia per un sit-in davanti al teatro della città. A Losanna si sono riunite di notte, hanno acceso un fuoco con i bancali e incendiato cravatte e reggiseni. A Ginevra le proteste si sono concentrate nel Parc Bertrando, dove sventolava uno striscione per ricordare che le donne ricoprono solo il 12% dei lavori da ingegnere e il 91% di quelli domestici.
Allo sciopero organizzato da diversi collettivi femminili e sigle sindacali molte donne hanno aderito interrompendo il lavoro alle 15:24, l’ora in cui – secondo le organizzatrici del movimento – le donne dovrebbero lasciare il lavoro per essere pagate in proporzione agli uomini.
Alta l'adesione degli asili e di conseguenza molte sono state le scuole che hanno offerto i servizi di base per consentire alle lavoratrici di partecipare alle manifestazioni.
Molte donne non hanno potuto partecipare allo sciopero e di conseguenza ai cortei perché i padroni le hanno minacciate di seri provvedimenti nonché quello estremo del licenziamento. Nonostante il diktat padronale le organizzatrici e i sindacati hanno stimato che oltre il 67,3% delle lavoratrici ha comunque scioperato.
26 giugno 2019