Torture in carcere a Torino. Sei poliziotti arrestati
Salvini solidarizza con gli agenti e attacca i detenuti che hanno denunciato i soprusi
Sei agenti della polizia penitenziaria di Torino in servizio alla Casa Circondariale Lorusso e Cutugno, comunemente detto carcere delle Vallette, sono finiti agli arresti domiciliari su ordine del Giudice per le indagini preliminari (Gip) Sara Perlo con l'accusa di tortura, abuso di autorità sui detenuti, violenza e maltrattamenti.
Ma l’inchiesta della procura di Torino affidata ai Pubblici ministeri (Pm) Enrica Gabetta e Francesco Pelosi non è che agli inizi: gli indagati sono già diciassette, tanto da essere già considerata la più grande indagine in Italia da quando il reato di tortura è stato introdotto nelle legislazione italiana a fine 2017.
L'inchiesta ha preso il via in seguito alla segnalazione del Garante dei detenuti di Torino, Monica Gallo, che il 3 dicembre 2018 ha presentato un esposto preso in carico dal procuratore reggente Paolo Borgna.
Le indagini hanno confermato che le spedizioni punitive della “squadretta” in divisa contro i detenuti, in gran parte condannati per reati sessuali, scattavano sempre di sera e andavano avanti a suon di schiaffi, calci, pugni nello stomaco, insulti, cinghiate. Poi seguivano le minacce: “Ti renderemo la vita molto dura... Ti dovremmo ammazzare e invece dobbiamo tutelarti... Figlio di… ti dovresti impiccare”. Al termine di ogni pestaggio le celle venivano devastate e ai detenuti terrorizzati fisicamente e psicologicamente veniva imposto il silenzio sulle torture subite.
A un recluso, storia del recluso, che appena arrivato in carcere, viene lasciato senza materasso e costretto a dormire sulla lastra di metallo, al detenuto in attesa di un Tso, chiuso in uno stanzino e malmenato. Mentre urlava per il dolore, gli agenti «ridevano».
Secondo il Gip, i poliziotti di Torino si sono comportati con “spudorato menefreghismo e senso di superiorità verso le regole del loro pubblico ufficio”, dimostrando di “non credere nell’istituzione di cui fanno parte”.
Da sottolineare che l’inchiesta di Torino segue di poche settimane quella di San Giminiano e altre analoghe a Napoli e a Monza con decine di altri poliziotti indagati di reati analoghi.
Ma tutto ciò per l'aspirante duce d'Italia Matteo Salvini, fino a poche settimane fa ministro degli Interni, dicastero da cui dipende il corpo di polizia penitenziaria, non ha importanza. Perché, ha provocatoriamente sentenziato Salvini: “Se uno sbaglia in divisa sbaglia come tutti gli altri. Però che la parola di un detenuto valga gli arresti di un poliziotto a me fa girare terribilmente le palle. Solidarietà ai sei padri di famiglia”. Mente nessun diritto viene garantito ai detenuti.
13 novembre 2019