Accordo tra Macron e Merkel
I più potenti stati imperialisti europei si spartiscono il potere politico nell'Ue
La delfina della premier tedesca Ursula von der Leyen (PPE) presidente della Commissione europea; Charles Michel, liberale amicissimo di Berlino e Parigi, presidente del Consiglio europeo; Cristine Lagarde presidente della BCE. All’Italia del duce Salvini posti secondari
Alla fine della tre giorni di Bruxelles, dal 30 giugno al 2 luglio, i 28 capi di governo o di Stato dell’Unione europea riuniti nel Consiglio europeo straordinario hanno dettato le nuove nomine per la guida politica della superpotenza europea imperialista nel prossimo triennio. Una spartizione del potere politico nell’UE senza alcuna novità o inversione di tendenza rispetto al passato, con l’asse più forte, quello franco-tedesco a farla da padrone per l’ennesima volta. “È importante che siamo stati capaci di decidere con grande unità perché riguarda la nostra futura capacità di operare”, ha commentato una Merkel soddisfatta. “Questo accordo è il frutto di un’intesa franco-tedesca profonda”, ha rivendicato apertamente il presidente francese Macron.
Così il Consiglio europeo ha eletto Charles Michel, già premier belga dall’ottobre 2014 alla fine del 2018, francofano, liberale, amicissimo di Berlino e Parigi, suo presidente, nominandolo anche presidente del Vertice euro, il consesso europeo a cui partecipano solo gli Stati che hanno firmato il Trattato sulla stabilità e adottato l’euro come moneta. Una sicurezza alla guida del più importante organo politico dell’UE, che ha raccolto il plauso anche del suo predecessore il polacco Donald Tusk, che resterà in carica fino alla fine dell’anno. Un campione, il belga, della politica liberista e liberticida di lacrime e sangue sperimentata nel suo paese, dove in quasi 5 anni ha instaurato un regime di austerità, innalzamento dell’età pensionabile, congelamento dei salari, tagli dei finanziamenti alle istituzioni pubbliche, ai programmi sanitari e alla sicurezza sociale.
Per la par condicio imperialista europea alla carica di presidente della Commissione è stata proposta la delfina della Merkel Ursula von der Leyen, democristiana, esponente del partito popolare europeo (PPE). Ministro della Difesa dal 2013 nel governo di Berlino, la prima donna nella storia tedesca a ricoprire tale incarico, sarà anche la prima donna a dirigere la Commissione UE, che ha raccolto i consensi del presidente francese e di tutti i guerrafondai di Bruxelles dopo il suo incessante lavoro a favore dell’esercito europeo e fautrice dell’accordo quadro con la Francia, a cui di recente si è aggiunta la Spagna, sullo sviluppo del “sistema di combattimento aereo del futuro” (SCAF) incentrato su nuovi micidiali caccia con e senza equipaggio.
Un’altra donna sarà alla guida della Banca centrale europea. La francese Christine Lagarde, attuale direttore del Fondo monetario internazionale, trasporterà tutto il suo bagaglio di conoscenze imperialiste in campo economico e finanziario nella torre di Francoforte al posto di Mario Draghi. E che esperienze! La Lagarde ha contribuito in prima persona, insieme all’UE a strozzare la Grecia nella crisi del 2011 e ridurre il paese alla fame e alla miseria e più recentemente con il più consistente “pacchetto di aiuti” mai offerto a un paese, quello all’Argentina da 57 miliardi di dollari, che costringerà il paese dell’America latina a pagare mastodontici interessi per diversi secoli. Con i suoi trascorsi di avvocato negli Stati Uniti per diversi anni, vanta un’importante rete di conoscenze e rapporti internazionali.
Per gettare fumo negli occhi e nel “rispetto” del principio borghese e imperialista di “rispettare tutte le principali parti politiche” il Consiglio europeo ha considerato il socialista spagnolo Josep Borrell “il candidato adeguato per la carica di alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza” in sostituzione della nostrana Federica Mogherini. Un altro agnellino addomesticato, già presidente del parlamento europeo, ringraziato dal Consiglio UE per aver promosso i “valori europei nel mondo”, che da anni ha dimostrato come “destra” e “sinistra” borghese all’interno dell’imperialismo europeo sono solo un’altra faccia della stessa medaglia.
Sulla stessa linea va inquadrata l’elezione al secondo turno dell’esponente del PD David Sassoli (ex DC) alla presidenza del parlamento europeo fino al gennaio 2022. Nel suo discorso di investitura Sassoli ha affermato che “Il nostro modello di economia sociale di mercato va rilanciato”, perché è grazie al capitalismo “dal volto umano” che “noi europei pensiamo più spesso al mondo che abbiamo, alle libertà di cui godiamo… L’Europa si fonda sulle sue istituzioni, che seppur imperfette e da riformare, ci hanno garantito le nostre libertà e la nostra indipendenza”.
Al di là della presidenza dell’orpello di Strasburgo per metà legislatura, all’Italia del duce Salvini sono andati posti secondari. Gli strali del capo della Lega fascista e dei suoi camerati del gruppo di Visegrad di fatto non si sono sentiti né prima né dopo le nomine del Consiglio. Mentre il premier Conte ha affermato di aspettarsi ora “una vicepresidenza della Commissione europea”, preferibilmente con il portafoglio della Concorrenza, e di mantenere “un posto nel board della Banca centrale” dopo l’uscita di Draghi.
Il balletto imperialista delle nomine di spartizione del potere politico nell’UE ha dimostrato ancora una volta come questa superpotenza imperialista non sia affatto una conquista dei popoli del vecchio continente. In realtà essi non c’entrano un bel nulla, perché tutto è stato compiuto e si compirà al di sopra delle loro teste dai circoli dominanti borghesi europei conformemente ai loro interessi di classe e alle loro aspirazioni egemoniche, regionali e mondiali. Sono i monopoli europei che attraverso gli Stati più potenti e forti mettono i loro uomini ai posti di comando, illudendo i popoli di rispettare le regole della democrazia borghese. L’UE imperialista oggi vuole contendere lo spazio a USA, Cina e Russia per il dominio del mondo, è irriformabile e va distrutta, cominciando a tirarne fuori l’Italia.
10 luglio 2019