Lo denuncia il Global Footprint Network
Le risorse naturali sono sovrasfruttate
Secondo i dati pubblicati a luglio dal Global Footprint Network, un’organizzazione internazionale di ricerca ambientale, lo scorso 29 luglio il genere umano ha completamente utilizzato il budget di risorse naturali che il nostro pianeta gli ha messo a disposizione per l’intero 2019.
Tale data viene denominata “Earth Overshoot Day”, ovvero il giorno del superamento del pianeta Terra, intendendosi come il giorno nel quale le risorse prodotte annualmente dal pianeta vengono esaurite, con il risultato che da quel preciso momento l'intera umanità vive a credito e al di sopra delle proprie possibilità, e da 20 anni la sua data si è spostata costantemente in avanti di due mesi fino all’attuale 29 luglio, la data più anticipata in assoluto.
Secondo i dati della ricerca pertanto è evidente che l’umanità sta usando attualmente la natura 1,75 volte più velocemente di quanto gli ecosistemi del nostro pianeta siano in grado di rigenerare, con un sovrasfruttamento possibile solo in quanto il sistema capitalistico globale sta letteralmente esaurendo il capitale naturale che il pianeta gli ha messo a disposizione, un fatto che compromette la sicurezza delle risorse future per miliardi di persone, la stragrande maggioranza delle quali, ovviamente, vivono molto al di sotto di tale soglia.
I costi di questa contraddizione ecologica del capitalismo globalizzato stanno diventando sempre più evidenti sotto forma di deforestazione, erosione del suolo, perdita di biodiversità, accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera e conseguente riscaldamento globale, fattore quest'ultimo che porta allo stravolgimento del clima e ad eventi meteorologici estremi sempre più frequenti.
La stragrande maggioranza delle risorse sono consumate dai Paesi capitalistici avanzati: dallo studio emerge ad esempio che l'Italia, in linea con tutti gli altri Paesi capitalistici avanzati, consuma risorse di gran lunga al di sopra delle proprie possibilità: “se tutti gli abitanti della Terra consumassero le risorse come fanno gli Italiani, avremmo bisogno di 2,6 pianeti Terra
” (cresciuto nel 2019 al 2,7 - ndr), ha dichiarato Mathis Wackernagel - teorico della decrescita, ideatore della contabilità dell’impronta ecologica e fondatore della Global Footprint Network - in una sua recente intervista, nella conferenza stampa per la presentazione del suo libro intitolato “Impronta ecologica: gestione del nostro bilancio per la biocapacità”. Nella stessa occasione lo studioso ha dichiarato che “abbiamo solo una Terra: questo è il contesto che inquadra in definitiva l’esistenza umana. Non possiamo usare risorse pari a quelle di 1,75 pianeti Terra senza conseguenze distruttive”
.
Nel testo appena pubblicato l'autore confida nella capacità del sistema economico mondiale, che è quello capitalista, di comprendere a fondo le contraddizioni che produce, con la conseguenza che “le aziende e i Paesi
- scrive Wackernagel - che comprendono e gestiscono la realtà dell’operare in un contesto planetario sono in una posizione molto migliore per affrontare le sfide del 21° secolo
”.
La principale critica che noi marxisti leninisti possiamo fare a questo documento risiede nel fatto che esso auspica un mondo diverso di cui non se ne definiscono tratti e caratteristiche e che sarebbe possibile costruire non combattendo e distruggendo il capitalismo e l'imperialismo ma nell'ambito del capitalismo stesso, pretendendo che lo stesso sistema che ha generato la contraddizione ecologica sia contemporaneamente in grado di risolverla.
