Il 2% in più rispetto al 2018
Strage sul lavoro: 599 lavoratori morti in 7 mesi
In aumento anche le patologie di origine professionale
Mancano poco più di tre mesi alla fine dell'anno, ma il 2019 presenta già un bilancio pesantissimo per quanto riguarda i morti sul lavoro.
A certificarlo sono i dati diffusi a fine luglio dall’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro (Inail) da cui si evince che nei primi 181 giorni del 2019, quindi dal primo gennaio al 31 luglio, purtroppo sono già 599 i lavoratori morti sul lavoro.
Una strage continua e silenziosa che segna un aumento record rispetto allo stesso periodo del 2018 di ben il 2%.
In aumento, inoltre, le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 38.501 (+2,7%).
I decessi crescono sia al centro (da 110 a 120) che al sud (da 119 a 134) e sulle isole (da 46 a 58). Diminuiscono leggermente nel nord-ovest (da 155 a 153) e più significativamente nel nord-est (da 157 a 134). Le differenze più rilevanti a livello regionale riguardano la Puglia (+16 morti) e il Veneto (-17 casi letali). Mentre gli incrementi più consistenti sono in Sardegna (+3,5%) e Umbria (+3,0%).
Rispetto alle fasce di età, aumentano le morti di persone tra i 45 e i 54 anni (+43 casi) e tra i 20 e i 34 (+19). Muoiono più uomini (da 527 a 548) e meno donne (da 60 a 51). Più lavoratori comunitari (da 29 a 40) ed extracomunitari (da 64 a 71) e meno italiani (da 494 a 488).
L’Inail ha anche diffuso i dati che riguardano gli infortuni e quelli delle malattie professionali. Da cui risulta che al 31 luglio sono state presentate 378.671 denunce di infortunio, dato praticamente uguale a quello dell’anno precedente (con una flessione di appena 62 casi, – 0,02%). Sono diminuite le persone che si fanno male sul luogo dell’attività professionale (flessione dello 0,9%) e aumentate invece quelle che subiscono un incidente in itinere, cioè sul tragitto tra casa e luogo di lavoro (+5,4%).
Le denunce di malattie professionali registrate dall’Inail nei primi sette mesi del 2019 sono 38.501, mille casi in più rispetto all’anno precedente (+2,7%). Crescono le patologie sviluppate nel settore di industria e servizi (30.648, +4,3%), diminuiscono quelle relative all’agricoltura (7.453, -2,8%). Le malattie professionali colpiscono principalmente il sistema osteo-muscolare e connettivo (22.794 casi) e poi quello nervoso (3.972 casi) e uditivo (2.956 casi).
Una vera e propria ecatombe di lavoratori che nel 2018 ha raggiunto quota millecentotrentatré, ossia più di tre lavoratori morti al giorno contando anche Natale, Capodanno, Ferragosto. Peggio del 2017 e del 2016 che già avevano un bilancio spaventoso.
Una situazione a dir poco drammatica ma purtroppo incompleta per difetto perché va ricordato che i dati forniti dall'Inail sono parziali perché non comprendono alcune categorie che sono iscritte ad altri istituti e per la piaga del lavoro nero che coinvolge migliaia di lavoratori. Inoltre l'Istituto spesso non riconosce incidenti considerati a "rischio generico" e “casuali”. (ossia poteva capitare a chiunque di morire in quel modo, a prescindere dal lavoro svolto) su cui ci sarebbe molto da discutere.
Morti che di solito finiscono relegate in un trafiletto di venti righe con il nome, il posto, la dinamica dell’incidente, le condoglianze alla famiglia, la solidarietà ai compagni di lavoro e tante altre parole di circostanza, ma senza mai denunciare la vera causa di queste stragi ossia: il brutale sfruttamento capitalista in nome del massimo profitto e l'acquiescenza dei governi che ne reggono le sorti e tagliano diritti, tutele e perfino i fondi destinati alla formazione e la sicurezza. Ivi compreso il governo Conte o l'aspirante duce Salvini, che reclama “sicurezza” ma solo contro gli immigrati e non per i lavoratori italiani, e il ducetto Di Maio il quale nel corso di un question time alla Camera agli inizi di quest'anno, si è addirittura detto “orgoglioso” del taglio delle tariffe Inail previsto dalla legge di bilancio 2019 a carico dei padroni “perché erano calcolate sulle morti sul lavoro del 1995 e non erano mai state aggiornate: non si tratta di togliere soldi a chi ha diritto ai risarcimenti, ma di applicare tariffe giuste agli imprenditori”.
Altro che “dignità del lavoro” di cui cianciano Di Maio e Conte!
La coincidenza tra il vertiginoso aumento delle morti sul lavoro e l'azzeramento dei diritti e delle tutele dei lavori a cui il governo Conte ha aggiunto anche il taglio di 200 milioni di euro all’anno delle risorse per la formazione sui temi della sicurezza è fin troppo evidente.
La cronaca delle ultime settimane registra i decessi ravvicinati di almeno un'altra dozzina di lavoratori morti a cominciare da Donato Telesca, 53 anni, e Luca Nolè, di 54, che hanno perso la vita mentre stavano eseguendo lavori di manutenzione in un pozzo ad Aliano (Matera). Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, il primo operaio si è sentito male a causa dell’anidride carbonica. Il secondo è sceso nel pozzo per tentare di soccorrerlo ma è stato stroncato dalle stesse esalazioni. I corpi sono stati trovati uno addosso all’altro a una profondità di 10 metri.
A Gorla Minore (Varese), Davide Midsto, 39 anni, è rimasto incastrato tra due rulli di un macchinario che gli hanno causato lo schiacciamento del torace. Marzio Borsato, 47 anni, ha perso la vita a Istrana (Treviso) travolto da una massa di materiale nell’azienda di stampaggi dove lavorava. A Ripi (Frosinone), un operaio di 57 anni è rimasto sepolto da diversi metri di terra in un cantiere. Pasquale Fusco, 55 anni, tre figli, lavoratore a nero, morto per il caldo e la fatica in una serra di meloni, in un campo vicino Giugliano e “regolarizzato” dai suoi sfruttatori un’ora dopo la morte. Il 3 settembre, dopo sei mesi di coma, è morto anche l'operaio di 58 anni travolto nel marzo scorso dal distributore delle bibite nella tromba delle scale a Cingoli di Macerata in un’azienda agroalimentare nella zona industriale.
Giornata nera anche il 5 settembre con altri 5 operai morti sul lavoro nelle province di Brescia, Parma, Nuoro, Imperia e Livorno fra cui Ahmed Sattaou che è morto cadendo da un tetto di uno stabilimento nel bresciano: la vittima era salita sul tetto per andarlo a riparare dai danni provocati in agosto dal maltempo: lascia la moglie e due figli piccoli.
11 settembre 2019