Visita di Stato del presidente cinese in Russia
Putin e Xi stabiliscono un rapporto strategico globale tra la Russia e la Cina

 
L’ottava visita di Stato a Mosca del nuovo imperatore cinese Xi Jinping, la prima del suo secondo mandato, svoltasi dal 5 al 7 giugno, ha confermato nelle dichiarazioni delle numerose delegazioni, oltre 1.600 funzionari delle due parti, che la collaborazione tra Cina e Russia attraversa “uno dei periodi migliori della sua storia”. Di fatto Putin e Xi hanno colto l’occasione del 70° anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due paesi per rafforzare le relazioni sempre più strette tra le due superpotenze e rilanciato un’intesa volta a controbilanciare la pressione che nasce dai rispettivi contenziosi con l’imperialismo americano. Un’identità di vedute sfociate nelle due dichiarazioni congiunte sullo sviluppo del partenariato tra Russia e Cina e sul rafforzamento della stabilità strategica internazionale, elevate a “partnership strategica globale di coordinazione per una nuova era”.
I due leader imperialisti hanno firmato oltre trenta nuovi accordi produttivi e commerciali, tra i quali il nuovo stabilimento automobilistico della cinese Great Wall Motor nella regione russa di Tula con una capacità produttiva di 80.000 vetture l’anno, definito “il più grande progetto di investimento del settore manufatturiero cinese in Russia”, la produzione agroindustriale, aerei e elicotteri, esplorazione spaziale, biotecnologie, prodotti farmaceutici. Soprattutto hanno confermato di voler lavorare fianco a fianco rispetto alle “criticità delle aree calde del mondo”, esternando una mielosa convergenza su molti punti dell’agenda internazionale e lo stato ottimale delle relazioni bilaterali. Dall’appoggio alla Siria di Assad, alla stabilizzazione del Venezuela, al sostegno dell’Iran, alla questione nucleare nella penisola coreana. Passando dall’importante ruolo della Russia nell’appoggio e partecipazione al mastodontico progetto del socialimperialismo cinese rappresentato dalla nuova “Via della seta”. E sempre in funzione antiamericana ad una sola voce hanno lanciato un monito a Trump: “qualsiasi tentativo di distruggere il sistema esistente di accordi sul controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione, sono inaccettabili”.
Xi rivolge ormai un’attenzione crescente alle relazioni con i suoi partner regionali e confinanti, tanto che nelle ultime settimane ha portato a termine una serie di incontri multilaterali e bilaterali con la Russia, la RPD di Corea e numerosi paesi dell’Asia centrale. Un lungo pellegrinaggio imperialista che mira a consolidare quello che è ormai diventato il principio cardine della sua politica estera: un sistema in grado di garantire stabilità regionale a sostegno dello sviluppo della Cina come potenza economica e strategica mondiale.
È alla luce di questo principio che il presidente cinese ha portato in dote al Forum economico internazionale di San Pietroburgo del 7 giugno, dove è stato accolto come una star assoluta, un progetto per la costruzione delle infrastrutture necessarie alla commercializzazione del sistema 5G, sancito dalla partnership tra Huawei e MTS (il provider nazionale russo per le telecomunicazioni).
Dal canto suo il nuovo zar del Cremlino vede nella Cina il partner ideale nello scontro economico, commerciale, tecnologico e militare e con gli USA. Per questo Putin ha strombazzato tutti gli accordi raggiunti negli ultimi anni fino ad oggi, compresi i 108 miliardi di dollari di interscambio raggiunti nel 2018, con un incremento del 25% rispetto al solo anno prima. Una cifra notevole che tuttavia non è paragonabile a quella relativa al commercio sino-statunitense, pari a 737 miliardi di dollari nel 2018.
Nonostante l’idillio tra Putin e Xi, la sinergia sino-russa è destinata a trovare ostacoli non di poco conto sul suo cammino. La coesistenza delle rispettive ambizioni geopolitiche in Eurasia è tutt’altro che scontata nel lungo periodo. Il viaggio di Xi in Kirghizistan e Tagikistan (14-16 giugno) conferma infatti le mire di Pechino in Asia centrale, ricca di risorse energetiche e punto di transito della nuova “Via della seta” e spazio di tradizionale influenza russa.

3 luglio 2019