Constatata infatti l'insostenibilità per il pianeta di garantire a 7 miliardi di persone i livelli di consumi energetici e alimentari quali quelli praticati nei Paesi capitalistici avanzati ed ugualmente neppure garantire tali livelli di consumi a quel nuovo miliardo di cittadini dei Paesi emergenti che si sta affiancando al primo miliardo di consumatori dell'occidente, si vorrebbe che quelle stesse imprese responsabili della catastrofe che si sta profilando siano in grado di rinsavire e di porre rimedio a tale catastrofe senza considerare che è impossibile cambiare davvero il mondo senza avere una piattaforma strategica che metta al centro il cuore di tutte le questioni, ossia, Paese per Paese, la presa del potere politico da parte del proletariaqto e la conquista del socialismo, nel quale la produzione e la distribuzione di risorse dovranno tener presente l'obiettivo primario del soddisfacimento dei bisogni primari tralasciando la produzione di generi voluttuari e meramente consumistici, e il comunismo poi.
La fame e la miseria che costringono decine di milioni di africani a cercare rifugio in Europa, la disoccupazione, le ingiustizie sociali, l'inquinamento e le devastazioni ambientali che contraddistinguono i Paesi capitalistici avanzati, le disuguaglianze nei consumi energetici tra i Paesi sottosviluppati e quelli industrializzati discendono direttamente o indirettamente dal sistema economico capitalistico e sono la dimostrazione lampante, non solo che questo modo di produzione è insostenibile per tutti i popoli del mondo, ma che più acuta e impellente è la necessità di abbatterlo, per costruire sulle sue macerie e tramite la Rivoluzione socialista un modo di produzione superiore senza borghesia, proprietà privata dei mezzi di produzione, schiavitù del lavoro salariato, legge del massimo profitto e oppressione della stragrande maggioranza della popolazione da parte di un'infima minoranza di sfruttatori.
Fatto salvo il principio che comportamenti virtuosi delle aziende e delle singole persone possono avere sempre una qualche, pur non decisiva, utilità per la salvaguardia dell'ambiente, la fiducia espressa da Wackernagel nel sistema capitalista per porre fine, a livello mondiale, a uno sfruttamento ambientale che, se non fermato, potrebbe provocare nel giro di poche generazioni la più grande catastrofe ecologica e sociale dell'intera storia umana, è pura illusione riformista.
Le buone pratiche di imprese, famiglie, individui e singoli Stati sono cure palliative, il ricorso al capitalismo è l'infezione mentre la cura è il socialismo.
“Gli scioperi, il boicottaggio, il parlamentarismo,
- scriveva nel 1907 Stalin in 'Anarchia o socialismo?', Roma, Rinascita, 1950 - la manifestazione, la dimostrazione: tutte queste forme di lotta sono buone come mezzi che preparano e organizzano il proletariato. Ma nessuno di questi mezzi è atto a distruggere l'ineguaglianza esistente. È necessario concentrare tutti questi mezzi in un mezzo principale e decisivo, è necessario che il proletariato insorga e conduca un attacco decisivo contro la borghesia, per distruggere dalle fondamenta il capitalismo. Questo mezzo principale e decisivo è precisamente la rivoluzione socialista”.
Facendo un parallelo con le tesi di Wackernagel, si può tranquillamente dire che le buone pratiche di imprese, famiglie, collettività e individui non risolvono da sole la contraddizione ambientale globale come gli scioperi, il parlamentarismo e le manifestazioni non risolvono da soli il problema dello sfruttamento dei lavoratori e men che meno garantiscono il loro potere nei luoghi di lavoro e all'interno della società: in entrambi i casi infatti è solo ed esclusivamente la rivoluzione socialista a risolvere sia la prima contraddizione, politica ed economica, sia la seconda contraddizione, ecologica, mentre le positive azioni citate hanno un valore propedeutico e preparatorio, possono al massimo elevare la coscienza delle masse popolari nei confronti di tali problematiche, ma lì esauriscono il loro effetto, senza risolvere alla radice il problema, mentre il “mezzo principale e decisivo”
, per usare le parole di Stalin alla rivoluzione socialista.
11 settembre 2019