Partecipando al tavolo promosso da Salvini
I sindacati confederali legittimano l'aspirante duce d'Italia
Landini si arrampica sugli specchi per giustificare la sua presenza
Il ministro dell'Interno, il capo dei fascisti del XXI secolo Salvini, ha convocato sindacati e rappresentanti delle “parti sociali” al Viminale per importanti comunicazioni che, come si è poi saputo in seguito, hanno riguardato sopratutto la prossima manovra economica. Una mossa che rivela chiaramente come il vice premier leghista si senta il vero capo del governo. Un condensato di metodi fascisti e provocazioni che ignora completamente la prassi istituzionale che si ispira alla Costituzione, i ruoli nel governo, il lavoro della magistratura.
Un gioco sporco a cui si sono prestate molte associazioni imprenditoriali, forze sociali e sindacati: Confindustria ma anche Cgil, Cisl e Uil. Un incontro con un ministro che non ha alcuna titolarità nel gestire i rapporti del governo con le parti sociali che spetterebbero al ministro dell'Economia, ossia a Di Maio, oltre al presidente del Consiglio. Non reggono le precisazioni di Salvini che poi ha tentato di farlo passare come un incontro del suo partito con gli interlocutori sociali per esporre le proposte della Lega, guarda caso svoltosi nelle stanze del Ministero dell'Interno.
Bastavano le motivazioni politiche per rifiutare l'incontro con Salvini. Il ministro che sta facendo la guerra ai migranti, chiude i porti, perseguita le ONG e con il decreto “sicurezza” impedisce ai lavoratori di manifestare, doveva ricevere il NO deciso dei sindacati. Nella Cgil l'area di sinistra “riconquistiamo tutto” aveva invitato la segreteria a non andare, ma non è stata ascoltata. Quando Landini dice che i sindacati Confederali hanno portate le loro critiche a Salvini per la sua gestione dei migranti si nasconde dietro una foglia di fico.
Il segretario della Cgil non può neppure accampare la scusante dei ruoli istituzionali perché come abbiamo già detto Salvini non ha nessun titolo nella gestione dei rapporti con le “parti sociali” ma ha usato l'incontro a suo uso e consumo: per presentare la classista e antioperaia flax tax
, per sviare l'attenzione dallo scandalo dei rubli dalla Russia, per bilanciare la visibilità con l'altra componente governativa, per dimostrare che Salvini e la Lega non hanno alcuna intenzione di contare meno dei 5 Stelle, che il caporione fascioleghista ha tutta l'intenzione di diventare presidente del Consiglio nella veste di duce d'Italia.
Che dire poi della presenza all'incontro del sottosegretario Armando Siri, consigliere economico di Salvini e tra i principali artefici della flat tax
? Nonostante sia indagato per corruzione per una tangente sulla vicenda dell'energia eolica sedeva proprio accanto al leader leghista. Una provocazione bella e buona e uno schiaffo alla magistratura. In questo caso Landini cerca di difendersi attraverso un'intervista a La Stampa
lanciando la palla a Di Maio: “è singolare che dica si alla flat tax
proposta da Siri a nome della Lega, e polemizzi con i sindacati perché al tavolo c'era anche Siri”.
Ci sembra proprio che l'ex segretario della Fiom si arrampichi sugli specchi per giustificare la presenza dei sindacati confederali e della Cgil all'incontro del Viminale. Come quando afferma che “se convocati dal governo, noi sindacati andiamo per ascoltare, per dire cosa pensiamo e quali sono le nostre proposte. E così abbiamo fatto anche oggi: poi naturalmente ci siamo trovati di fronte a un vicepremier che aveva con sé solo rappresentanti di governo del suo partito. Addirittura c'era anche una persona che non fa più parte del governo”.
Non possiamo credere che Landini sia stato così ingenuo da non capire che l'iniziativa di Salvini era al di fuori di qualsiasi normale incontro istituzionale governo-”parti sociali”, e in ogni caso poteva andarsene dopo averlo constatato di persona. In questo modo invece Cgil-Cisl-Uil hanno legittimato l'aspirante duce d'Italia come un autorevole interlocutore dei sindacati.
24 luglio 2019