Grande manifestazione antifascista contro la Lega e Salvini
Quasi 20.000 manifestanti contro il duce della Lega a Bologna
15.000 “sardine” in piazza Maggiore, altri 2.000 si dirigono verso il Paladozza, fermati con gli idranti dalle “forze dell'ordine”. Di nuovo in piazza il 18 a Modena e il 30 novembre a Firenze contro l'aspirante duce d'Italia.
Bisogna però combattere anche contro il regime capitalista neofascista, per il socialismo
Dal nostro corrispondente dell'Emilia-Romagna
Giovedì 14 novembre il duce della Lega, e aspirante duce d'Italia, Matteo Salvini è tornato nuovamente in Emilia-Romagna, e più precisamente a Bologna, per sostenere la propria candidata Lucia Borgonzoni che alle prossime elezioni regionali del 26 gennaio sfiderà l'attuale e ricandidato presidente della Regione Stefano Bonaccini del Pd.
E lo ha fatto con una manifestazione-comizio che si è svolta al Paladozza, luogo che può contenere un massimo di 6.000 persone.
E Bologna, ancora una volta, ha risposto alla grande, anzi alla grandissima, con una imponente manifestazione che si è tenuta in piazza Maggiore.
A promuoverla 4 ragazzi su Internet che hanno lanciato l'idea di un flash mob
che superasse le 6.000 presenze per battere, numeri alla mano, la capienza del Paladozza, dopo che Salvini aveva dichiarato l'impossibile cifra di 100.000 partecipanti alla sua precedente venuta a Bologna.
La manifestazione aveva come slogan “Bologna non abbocca” e “6.000 sardine contro Salvini” per richiamare simbolicamente la forza delle sardine, pesci piccoli che per difendersi puntano sull'unità e sul gruppo.
Nelle masse popolari sono ancora forti, nonostante la propaganda razzista, l'antifascismo e l'antirazzismo nonché la consapevolezza di fatto che Salvini rappresenta il fascismo e i fascisti del XXI secolo, perciò in piazza Maggiore si sono presentati non in 6.000 ma ben 15.000 manifestanti solo grazie al tam-tam sui social e a qualche volantinaggio.
Altri 2.000 sono partiti da Piazza San Francesco per dirigersi verso il Paladozza ma sono stati fermati con gli idranti dalle “forze dell'ordine”, partecipavano al corteo tra gli altri i centri sociali della città, Tpo, Làbas, Vag61, Collettivo Universitario Autonomo, Noi Restiamo, Saperi Naviganti, che lanciando la mobilitazione avevano scritto: “Oggi non restiamo indifferenti, come non lo furono quei partigiani e quelle partigiane che proprio in questi giorni, 75 anni fa, combatterono in Porta Lame contro il marciume nazi-fascista il quale, anche all’epoca, sembrava più forte, potente e capace di cavalcare le onde” a richiamare, anche con lo striscione d'apertura “Bologna partigiana” una delle più grandi battaglie in Europa combattute dai partigiani nel cuore di una città.
Tra gli slogan e gli striscioni “Bologna non si lega”, “Bologna meticcia”, “A Bologna solo porti(ci) aperti”.
E da Bologna il movimento delle “sardine” contro Salvini si è esteso, lunedì 18 a Modena ed è in programma il 30 novembre a Firenze contro il caporione leghista impegnato ad avviare la campagna elettorale per le regionali della prossima primavera.
I marxisti-leninisti appoggiano queste mobilitazioni perché rappresentano una concreta opposizione al duce della Lega e aspirante nuovo duce d'Italia, un movimento antirazzista e antifascista, popolare e di massa. Certo è che all'oggettivo e riconosciuto pericolo fascista deve contrapporsi un forte, determinato e combattivo movimento antifascista, largo e unitario, che si batta con tutte le proprie forze non solo contro i fascisti dichiarati ma anche contro il neofascismo di cui è pregno l'intero sistema capitalistico, nonché l'attuale governo trasformista liberale Conte che ne regge il comando e difende gli interessi.
Non basta infatti richiamarsi alle sardine che, dicono gli organizzatori “è un pesce muto, che non grida come gli urlatori del web e dei comizi, ma che sta in banco ovvero in tanti, stretti stretti, più di loro! Insieme con la voglia di non restare indifferenti, non per protagonismo, ma per spirito di partecipazione e di Comunità”, invitando a presentarsi in piazza con “una sardina disegnata su un cartone”, con “macchine fotografiche, videocamere, cervelli. Testimonieremo tutto. Nessuna bandiera, nessun partito, nessun insulto”.
Occorre invece alzare la voce, alzare le bandiere, alzare i cartelli, alzare il livello dello scontro contro il neofascismo e i neofascisti perché per fermarli non basterà il numero delle “sardine” bensì la loro combattività e determinazione. Non basterà nemmeno votare PD e gli altri partiti di “centro-sinistra” perché si muovono all'interno del regime capitalista neofascista. Bisogna fare affidamento solo nella lotta di classe, sulle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo e sull'astensione marxista-leninista per delegittimare le istituzioni rappresentative borghesi ormai in camicia nera alla Salvini o in camicia bianca alla Zingaretti. Il rischio delle sardine è di finire nella padella dell'imbelle e inaffidabile “sinistra” borghese. Bisogna invece nuotare per raggiungere il socialismo.
20 novembre 2019