Manifestazione nazionale dei pensionati a Roma organizzata da Cgil-Cisl e Uil
100mila pensionati al Circo Massimo
Non è bastato il maltempo a fermare migliaia di pensionati che si sono ritrovati a Roma per rispondere all'appello dei sindacati confederali. Cgil-Cisl-Uil hanno lanciato la mobilitazione per chiedere un'adeguata rivalutazione e un assegno dignitoso per l'immediato e un sistema e delle regole che possano assicurare anche in futuro il sostegno economico a chi termina il percorso lavorativo. Un pressante invito al governo ad ascoltare le richieste dei pensionati che, come ricordava il pannello esposto dietro al palco, in Italia sono ben 16 milioni.
Nonostante una piattaforma rivendicativa insufficiente e parziale, la partecipazione è stata massiccia. Centinaia di pullman provenienti da tutta Italia hanno riversato al Circo Massimo, la “piazza” più grande di Roma, 100mila pensionati che hanno sfidato la pioggia dando un bellissimo esempio di combattività e coraggio. Tuttavia non erano presenti solo gli anziani e i nonni, ma anche figli e nipoti che dovranno affrontare un sistema pensionistico assai peggiore di quello che ci siamo lasciati alle spalle.
Ivan Pedretti, segretario del più grande sindacato dei pensionati, lo SPI Cgil, dal palco ha tenuto a sottolineare come non sia una lotta egoistica, perché “questa piazza rappresenta la volontà dei pensionati di lottare per tutte le persone che in questi anni si sono impoverite, anni in cui è cresciuta una diseguaglianza che ha colpito pensionati lavoratori e giovani e grande solidarietà va ai lavoratori dell’Ilva in lotta per salvare il loro futuro”.
Valutazioni che vengono confermate anche da un'indagine della Fondazione Di Vittorio che smentisce chi dipinge i pensionati come l'avaro di Moliere (Grillo vorrebbe addirittura toglier loro il diritto di voto) dove emerge che nella stragrande maggioranza dei casi aiutano la famiglia, mentre in misura assai minore vengono aiutati. Inoltre devono spesso sopperire alla mancanza di servizi come asili, mense e assistenza sanitaria elargendo gratuitamente quel welfare
che dovrebbero offrire lo Stato e gli enti locali.
Tra le rivendicazioni al centro dell'iniziativa, che segue quella del primo giugno in piazza San Giovanni, la rivalutazione delle pensioni. Su questo i sindacati giudicano una beffa “l'aumento” delle pensioni inserito in legge di Bilancio. “Non umiliateci con 40 centesimi al mese e ridateci un sistema di rivalutazione piena. Trovate un po' di risorse per aumentare le pensioni basse” ha affermato il segretario dello SPI, che ha chiesto anche l'allargamento della 14esima, la riduzione delle tasse all'insegna di un fisco più equo, una sanità pubblica accessibile e gratuita e una legge sulla non autosufficienza.
Oltre ai segretari dei sindacati pensionati delle tre sigle erano presenti anche quelli generali di Cgil, Cisl e Uil. A margine della manifestazione è arrivata anche la dichiarazione di Maurizio Landini, che sottolinea la necessità di “aprire davvero una trattativa che porti a rivedere la Legge Fornero per dare un futuro ai giovani, per riconoscere le differenze di genere per le donne, per riconoscere i lavori gravosi e per difendere davvero il potere di acquisto delle pensioni che in questi anni ha avuto davvero dei seri contraccolpi”
Gli interventi sono stati chiusi da Gigi Bonfanti, segretario generale della Fnp-Cisl: ”È giunto il momento che insieme Cgil, Cisl e Uil proponiamo una grande manifestazione nazionale dei lavoratori e dei pensionati sui temi che ci uniscono”. “Bisogna fare uno sciopero generale del Paese, per i diritti, il lavoro e le pensioni. Ci rivedremo presto”, ha concluso. Staremo a vedere se ai proclami seguiranno i fatti, ma dubitiamo visto che il sindacato di Bonfanti non si è mai opposto seriamente alle controriforme pensionistiche.
Già il fatto che nessun sindacalista, Landini compreso, abbia chiesto la cancellazione della Fornero, non fa presagire niente di buono. Rivalutazione, estensione della 14a, pensioni di garanzia per i giovani, riconoscimento del lavoro di cura e della funzione sociale per le donne sono importanti ma il governo se ne può lavare le mani concedendo qualche briciola, come abbiamo visto con l'aumento di 40 centesimi.
Occorre cancellare la Fornero e le precedenti controriforme se si vuole veramente smantellare il modello pensionistico creato negli ultimi decenni, caratterizzato da assegni da fame, età pensionabile sempre più alta, quote sempre più consistenti gestite dai privati che hanno cancellato il sistema retributivo e la solidarietà tra le categorie. Altrimenti il generoso sforzo e la combattività dei pensionati sarà tradita da una trattativa con il governo ridotta a strappare solo qualche elemosina.
20 novembre 2019