Arrestato Potenza (Lega) sindaco di Apricena
È accusato di concussione, peculato d'uso e abuso di ufficio. 25 gli indagati
È accusato di concussione, peculato d'uso e abuso di ufficio il sindaco di Apricena, in provincia di Foggia, Antonio Potenza, sottoposto lo scorso 23 luglio agli arresti domiciliari nell’ambito di un‘inchiesta della procura della Repubblica di Foggia che ha iscritto nel registro degli indagati 25 persone delle quali altre due sono finite ai domiciliari mentre altre 12 sono state interessate da misure di interdizione dai pubblici uffici o dall'esercizio di attività.
Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo di gravi reati contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio.
Antonio Potenza passò da Forza Italia alla Lega agli inizi dello scorso anno, in vista delle elezioni che nel maggio 2019 lo avrebbero poi portato a vincere in modo vistoso con il 71,52% dei voti validi e per la terza volta nel piccolo comune di Apricena, in provincia di Foggia, battendo il candidato del Pd Michele Lacci che si fermò al 28,41% dei voti validi.
A dare inizio all’indagine è stata la denuncia di un suo collaboratore presentata nel 2016, secondo il quale Potenza, che era ancora esponente di Forza Italia, si era reso autore di ripetute irregolarità nelle procedure di assegnazione di appalti di opere pubbliche.
Le indagini hanno poi accertato che Potenza offriva sistematicamente denaro e posti di lavoro a privati e appalti pubblici a ditte amiche in cambio di appoggio elettorale a partire, almeno, dal 2012: è stato finora accertato che il sindaco leghista aveva dato dapprima 1300 euro in contanti a titolo di compenso per l'aiuto nella campagna elettorale di quell‘anno al collaboratore che poi lo avrebbe denunciato, e lo avrebbe poi favorito nell’assunzione come muratore in una ditta incaricata dal Comune per ristrutturazioni al cimitero, mentre aveva promesso a una ditta legata a un consigliere comunale. Sindaco tra il 2012 e il 2013, dopo un anno di gestione commissariale, si ripresentava alle elezioni del 2014 che lo avrebbero rieletto sindaco per la seconda volta fino allo scorso maggio, e anche in questa occasione chiese, e ottenne, l’appoggio dello stesso collaboratore in cambio di 1.700 euro e l’assegnazione di una casa popolare.
Potenza però non era in grado di far assumere il collaboratore con contratto a tempo indeterminato nell’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti ad Apricena, e questo diniego ha fatto scattare la denuncia del collaboratore, che in questo modo ha vuotato il sacco, non prima però di essere stato minacciato di morte dallo stesso Potenza, fatto che non ha però scoraggiato il collaboratore, il quale lo ha accusato di concussione.
Nel frattempo il sindaco rieletto stringeva un sodalizio di affari con un piccolo imprenditore, l’ingegner Matteo Bianchi, finito anche lui nell'inchiesta e anche lui ai domiciliari, con la cui famiglia il sindaco era legato da vincoli familiari e da rapporti di affari, in quanto lo stesso Bianchi, al fine di lucrare agevolazioni nell'aggiudicazione degli appalti aveva aiutato il primo cittadino nella sua carriera politica.
Per ciò che riguarda l’accusa di peculato d‘uso, a Potenza viene contestata l’indebita utilizzazione di un’automobile del Comune di Apricena per ripetuti viaggi personali di lavoro, a San Severo e a Foggia, che egli compiva tra la fine dello scorso anno e gli inizi di questo non in qualità di sindaco, bensì in qualità di ingegnere titolare del proprio studio professionale.
L’accusa di abuso di ufficio risale invece al novembre 2017, quando Potenza affidò verbalmente, pur non essendone competente, i lavori di installazione di un impianto di videosorveglianza nei locali del comune ad un’impresa compiacente a lui vicina.
Ecco chi sono i leghisti che amministrano localmente al Nord come al Sud: corrotti e intrallazzatori, esattamente come il loro modello, l'aspirante duce d'Italia Salvini. Alla luce di questi scandali che vedono la Lega al centro di ripetute e diffuse ruberie, appare ancor più beffardo e grottesco quello slogan contro “Roma ladrona” che ha accompagnato la scalata elettoralistica dei fascioleghisti.
31 luglio 2019