Non può essere perseguito chi salva vite umane in mare
La comandante della Sea Watch 3 non va processata
Conte e Di Maio reggono il sacco a Salvini. Donati in cinque giorni oltre 1 milione di euro per aiutare la ong a pagare la multa. Grande manifestazione di solidarietà a Palermo
Il duce dei fascisti del XXI secolo: “Ora sigilliamo le frontiere a Est”

 
Annullato l'arresto per Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3. “Ha agito per adempiere al dovere di portare in salvo i migranti”, questo è l'encomiabile giudizio di Alessandra Vella giudice per le indagini preliminari di Agrigento.
La rabbia del duce dei fascisti del XXI secolo: “Per la comandante criminale è pronto un provvedimento per rispedirla al suo paese perché pericolosa per la sicurezza nazionale”.
Ricostruiamo la sconcertante vicenda che ha portato all'arresto dell'incolpevole Carola Rackete.
Intorno alle ore 1:40 della notte tra il 28 e il 29 giugno la nave Sea Watch 3, la quale aveva ancora a bordo 40 dei 53 naufraghi salvati diciassette giorni prima al largo delle coste libiche, decideva di entrare nel porto di Lampedusa.
La comandante della nave, la trentunenne tedesca Carola Rackete, era costretta a prendere tale decisione dopo che per due giorni aveva stazionato all'ingresso del porto dell'isola siciliana dopo essere entrata nelle acque territoriali italiane nonostante avesse ripetutamente lanciato l'allarme sulle condizioni psicofisiche insostenibili dei migranti (comprese minacce di suicidio) e nonostante i ripetuti e ostinati divieti delle autorità marittime italiane, cinicamente manovrate a distanza dal loro burattinaio Matteo Salvini che ha agito nel più totale disprezzo delle norme giuridiche sia interne che internazionali, vietassero l'ingresso in porto all'imbarcazione.
 
Impedito persino l'attracco
L'imbarcazione, pertanto, è stata costretta a entrare nel porto di Lampedusa in condizioni di estrema difficoltà, in piena notte e senza alcun servizio di pilotaggio per consentirle un corretto approdo, anzi una motovedetta della guardia di finanza, che si era deliberatamente frapposta tra la Sea Watch 3 e il molo, ha tentato in tutti i modi di impedire l'attracco della nave umanitaria, venendo leggermente urtata (senza peraltro riportare alcun danno) a causa della manovra azzardata dell'imbarcazione militare: gli stessi cinque finanzieri che erano a bordo, intervistati dal Fatto Quotidiano, hanno escluso che ci sia stata qualsiasi volontà di speronamento da parte della Sea Watch 3, affermando solamente che la nave voleva attraccare a tutti i costi.
Anche il deputato del PD Graziano Delrio, che si trovava a bordo della Sea Watch 3, ha confermato in un'intervista a Famiglia Cristiana, che “la motovedetta si poneva davanti alla capitana che procedeva molto lentamente cercando di segnalare tutto. Poi, durante l’approdo, loro si sono attraccati e lei ha cercato di andare più avanti rispetto a dove erano posizionati loro, la motovedetta si è spostata e c’è stato un po’ di movimento in cui non si è capito bene. La capitana ha impostato la manovra, poi è rientrata nella cabina di comando da cui probabilmente non vedeva bene gli ultimissimi movimenti della motovedetta. Credo che il problema sia stato questo: un errore di manovra o di valutazione errata delle distanze. Certamente non aveva alcuna intenzione di speronare la motovedetta, se avesse avuto quell’intenzione non avrebbe agito così. Procedevamo lentissimamente e si è accostata con molta molta cautela alla banchina. Credo che abbia valutato male le distanze. Che è anche comprensibile in queste situazioni “.
