Just Eat ne ha licenziati 40 senza preavviso
Scioperano i rider di Bologna contro i licenziamenti
In risposta ai 60 licenziamenti in tronco comunicati con una semplice mail dalla multinazionale Just Eat, il 18 ottobre i rider (ciclofattorini) di Bologna hanno proclamato uno sciopero a oltranza per chiedere l'immediato reintegro dei compagni nel posto di lavoro.
I 40 licenziati consegnano per la multinazionale del food delivery, ma sono contrattualizzati da un intermediario, la Deliveriamo Srl di Torino attraverso il suo servizio Food Pony, che ha comunicato la chiusura dell’appalto e di conseguenza la rescissione dei contratti di lavoro.
“Gentile collaboratore, con la presente ti informiamo formalmente che abbiamo ricevuto disdetta da parte di Just Eat dell’appalto di servizio. Conseguentemente il 23 ottobre 2019 Food Pony cesserà il servizio per Just Eat e, nella stessa data, si concluderanno le operazioni di Bologna”.
Appena quattro righe per gettare sul lastrico decine di lavoratori: “40 riders licenziati da Just Eat senza preavviso – si legge su un grande striscione srotolato sotto le Due Torri – No al cottimo! Vogliamo un contratto vero e reintegro subito”.
“Quello che ci sta succedendo è chiarissimo – spiega un lavoratore in sciopero – Just eat ha deciso di tagliare i costi di intermediazione e ha chiuso l’appalto. Per giunta abbiamo scoperto che i nuovi contratti attivati direttamente dalla multinazionale in città sono a cottimo, senza i pochi diritti che noi ancora conservavamo”.
Non solo. L'azienda attraverso le chat aziendali dove viene organizzato il lavoro ha avuto anche il coraggio di incentivare il crumiraggio promettendo un euro in più su ogni consegna a patto però “che non ci siano più di due rifiuti a servizio”.
Insomma al dramma dei licenziamenti si aggiunge anche la beffa, denunciano i riders, perché, spiegano: “Sciopereremo in tanti e con i pochi fattorini in servizio e tanti ordini le consegne si accavalleranno: per forza dovremo rifiutarne qualcuno. Quindi addio bonus”. Anzi per i ciclofattorini italiani (una ventina in tutto) la beffa è doppia perché la chiusura dell’appalto che Just Eat aveva con la società intermediaria Food Pony implica anche la scadenza del relativo contratto che fino ad oggi aveva garantito ai lavoratori una paga oraria, contributi e malattia, e il passaggio a un contratto di collaborazione al cottimo puro. Con l'aggravante che i nuovi accordi oltre a non prevedere il reintegro dei rider licenziati non contemplano nessuna garanzia sui contributi, malattia e emolumenti in busta paga: a decidere tutto sarà l’algoritmo dell’app delle consegne.
Mentre per rider stranieri licenziati (circa una quarantina) addirittura la beffa è tripla in quanto insieme al lavoro rischiano di perdere anche la possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno. Iraniani, libanesi e africani. Tutte persone che con il loro lavoro riuscivano a sopravvivere con paghe inferiori ai mille euro al mese e che riuscivano così ad ottenere i rinnovi dei permessi per restare in Italia. Con le future collaborazioni occasionali che saranno attivate invece potrebbe non essere più così, sopratutto per gli studenti-lavoratori già a partire dalle prossime settimane.
30 ottobre 2019