Continua la strage degli operai. 685 morti dall'inizio dell'anno
Due morti sul lavoro, un terzo ferito
Alla FCA di Cassino sciopero di 8 ore
Sono 685 i morti sul lavoro nei primi 8 mesi del 2019. Un numero impressionante, un vero e proprio bollettino di guerra che non accenna a diminuire con il passare degli anni. Uno degli ultimi incidenti mortali è avvenuto nella notte tra il 30 settembre e il primo ottobre nello stabilimento Fca di Piedimonte San Germano, in provincia di Frosinone.
La vittima è Fabrizio Greco, operaio di Pontecorvo, che non aveva ancora compiuto 40 anni, lascia la moglie e due bambine piccole. L’incidente è avvenuto al reparto presse a freddo. Da una prima ricostruzione, sembra che la vittima stesse spostando, insieme ad un altro collega, un macchinario usato per lo stampaggio delle lamiere precedentemente revisionato per rimetterlo in magazzino quando, a causa di un oscillazione, ci sarebbe stato l’urto con il pezzo pesantissimo che lo ha ferito al collo e lo avrebbe sbalzato.
La Procura di Cassino ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Nello stesso stabilimento ex Fiat si erano già registrati gravi incidenti due anni fa. Fim, Fiom e Uilm di Cassino hanno dichiarato uno sciopero di 8 ore su tutti e tre i turni. “La salute e la sicurezza sul lavoro sono un requisito ed un diritto imprescindibile. Non si può e non si deve morire durante il lavoro” affermano le segreterie territoriali, con le RSU dello stabilimento esprimendo “cordoglio e vicinanza ai familiari della vittima”
Nelle fabbriche del gruppo FCA, plasmate sul “modello Marchionne”, dove gli operai dovrebbero essere “happy” (felici, come mostrava un video di propaganda del gruppo automobilistico italo-americano), con gli ambienti lucidi e asettici, dove i lavori più gravosi sarebbero eseguiti da macchine e robot sofisticati, in realtà si muore per una pressa attaccata con delle catene che oscillando colpisce alla testa un operaio.
Un altro incidente, a pochi chilometri di distanza, ha interessato ancora la provincia di Frosinone. Alle cartiere Reno De Medici di Villa Santa Lucia un operaio è stato investito da un carrello elevatore usato per lo spostamento dei carichi pesanti e adesso è ricoverato in gravi condizioni.
Sempre nella stessa giornata un altro incidente sul lavoro è andato ad allungare la lista nera della strage di lavoratori. E' successo a Cabella Ligure, in provincia di Alessandria, dove un operaio trentanovenne è morto cadendo dal palo della linea telefonica su cui stava lavorando. Il volo di oltre 5 metri non gli ha lasciato scampo e nonostante l'intervento dell'elicottero è giunto morto all'ospedale del capoluogo. Lavorava in una delle tante ditte appaltate su incarico Telecom.
L'altissimo numero di operai uccisi sul posto di lavoro dimostra come il capitalismo risponde solo alla logica del profitto. L'avanzamento impetuoso delle tecnologie non viene messo al servizio della sicurezza e nelle aziende si muore esattamente come un secolo fa. Robot, sistemi informatici e telecamere sono utilizzati esclusivamente per aumentare lo sfruttamento e il controllo dei lavoratori. Un fattore comune a tutti i Paesi a capitalismo cosiddetto avanzato
Ma non è un caso che l'Italia si trovi ai primi posti in Europa per infortuni sul lavoro poiché i capitalisti nostrani per mantenere competitivo il nostro apparato produttivo puntano molto sui bassi salari, ma anche su investimenti per ammodernamenti e manutenzione degli impianti ridotti all'osso, che inevitabilmente causano un abbassamento dei livelli di sicurezza.
9 ottobre 2019