Dopo l'attracco della nave, e prima ancora che i quaranta migranti fossero fatti scendere in vista di un ricollocamento in altri paesi europei, la comandante della nave umanitaria è stata sottoposta a fermo di polizia e successivamente posta agli arresti domiciliari in attesa di un processo con rito ordinario: le accuse che hanno determinato il fermo a carico della giovane Carola Rackete sono quelli di violazione dell’articolo 1100 del codice della navigazione (che sanziona con con una pena che va fino ai 10 anni di reclusione chi usa violenza o resistenza contro una nave da guerra) e la violazione degli articoli 56 e 428 del codice penale (che puniscono con una pena fino a otto anni di reclusione chiunque tenti di provocare un naufragio). Entrambe le accuse riguardano l'urto dell'imbarcazione della guardia di finanza, e la magistratura sta valutando se iscrivere nel registro degli indagati altri membri dell'equipaggio.
 
Incriminata la comandante Rackete
La Rackete è stata inoltre iscritta nel registro degli indagati per il reato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina previsto dall'articolo 12 del testo unico sull'immigrazione, per cui rischia fino a 5 anni di reclusione e fino a 15.000 euro di multa per ogni persona entrata clandestinamente in Italia (si ricordi che i naufraghi salvati sono in totale 54).
Oltre alle accuse penali contro la comandante, ci sono poi le sanzioni pecuniarie irrogate dalla guardia di finanza in ottemperanza al famigerato decreto legge sicurezza bis, per cui la comandante della nave, il suo armatore e il proprietario della stessa dovranno pagare a testa una sanzione amministrativa di 16.000 euro che, se non pagata entro 30 giorni dalla data di notifica, potrà arrivare fino a 50.000 euro a testa.
I marxisti-leninisti, in pieno accordo con tutti i sinceri democratici, condannano senza appello sia la persecuzione poliziesca e giudiziaria nei confronti della comandante dell'imbarcazione umanitaria sia tutte le sanzioni irrogate in base al famigerato decreto sicurezza bis, a sua volta emanato in spregio sia a tutti i principi del diritto internazionale marittimo sia alla stessa legislazione nazionale italiana.
Per ciò che riguarda le accuse contro la comandante della Sea Watch 3, è chiaro che la donna ha dovuto agire in una condizione di estremo disagio e difficoltà, e quella di entrare nel porto non è stata una scelta, perché la condizione psicofisica dei migranti era ormai al limite delle loro possibilità con espresse minacce di suicidio da parte di migranti che non sopportavano più le condizioni di vita divenute insostenibili dopo molti mesi (in alcuni casi anni) trascorsi nei campi di concentramento libici, per cui si è trattato di uno stato di necessità: il primo comma dell'articolo 54 del codice penale stabilisce che, nonostante la commissione di un fatto che astrattamente costituirebbe reato, “non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo “.
L'entrata in porto della comandante era pertanto un atto teso alla salvaguardia di vite umane, compiuto per dare un senso e un significato giuridico non soltanto alla legislazione internazionale in tema di salvataggio in mare, ma anche alla stessa legislazione italiana, il cui codice della navigazione prevede all'articolo 490 l'obbligo - sia per i comandanti nelle imbarcazioni che prevedano tale figura sia per chiunque si trovi per mare (ossia anche per chi naviga da solo su una barca a remi o un motoscafo) - di “tentare il salvataggio delle persone che si trovano a bordo “ di una nave che si trova in avaria o, a maggior ragione, che sta naufragando. “È del pari obbligatorio “ - prosegue quindi la norma citata - “il tentativo di salvare persone che siano in mare o in acque interne in pericolo di perdersi “. Se dunque il salvataggio in mare (e, di conseguenza, il trasporto delle persone soccorse al porto più vicino) costituisce, per il codice della navigazione italiano, l'adempimento di un dovere, il comandante di un'imbarcazione invocherà a suo discarico anche il primo comma dell'articolo 49 del codice penale, il quale dispone che “l'esercizio di un diritto o l'adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo della pubblica autorità, esclude la punibilità “, e in questo caso l'esercizio del dovere era quello necessariamente conseguenziale (l'entrata in porto) a quello imposto dalla norma contenuta nell'articolo 490 del codice della navigazione.
