Per rivendicare i loro diritti
I braccianti del foggiano occupano la cattedrale di Bari
L'arcivescovo Cacucci si farà portavoce delle loro richieste. Sostegno di Nogaro, vescovo di Caserta, che esorta “la Chiesa, i vescovi, i preti e i cristiani” a praticare la disobbedienza civile contro le leggi ingiuste
Braccianti immigrati presi a sassate da sconosciuti
Pochi giorni fa una sessantina di braccianti della provincia di Foggia, in particolare provenienti da Borgo Mezzanone dove da mesi il ministro nero Salvini, in accordo coi prefetti, ha avviato lo sgombero del grande ghetto senza proporre nulla di alternativo, hanno occupato la Basilica di Bari.
Una occupazione simbolica ma una lotta reale, l’ennesima realizzata dai braccianti pugliesi che stavolta hanno portato sulle panche della basilica dov’erano presenti già turisti e fedeli, striscioni e bandiere, fra i quali spiccava la frase “In Italia ci sono ancora le leggi sul lavoro?”, in riferimento alla legge 199 del 2016 che aveva come obiettivo il contrasto al caporalato, ma che ancora – al pari di gran parte di quelle socialmente più giuste – rimane inapplicata nella sostanza.
I braccianti rivendicano ormai da decenni una decorosa soluzione abitativa che ad oggi rimane un miraggio date le indecenti condizioni di vita alle quali sono costretti, dovendosi arrangiare in un insieme eterogeneo di baraccopoli, teli e tubi di plastica senza accesso idrico. reti fognarie, elettricità, sistema di smaltimento di rifiuti, e dove non esiste alcuna forma di riscaldamento sicura.
I migranti rivendicano anche una sicurezza maggiore dei mezzi di trasporto che portano i lavoratori nei campi, unitamente alla regolarizzazione delle loro posizioni di cittadinanza e di lavoro.
Anche il problema sanitario, che si riallaccia a doppio filo sia con la questione abitativa sia con quella del lavoro, è un argomento di primo piano; alla base di tutto però, e i braccianti lo sanno bene, rimane la madre di tutte le questioni che in questo specifico caso è la necessità di interrompere il sistema del caporalato col quale fanno profitti sulla loro pelle centinaia di aziende agricole che servono poi la grande distribuzione. Insomma, tutto ciò che economicamente abbasserebbe i profitti – inclusa la riduzione dei prezzi pagati dalle grandi catene alimentari per frutta ed ortaggi -, si ripercuote su di loro in termini di salario (se così si possono chiamare ore di lavoro pagate a nero a meno di 3 euro ciascuna) e di diritti inesistenti con giornate di lavoro che vanno dalle 10 alle 12 ore sui campi.
La scelta di occupare la Basilica aveva anche l’obiettivo di recuperare un nuovo interlocutore nei confronti di quella politica immobile e complice per chiedere ancora una volta di affrontare con maggior decisione la questione; l’arcivescovo Cacucci, ha dichiarato di essere disposto a contattare il governatore Emiliano, gli altri vescovi pugliesi ed anche Papa Francesco, esortandoli a tener conto ed intervenire presto per soddisfare le elementari quanto fondamentali necessità dei braccianti.
“Mi farò interprete di queste persone che sono l’espressione del riconoscimento dei diritti della dignità umana. – queste le parole del vescovo - Da parte nostra c’è un atteggiamento di difesa senza se e senza ma della dignità umana. Quello che non riusciamo ancora a realizzare in Italia è la seconda accoglienza: bisogna insistere su questo”.
Augurandoci che l’intervento della Chiesa nelle sue più alte sfere possa incidere quantomeno in una piccola parte, ci pare insufficiente individuare il problema dei braccianti e, in maniera più ampia degli immigrati dai paesi poveri, esclusivamente nella seconda accoglienza poiché non ancora definita in strategie comuni in tutta l’Unione Europea; il problema è enormemente più ampio e riguarda sia la prima accoglienza che di fatto è precaria, limitata e discriminante, sia le leggi nazionali che regolano la permanenza dei migranti sul nostro territorio, rendendoli perfettamente adatti per essere sfruttati ed emarginati.
Da questi solchi di povertà e bisogno, di “irregolarità” per le leggi borghesi, nascono gli interessi del capitale e dei caporali che sfruttano i braccianti, a volte anche con chiare complicità sindacali e istituzionali.
Il tutto poi, senza approfondire più di tanto sulle politiche dell’imperialismo occidentale che attraverso guerre, occupazioni, rapine di risorse naturali e traffico di armi, ha reso gran parte del mondo povera ed invivibile.
Come abbiamo già accennato, il problema è antico, e nella sua nota il sindacato USB denuncia in particolare “l’indifferenza della Regione e del Governo che cerca di trasformare una questione sociale in una questione di pubblica sicurezza. Nelle campagne del foggiano si continua con l’attacco alle “baracche”, per radere al suolo i campi dei Braccianti senza una soluzione alternativa”.
