Secondo Eurostat in Italia sono aumentate le disuguaglianze
Il 10% dei più ricchi possiede un quarto del reddito nazionale mentre 16,4 milioni di persone a rischio povertà
Nuovi allarmanti dati sulle disuguaglianze economiche e sociali nel nostro Paese arrivano dal rapporto Eurostat, l'ufficio statistico europeo, che indica come i poveri siano sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi.
Dal 2008 ad oggi anche per effetto della crisi economica capitalistica, la forbice sociale si è ulteriormente allargata, oggi il 10% più ricco della popolazione detiene il 25,1% dei redditi e della ricchezza, in aumento rispetto al 2008 quando il dato era vicino al 23%, mentre alla popolazione più povera, circa il 10% del totale, spetta appena il 2% della ricchezza complessiva. L’1% della popolazione più benestante conta sul 5,1% del reddito, in crescita sia rispetto al 2017 (era il 5%) sia rispetto al 2008 (era al 4,8%) mentre il 20% più ricco sfiora il 40% del reddito complessivo (in crescita dal 39,4% del 2017) al top dal 2008 (quando era 38,6%).
Anche se Eurostat conferma che ci sarebbero un milione di poveri in meno rispetto al 2017, afferma anche che è drammaticamente stabile la percentuale di quanti rischiano l’indigenza pur avendo un lavoro: sono 16,4 milioni di persone, il 27,3% della popolazione, che rischia la povertà e l'esclusione sociale nel nostro Paese. Una grossa fetta della popolazione che secondo le statistiche vive con un reddito disponibile per la famiglia inferiore al 60% del livello medio nazionale.
Un altro dato allarmante è la percentuale delle occupate e occupati che rischiano la povertà pur lavorando: un lavoratore su otto tra i 18 e i 64 anni nel nostro Paese (il 12,3%), e la percentuale cresce tra i più giovani: 13% tra chi ha tra i 20 e i 29 anni rispetto il 12,4% del 2017. Con queste cifre l'Italia si pone dopo la Romania e la Spagna dei Paesi dell'Europa che hanno presentato i risultati dell'inchiesta di Eurostat.
Se già è preoccupante la stabilità della percentuale degli occupati che rischiano la povertà nel complesso, cioè il 12,3% rispetto al 2017, è a dir poco drammatica e allarmante quella in crescita dei lavoratori dipendenti che passa dal 9,1% del 2009 all'11% di oggi.
La povertà dei lavoratori si ripercuote ovviamente su quella delle famiglie ed in particolare sui bambini, specie i più piccoli, oggi a rischio povertà sono almeno il 30% dei bambini sotto ai sei anni d'età. Si pensi che in Italia solo 1 bambino su 10 può accedere a un asilo nido pubblico per le disponibilità economiche della famiglia di appartenenza, questa percentuale si abbassa toccando picchi negativi in regioni come Calabria e Campania, rispettivamente solo il 2,6% e il 3,6% dei bambini frequenta un nido pubblico.
Il rischio povertà per gli over 65 si attesta al 20%, dato che Eurostat attribuisce una “garanzia” economica alla pensione. Mentre la povertà assoluta, complice la mancata crescita del PIL, colpisce 1,8 milioni di famiglie, circa 5 milioni di persone, pari all'8,4% della popolazione.
Non sarà certo il governo trasformista e liberale Conte a sanare e eliminare questa devastante disuguaglianza economica che mette in ginocchio una grossa fetta di popolazione del nostro Paese, proprio perché esso è al servizio del regime capitalista che è la principale causa della disuguaglianza.
Lottare contro le diseguglianze vuole dire iniziare a lottare contro questo governo e in contemporanea lottare per il socialismo e il potere politico del proletariato gli unici in grado di portare l'uguaglianza economica e sociale, di genere e territoriale e benessere, giustizia sociale, sanità e istruzione pubbliche e gratuite, pensioni e salari adeguati.
6 novembre 2019