Alla luce di tali considerazioni l'accusa di favoreggiamento all'immigrazione clandestina è sicuramente destinata a cadere, come del resto accadde quando sotto processo per tale accusa finì il comandante del mercantile Cap Anamour che, dopo un salvataggio di migranti, nel 2004 entrò a Porto Empedocle in condizioni simili a quelle della Sea Watch 3 nonostante il divieto delle autorità italiane e fu in seguito assolto dal tribunale di Agrigento (lo stesso davanti al quale finirà Carola Rackete) poichè quest'ultimo riconobbe la scriminante dell'adempimento del dovere per aver salvato vite in mare.
Per ciò che riguarda poi i reati di tentato naufragio e e di violenza o resistenza contro una nave da guerra bisogna considerare che, con tutta evidenza, manca il dolo, ossia l'intenzionalità da parte del comandante della Sea Watch 3 di toccare l'imbarcazione della nave della guardia di finanza, e senza il dolo tali reati sono inesistenti.
 
Il duce Salvini spalleggiato da Di Maio e Conte
Per ciò che riguarda poi l'inquadramento della motovedetta della finanza nella categoria delle navi da guerra, l'ex deputato M5S e comandante della guardia costiera Gregorio De Falco ha affermato in un'intervista a Repubblica che la nave da guerra “è una nave militare che mostra i segni della nave militare e che è comandata da un ufficiale di marina, cosa che non è il personale della guardia di finanza “. Lo stesso De Falco ha affermato che in una situazione di emergenza, come quella vissuta dalla nave umanitaria, la guardia di finanza avrebbe dovuto agevolare, anzichè ostacolare, l'attracco della Sea Watch 3 sul molo del porto esattamente come la forza pubblica deve agevolare la circolazione di un'ambulanza nelle strade: in effetti il primo comma dell'articolo 69 del codice della navigazione, inserito nell'ambito di una serie di disposizioni che disciplinano l'attività di polizia nei porti, stabilisce che “l'autorità marittima, che abbia notizia di una nave in pericolo ovvero di un naufragio o di altro sinistro, deve immediatamente provvedere al soccorso e, quando non abbia a disposizione né possa procurarsi i mezzi necessari, deve darne avviso alle altre autorità che possano utilmente intervenire “.
Chi salva le vite in mare non deve essere perseguito, ma deve godere della gratitudine di tutto il genere umano, ed è altrettanto chiaro che le nefandezze giuridiche perpetrate dal decreto sicurezza bis, che il duce dei fascisti del XXI secolo Salvini ha posto in essere con la complicità dei suoi compagni di merende Conte e Di Maio, vanno boicottate e contrastate in ogni modo in nome di un diritto naturale superiore a quello positivo, così come deve essere respinta la provocazione di Salvini il quale, affermando di temere una immigrazione via terra dai confini friulani con la Slovenia, propone, sul modello del suo maestro Orban: “ora sigilliamo le frontiere a Est “ ha affermato l'aspirante duce d'Italia, farneticando anche della costruzione di un muro o di una barriera di filo spinato, forse ispirato anche dal muro messicano dell'altra sua fonte di ispirazione, ossia Donald Trump, che ha fatto del muro con il Messico il suo principale cavallo di battaglia propagandistico.
Già il 22 giugno su Twitter Salvini aveva scritto che “se non si riuscisse con le vie diplomatiche a interrompere il flusso d’ingresso via terra alle frontiere orientali, non escludiamo nessun tipo di altro intervento permesso dalla normativa vigente, compreso quello di barriere fisiche “, e il presidente leghista del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, gli ha risposto, sempre su Twitter, che “alzare barriere ai confini per fermare gli arrivi è un'ipotesi al vaglio, testimonia l'attenzione del Viminale per gli ingressi irregolari dal confine orientale “.
Il rischio che corrono molti tratti del confine orientale è quello di una vera e propria militarizzazione della frontiera, perché già dal 1° luglio sono già attive una quarantina di pattuglie miste composte da poliziotti italiani e sloveni per il controllo congiunto del confine, per il quale passano quotidianamente molte migliaia di italiani e di sloveni che si recano nel vicino Stato per lavoro e che rischiano di vedere la loro libertà di circolazione ostacolata in nome di una caccia al clandestino, peraltro assolutamente ingiustificata alla luce dell'esiguità dei numeri di coloro che raggiungono l'Italia via terra.