La via istituzionale non risponde alle necessità di queste persone in grande difficoltà, così come più in generale non risponde alle necessità del proletariato; in puglia ad esempio sono anni che delegazioni di braccianti sostenuti da alcuni sindacati chiedono incontri, ed attendono l’avvio di un tavolo regionale che finora non si è concretizzato.
Proprio per questo esito inconsistente del percorso istituzionale “Siamo costretti a compiere azioni altamente simboliche”, ha detto un loro rappresentante alla fine della giornata mentre lasciava la Basilica con i suoi compagni di lotta.
Il sostegno dell’ex Vescovo di Caserta alla disobbedienza civile
Tra le tante voci del mondo cattolico che si sono unite al grido di rabbia dei braccianti, si è distinta quella di Raffaele Nogaro, ex Vescovo di Caserta, non nuovo a prese di posizioni in solidarietà ai migranti e alle donne vittime di tratta, che denuncia: “Faccio professione solenne di disobbedienza civile alle leggi ingiuste contro i migranti e i poveri. E chiedo che lo facciano i cristiani che davvero mettono al primo posto il Vangelo e tutti coloro che credono nella giustizia”.
Più volte “bacchettato” dagli alti vertici ecclesiastici e dalla politica al governo nazionale e locale, questo esponente cattolico progressista, ha appoggiato l’iniziativa dei braccianti foggiani e del Vescovo di Bari, che rispecchiano sostanzialmente più in generale “l’Italia di oggi”. In questa Italia la Chiesa, i vescovi, i preti e i cristiani dovrebbero praticare la disobbedienza civile, assumendosi le conseguenze, incluso il rischio di essere processati e condannati; “anche a costo di andare in prigione, se necessario”: sono le sue parole ad una intervista rilasciata al quotidiano trotzkista Il Manifesto.
Questa corrente cattolica progressista appare sempre più numerosa, anche se ancora stretta in una Chiesa bigotta e medievale che “ha tradito molte volte l’uomo” come dice lo stesso Nogaro; una corrente che spesso come in questo caso rilancia la necessità di riconquistare e difendere i diritti a partire da quelli sul lavoro, che stigmatizza certe leggi del governo nero Salvini-Di Maio definite “violente” e che “calpestano la dignità degli esseri umani e offendono la vita umana”.
Dure critiche anche al decreto Sicurezza Bis contro il quale Nogaro insieme a padre Zanotelli, don Santoro e tante altre religiose e religiosi, stanno digiunando e protestando in piazza a Montecitorio: “entrambi i decreti sicurezza condannano i poveri e i migranti. Ma condannano anche coloro che li salvano e li difendono. E lo fanno creando e alimentando menzogne sull’opera delle persone e delle organizzazioni di buona volontà, come le Og. Per questo dico che l’unica via è la disobbedienza civile a queste leggi ingiuste.”.
Migranti presi a sassate mentre vanno al lavoro
Allo schiavismo e al supersfruttamento capitalistico si sommano gli episodi di intolleranza e di violenza che si ripetono nel foggiano e, più in generale in Puglia come altrove, contro i migranti. L’ultimo dei quali è di circa una settimana fa quando in periferia di Foggia un gruppo di braccianti agricoli che vivono nell’ex fabbrica abbandonata di via Manfredonia, è stato preso a sassate da un’auto in corsa mentre si recavano in bicicletta al lavoro.
I braccianti aggrediti lavorano abitualmente negli immensi campi della Capitanata e con coraggio si sono sottratti essi stessi al caporalato, tentando di contattare da soli le aziende agricole; secondo la Flai Cgil di Foggia, questo potrebbe essere il motivo dell’aggressione che non è la prima a scattare contro questi lavoratori, diciamo, più indipendenti.
In una nota il segretario provinciale della Flai ha dichiarato: “appare evidente, che il clima di odio fomentato anche da azioni di forze politiche che fanno della discriminazione razziale verso gli immigrati che vivono e lavorano in questa Provincia, l’unico impegno politico concreto, dimenticandosi delle difficoltà che i cittadini vivono ogni giorno, ed addossando qualsiasi responsabilità economica ed ogni difficoltà sociale alla presenza di persone extracomunitarie.“.
Sicuramente questo atto vigliacco non è nient'altro che una vera e propria azione squadrista intimidatoria e razzista che sottolinea come i braccianti agricoli continuino a vivere emarginati e alienati, e rappresentino ormai da tempo il principale capro espiatorio di una narrazione falsa, strumentale e opportunista, per le arroganti e fasciste posizioni rilanciate ovunque quotidianamente dal governo nero Salvini-Di Maio che va abbattuto con una larga mobilitazione di piazza quanto più rapidamente possibile.
24 luglio 2019