Approvato dalla Camera col voto di fiducia
Il decreto sulla sicurezza bis certifica la natura fascista e razzista del governo Salvini-Di Maio
Confisca immediata delle navi Ong che non rispettano il divieto e multe fino a un milione. Arresto da 2 a 3 anni e con l'ammenda fino a 6 mila euro a chi usa caschi alle manifestazioni. Arresto da 1 a 6 anni a chi usa nelle manifestazioni bastoni, mazze, razzi, spray urticanti
Giovedì 25 luglio il decreto legge noto come “decreto sicurezza bis” è stato approvato dalla Camera dei Deputati con 322 voti favorevoli, 90 contrari e un astenuto; entro il 1 agosto sarà sottoposto al voto del Senato per completare la trasformazione in legge.
Voluto fortemente dal leader della Lega, ministro dell’Interno Matteo Salvini, nonché caporione dei fascisti del XXI secolo ed entrato in vigore a giugno dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri, il decreto tratta nella prima parte materie come la chiusura dei porti ai migranti e la guerra alle ONG, mentre nella seconda prende di mira chi manifesta e partecipa alle lotte sociali da una parte, e dall'altra allarga la protezione e il raggio d'azione e d'intervento delle forze di polizia.
Un decreto che oltre ad avere un carattere fascista e razzista, presenta anche degli aspetti controversi sul piano della legittimità. Questo perché non presenta i “caratteri di urgenza e necessità” previsti dalla vigente Costituzione tirati in ballo dal Governo, quasi che il Paese si trovasse in guerra. E anche la difficoltà di questo decreto a rispettare gli obblighi internazionali riguardanti il soccorso in mare.
Guerra ai migranti e alle navi ONG
Le novità principali del ‘bis’ sono nei primi articoli, dove si introducono due novità rilevanti che stravolgono le competenze degli organi dello Stato accentrando i poteri nelle mani del Viminale. In particolare, il ministro dell’Interno può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nelle acque territoriali “per ragioni di ordine e sicurezza o in caso di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Per le indagini su questo tipo di reato –ed è la seconda novità– la competenza giudiziaria passa alle procure distrettuali antimafia, che potranno disporre anche intercettazioni e operazioni sotto copertura.
Introdotta anche la maxi multa da 150mila euro fino a un milione per il comandante della nave che violi quel divieto e, in aggiunta, c’è il sequestro dell’imbarcazione. In questo caso c'è un inasprimento rispetto alla prima versione che prevedeva sanzioni da 50 a 150mila euro. È previsto anche l’arresto in flagranza per il comandante che compie il “delitto di resistenza o violenza contro nave da guerra, in base all’art. 1100 del codice della navigazione”. Se il sequestro della nave viene confermato, l’imbarcazione diventa proprietà dello stato, che potrà usarla o venderla, oppure distruggerla dopo due anni dalla confisca.
Museruola al dissenso, via libera ai manganelli
Dal sesto articolo in poi il decreto si occupa di mettere la museruola alle manifestazioni pubbliche di protesta e a quelle sportive. E cioè cambia e rende più restrittive alcune norme del vecchio codice penale Rocco che, essendo di epoca fascista, è già per sua natura liberticida.
Introduce perfino una nuova fattispecie di reato, che punisce “chiunque, nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, utilizza –in modo da creare concreto pericolo a persone o cose– razzi, fuochi artificiali, petardi od oggetti simili, nonché facendo ricorso a mazze, bastoni o altri oggetti contundenti o comunque atti ad offendere...Il contravventore è punito con l'arresto da due a tre anni e con l'ammenda da 2.000 a 6.000 euro”. Vieta l’uso di caschi e di ogni dispositivo che impedisca il riconoscimento delle persone. Mentre prevede aggravanti per tutta una serie di reati che vanno dalla “Violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti”, alla “devastazione e saccheggio”, fino all''“Interruzione di ufficio o servizio pubblico o di pubblica necessità”.
Sono inasprite le pene per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.
Razzismo e repressione uniscono Lega e M5S
Un decreto che certifica la natura fascista e razzista del governo Salvini-Di Maio, con la completa collaborazione dei 5 Stelle che, al di là di alcune defezioni di singoli deputati, non hanno fatto mancare il loro sostegno alla sua approvazione con il voto di fiducia. Un decreto che tratta il fenomeno dell'immigrazione come una questione di sicurezza e prende di mira le ONG, con alcune norme create ad hoc per avere maggiori margini di manovra nel bloccare navi che soccorrono i migranti in mare come la Mediterranea, Diciotti, Sea Watch.
Che aggira le norme internazionali e le cosiddette “leggi del mare” che regolano il soccorso e l'assistenza alle imbarcazioni in difficoltà sostituendole con il “reato” di sostegno all'immigrazione, che sia considerata “clandestina” o meno, attribuendo al ministero dell'Interno, in questo caso Salvini, competenze non sue.
Lo stesso spirito anima le norme che vogliono impedire il dissenso, al fine di prevenire eventuali manifestazioni di collera sociale e popolare. Chi scenderà in piazza viene subito messo nel mirino come un elemento facinoroso e lo farà a proprio rischio e pericolo, trovandosi di fronte delle forze di polizia investite dalla libertà di manganellare indiscriminatamente.
Vien tollerato solo chi manifesterà in maniera remissiva, non è ammessa neanche la resistenza passiva fatta con degli scudi. Norme che non metteranno in difficoltà chi agisce in maniera isolata e controproducente, come chi ha sabotato le colonnine dell'Alta Velocità nei pressi di Firenze, ma criminalizzeranno chi combatte in maniera fiera, decisa e aperta contro il governo e le ingiustizie, come ad esempio i No Tav e la popolazione della Val di Susa.
In sintesi si tratta di un decreto fascista, razzista e anticostituzionale, specchio perfetto dell'anima nera di questo governo che va buttato giù al più presto con la lotta per sbarrare la strada ai fascisti del XXI secolo e all'aspirante duce d'Italia Salvini.
Mentre la scorsa settimana avevano dimostrato in piazza a Montecitorio i missionari comboniani insieme alla Rete Restiamo unami e Mediterranea, diverse associazioni cattoliche, tra cui Pax Christi, hanno espresso un “No senza se e senza ma” al decreto sicurezza bis, appellandosi “alla coscienza dei senatori perché non lo approvino” e si son dette preoccupate “per il diffondersi di sentimenti di intolleranza, rifiuto e violenza discriminazione nei confronti dei migranti e rifugiati che cercano nella nostra terra accoglienza e protezione”. Nel contempo altre associazioni tra cui la Rete Mani Rosse Antirazziste hanno annunciato che proseguiranno nello sciopero della fame a tempo indeterminato “in solidarietà con le decine di migliaia di persone morte in questi anni nel tentativo di raggiungere la salvezza in Europa”.
31 luglio 2019