Un colpo all'integrità della Nato
La Russia ha iniziato le consegne alla Turchia del sistema missilistico S-400
Trump sospende l'invio degli F-35
Poco più di un mese fa la società russa Rostec, costruttrice del sistema missilistico antiaereo S-400, annunciava di essere pronta a consegnare i pezzi previsti nel contratto stipulato con la Turchia due anni fa; il 12 luglio il ministro della difesa turco Cavusoglu annunciava che “il primo lotto dell’equipaggiamento del sistema missilistico S-400 è iniziato ad arrivare” su tre aerei cargo alla base aerea di Murted, presso la capitale Ankara, e che le consegne sarebbero proseguite nei giorni successivi via mare con l'arrivo di “oltre 120 missili di vario tipo” che saranno installati e resi operativi già fra tre mesi.
La base di Murted è stata uno dei centri di organizzazione del fallito golpe del 15 luglio 2016 che il presidente Recep Tayyib Erdogan ritiene essere stato preparato dal movimento Hizmet dell’imam Fethullah Gülen, riparato e protetto in Pennsylvania dagli Usa di Obama e di Trump e del quale Ankara ha chiesto ripetutamente alla Casa bianca un’estradizione mai concessa. Washington e Ankara sono stati divisi dal golpe e, tra le altre, dal successivo appoggio americano ai “nemici” curdi della Siria in funzione anti Stato islamico; Erdogan ha preso la strada per Mosca e nel 2017 ordinava gli S-400 invece del sistema Patriot americano. La base aerea del fallito golpe è diventata la porta di ingresso dei sistemi missilistici russi osteggiati dall'imperialismo americano perché segnano il passaggio di non ritorno della svolta dell'ex alleato di ferro verso il concorrente imperialismo russo. Un successo per il presidente russo Vladimir Putin che ha agganciato la Turchia con accordi commerciali, con la cooperazione nella costruzione di gasdotti e centrali nucleari e l'ha inserita nel contesto dell'alleanza imperialista formata anche dall'Iran che intanto ha l'obiettivo di partecipare alla pacificazione, ossia alla spartizione della Siria attraverso il processo di pace degli accordi di Astana che tengono fuori gli Usa e i loro alleati.
La consegna a Ankara degli S-400 è anche un colpo all'integrità della Nato, della quale la Turchia è, o forse già possiamo dire era, un pilastro militare, con il secondo più numeroso esercito dell'alleanza imperialista e sede di importanti basi militari, tra le quali quella che ospita armi nucleari americane a Incirlik, l’avamposto sud orientale contro l’allora Urss e in posizione strategica nell'area mediorientale, al crocevia di Europa, Asia e Africa.
La Turchia di Erdogan soltanto poco più di due settimane prima, all'incontro del 26 giugno a Bruxelles dei ministri della Difesa della Nato discuteva della denuncia della violazione da parte della Russia del trattato INF sulle forze nucleari a raggio intermedio e delle contromisure da prendere, della modernizzazione dell'Alleanza. E nello stesso tempo ha tirato dritto sul contratto degli S-400, ignorando le sempre più forti pressioni della Casa Bianca che è arrivata inutilmente a bloccare la consegna di cento F35 che Ankara ha già pagato e la sospensione al 31 luglio dell’addestramento dei piloti turchi. Unite alla minaccia di inserire la Turchia nella lista dei paesi da colpire in base alla legge federale statunitense Countering America's Adversaries Through Sanctions Act (CAATSA, ovvero Atto di contrasto degli avversari dell’America attraverso le sanzioni), varata nel 2017 e applicata per impone sanzioni alla Corea del Nord, alla Cina e agli alleati Russia e Iran.
Erdogan guarda a Mosca e tiene comunque i piedi nella Nato per sviluppare le ambizioni non solo regionali dell'imperialismo turco.
31 luglio 2019