Il lavorio di Arata a favore di Siri
Per la nomina del leghista a sottosegretario smosso mezzo mondo, persino il cardinale americano Burke
“I politici sono come le banche, li devi usare! E ogni volta che li usi paghi, basta! Non c’è l’amicizia in politica”: così brigava l’imprenditore, ex parlamentare di Forza Italia e attuale consulente della Lega di Salvini in materia di energia, Paolo Arata, indagato dalla Procura di Roma per corruzione, nelle settimane di formazione del governo Conte con Vito Nicastri, il boss dell’eolico in Sicilia accusato di essere un fiancheggiatore del superlatitante Matteo Messina Denaro, con suo figlio Francesco e con Manlio Nicastri, figlio di Vito.
Il sistema corruttivo riassunto da Arata in questa frase emerge dalle oltre 300 pagine di intercettazioni allegate all’ultimo rapporto inviato il 6 maggio scorso dalla Dia di Trapani ai Pubblici ministeri di Roma, che indagano per competenza anche sulla mazzetta da 30 mila euro elargita al senatore leghista e ex sottosegretario ai Trasporti Armando Siri per far approvare un emendamento sull'eolico favorevole alla cricca Arata-Nicastri, rappresenta l'emblema dell'inquietante modus operandi utilizzato dalla cricca politico-mafiosa dell'eolico in Sicilia per condizionare la formazione del governo Conte e la sua politica economica.
Nelle conversazioni annotano gli inquirenti: “Arata, pur non facendo esplicito riferimento alla tangente ma recando riferimento a Siri, esternava l’eloquente considerazione... Gli do 30mila euro, perché sia chiaro tra di noi, io ad Armando Siri”.
Gli inquirenti hanno anche accertato che Siri, indagato dalla procura di Roma per corruzione, una volta ottenuto l'incarico di governo si è dato molto da fare per inserire nella scorsa manovra economica un emendamento sul mini-eolico e una serie di norme fatte ad hoc per favorire l'attività imprenditoriale degli Arata-Nicastri.
Ecco perché, sospettano ancora gli inquirenti, in virtù di uno “stabile accordo” garantito, sostenuto e protetto a livello politico e governativo dalla Lega e dallo stesso Salvini, Arata ha smosso mezzo mondo, persino il cardinale americano Burke, per sponsorizzare la nomina di Siri a sottosegretario.
Il 17 maggio 2018 Arata viene intercettato mentre dice al figlio di avere sponsorizzato Siri, tramite Gianni Letta, a Silvio Berlusconi. Nel colloquio l’imprenditore fra l'altro afferma: “Armando l’ho fatto chiamare io da Berlusconi… devo dire che Letta è sempre un amico”.
Ma FI non basta e allora gli Arata provano a tirare in ballo anche il presidente Mattarella tramite l’ambasciatore americano. Nell’intercettazione si sente il figlio Federico Arata dire al padre: “Armando mi ha chiamato poco fa… mi ha detto se potevo fargli arrivare qualche sponsorizzazione dall’ambasciatore americano che a quanto pare… boh… si sente con il presidente Mattarella… il cardinale non lo conosce questo ambasciatore e l’ambasciatrice quell’altra sta in America quindi mi ha… l’ho chiamato, ma mi ha detto che è… era difficile che poteva…potrei avere anzi un effetto contrario”.
Gli Arata allora si rivolgono al cardinale statunitense Raymond Leo Burke, molto vicino a Steve Bannon (il fascista suprematista americano, già artefice della campagna elettorale di Trump e oggi riconosciuto anche dalla Lega di Salvini come il teorico dell'internazionale europea nera dei partiti cosiddetti populisti e sovranisti) auspicando un suo intervento su Giancarlo Giorgetti, in favore di Siri. Nella stessa conversazione, Arata chiede al cardinale di intervenire anche in favore del figlio per un incarico agli Esteri: “Federico mi ha chiamato adesso da Dubai, di ricordarle se può fare quel famoso intervento su Giorgetti dagli Stati Uniti” dice Arata padre. “Sì sì quando è il momento giu…io sono pronto quando lei mi dice” replica Burke. E Arata: “Ecco invece dagli Stati Uniti riesce a far arrivare qualche messaggio…perché se lui Federico andasse agli Esteri, come viceministro…sarebbe una cosa importante per tutti (…) è deciso anche per gli Stati Uniti…perché avendo un buon rapporto e perché rischia di andare agli Esteri Di Maio…e allora gli mettiamo a fianco Federico…è una bella garanzia per tutti”.
Paolo Arata prova anche a far incontrare Giorgetti con Bannon e alla segretaria dell’esponente leghista dice: “Gli dica a Giancarlo che si perde una cena tutta a base di tonno rosso siciliano”. E Federico: “Non è per incontrare me e perché più che altro poi l’Americano venerdì riparte…ha incontrato Salvini, ha incontrato Siri, non ha incontrato Giancarlo che è lui il responsabile degli Esteri quindi questo….per questo ci tenevo”.
Alla fine Federico non ce l'ha fatta a diventare viceministro degli Esteri ma in compenso ha ottenuto un contratto di assunzione con il Dipartimento programmazione economica a Palazzo Chigi firmato da Giorgetti.
Ma sull'incarico di Siri gli Arata non mollano: “C’è stato Armando da noi, Di Maio vuole andare alle attività produttive – dice ancora papà Arata al figlio Federico - Salvini non sa dove mettere Armando poi io gli ho detto che deve fare il viceministro con la delega dell’Energia e lui lo ha chiesto a Salvini e Salvini ha chiamato anche casa nostra ieri”.
Alla fine l’incarico di governo per Siri arriva al ministero dei Trasporti e Infrastrutture ma l'obiettivo è lo stesso a portata di mano perché subito dopo sempre papà Arata assicura al figlio: “Ci mettiamo mano al 100% al decreto sulle rinnovabili, l’ho fatto bloccare. Lui (Vito Nicastri ndr) se la studia e ci facciamo mettere le cose che ci interessano a noi”.
Secondo la Dia: “Forte della disponibilità di Siri, che gli aveva consentito di bloccare il 'decreto Calenda’, Arata padre diceva al figlio che grazie a Siri, appunto, avrebbero avuto la possibilità di far inserire nel prossimo decreto sulle rinnovabili norme di favore rispetto ai loro investimenti siciliani”.
E infatti agli atti risulta che Siri provò subito a piazzare un emendamento costruito su misura per le società di Arata e Nicastri nel Decreto Mille proroghe. A confermarlo è lo stesso Arata esulta: “Armando mi assicura che passerà, non è che siamo andati lì a buttare i soldi... Ho la Lega che me la vuole far passare questa cosa”.
I 5S sono però un ostacolo, spiega ancora Paolo Arata a Manlio Nicastri: “Rompono sempre i coglioni, però ormai sono sulla via del declino totale. Ieri è venuto a cena Siri, l’incentivo… dissi che non c’è un provvedimento a cui agganciare il… uno non è passato per colpa dei 5stelle, adesso siamo molto più forti quindi ce lo fanno passare”. E infatti Siri non molla e ripresenta l'emendamento nella legge di Bilancio con grande soddisfazione di Arata e Nicastri che si vantano pubblicamente di aver “sollecitato ai massimi livelli la Lega” per far approvare l'emendamento di loro interesse.
31 luglio 2019