Trump e Putin soddisfatti dopo l'incontro a margine del vertice G20
Battute scherzose sulle intromissioni nelle elezioni Usa
Al consiglio dei ministri della Difesa della Nato che si è svolta a Bruxelles il 26 e 27 giugno la Russia occupava il primo posto dell'ordine del giorno, accusata di continuare a produrre e dispiegare missili SSC-8 e di aver violato il tratto sulle forze nucleari a medio raggio (INF); il 28 giugno in Giappone, a Osaka, in margine al vertice del G20 nell'incontro bilaterale fra il presidente americano Donald Trump e quello russo Vladimir Putin, secondo il resoconto della Casa Bianca, non ci sono stati problemi, è stato molto positivo e concluso con battute scherzose sulle intromissioni russe nelle elezioni presidenziali Usa del 2020.
L'incontro è durato poco più di un'ora, forse pure troppo per Trump che era concentrato su quello più importante col presidente cinese Xi Jinping che di fatto ha monopolizzato le attenzioni del vertice di Osaka. Nella conferenza stampa finale il presidente americano si limiterà alle consuete formali battute, “è un grande onore essere con lui, abbiamo un'ottima relazione, da cui nasceranno cose molto positive”. Anche Putin resterà abbottonato e i resoconti delle agenzie si limiteranno a scrivere che i due “hanno affrontato i nodi legati a Siria, Iran, Venezuela e Ucraina”. Magari ricordiamo che il presidente russo si è levato qualche sassolino dalle scarpe in merito alla crisi Ucraina e al mantenimento delle sanzioni economiche da parte degli Usa, a cui restano accodati i paesi Ue, sottolineando che al Forum economico di San Pietroburgo la delegazione americana era la più folta e composta da 550 persone, alla faccia delle sanzioni.
Il portavoce del Cremlino informava che i due presidenti hanno parlato molto dell'Ucraina quando “il presidente Usa ha sollevato la questione della liberazione dei marinai ucraini arrestati durante la crisi nello stretto di Kerch lo scorso novembre e il presidente russo ha fornito le spiegazioni necessarie su questo tema”. E con le spiegazioni chiudeva il confronto. Per Putin parlano i fatti.
L'imperialismo russo è riuscito a contenere e vanificare la nuova offensiva dell'imperialismo americano in Venezuela, a rafforzare l'asse coll’alleato siriano Assad e mantenere le sue basi nel Mediterraneo, è presente in Libia e Egitto, tiene rapporti coi sionisti di Tel Aviv, passo dopo passo tira a sé la Turchia, sfilandola alla Nato e agli Usa, ha una intesa sulla vendita di petrolio con l’Arabia saudita, l’Opec Plus; gioca a tutto campo e ha buoni rapporti con gli amici di Trump, dai cosiddetti sovranisti europei, che usa per mettere in difficoltà la Ue, ai nuovi arrivati come il brasiliano Bolsonaro che ha voluto incontrare a Osaka. Ha stretto i legami col presidente norcoreano Kim Jong Un per tenere sotto controllo la questione coreana e soprattutto sta costruendo una alleanza di ferro con la prima potenza mondiale economica e principale rivale degli Usa, il socialimperialismo cinese.
3 luglio 2019