Anche l'annuncio di Salvini, sulle barriere che vorrebbe mettere nel confine friulano, è passato sotto il completo silenzio sia da parte di Giuseppe Conte sia da parte di Luigi Di Maio, i quali ormai hanno dato, sul tema dell'immigrazione ma non solo, carta bianca a Salvini, il quale si è già permesso di violare il diritto internazionale con il decreto sicurezza bis (con le Nazioni Unite che già hanno preso posizione contro l'Italia) e addirittura di violare i trattati istitutivi dell'Unione Europea ripristinando una vera e propria frontiera con un altro Stato membro come la Slovenia, e tutto ciò senza che il presidente del Consiglio dica una sola parola quantomeno per ridimensionare le dichiarazioni di Salvini, pur avendo la responsabilità del governo, e neanche Di Maio, vicepresidente del Consiglio, si permette di dire una sola parola di critica su tali atti giuridici già attuati o soltanto manifestati, che rischiano di esporre l'Italia a contestazioni di diritto internazionale e (se sarà attuata la barriera friulana) comunitarie senza precedenti.
Anzi, sia Conte sia Di Maio sulla vicenda della Sea Watch 3 hanno spalleggiato Salvini dandogli man forte nelle sue polemiche contro il governo olandese (la nave batte bandiera di quel paese, ma il governo, ovviamente, non può essere ritenuto responsabile per ciò che compie una nave privata) e quello tedesco (sia l'organizzazione Sea Watch sia l'equipaggio e la comandante della nave sono tedeschi).
Insostenibile è ormai anche la posizione del “Fatto Quotidiano”, il quale dà man forte ormai da anni alle posizioni del Movimento 5 Stelle, il cui direttore Travaglio si è totalmente appiattito sulle posizioni di Salvini e ha lanciato furibonde accuse contro l'organizzazione Sea Watch e contro la comandante dell'imbarcazione, sostenendo la farneticante tesi che l'attracco a Lampedusa sarebbe stata una provocazione orchestrata dalla ong contro il governo italiano sulla pelle dei migranti.
Nel frattempo coloro che antepongono il diritto naturale delle genti a quello positivo dei nazionalisti si sono fatti sentire.
 
La solidarietà degli antirazzisti
Il 26 giugno, in risposta alle parole di Salvini che aveva definito il comandante della Sea Watch 3 prima “sbruffoncella “ e poi “fuorilegge “ è stato pubblicato un appello internazionale - firmato da oltre 700 tra intellettuali, giornalisti, attivisti, operatori umanitari, esponenti politici e di varie confessioni religiose – intitolato “Fuori legge è l'Italia di Salvini non la capitana della Sea Watch “ , che è un vero e proprio atto di accusa sia contro il governo italiano sia contro l'indifferenza di tutti gli altri Paesi europei nei confronti del tema dell'immigrazione. L'appello è pubblicato a parte.
Un gruppo di attivisti ha poi raccolto nel giro di pochi giorni (a partire dal 26 giugno, quando si è diffusa la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati di Carola Rackete) oltre 1 milione di euro nella pagina creata su Facebook intitolata “Raccolta fondi per spese legali e sanzioni per Seawatch3”. A Palermo si è svolta una grande manifestazione di solidarietà con la comandante.
Il Partito marxista-leninista italiano insieme al suo organo “Il Bolscevico” si uniscono in modo compatto attorno all'organizzazione umanitaria Sea Watch, al suo personale e alla comandante della nave Sea Watch 3, Carola Rackete, al fine di contrastare con ogni mezzo il fuorviante e pericoloso principio per il quale chi salva vite in mare possa essere considerato un criminale e come tale perseguito dalla legge.
Chi salva persone che sono riuscite a uscire dai campi di concentramento della Libia, al contrario, deve essere considerato esattamente come chi, durante la seconda guerra mondiale, organizzò la fuga dai campi di concentramento nazifascisti e favorì la salvezza dei perseguitati.

3 luglio 2019