Continua lo sciopero dei lavoratori
Stop allo straordinario e alla flessibilità operativa alle Poste
In Calabria i clienti si lamentano del servizio inefficiente: “Assumete personale”
Dal nostro corrispondente della provincia di Reggio Calabria e della Calabria
Lo scorso 31 ottobre è stato proclamato con un comunicato dei sindacati Cub, Cobas e Usb, uno sciopero su tutto il territorio nazionale riguardante l’astensione dalle prestazioni aggiuntive e straordinarie dei lavoratori Poste.
Lo sciopero durerà fino al 30 novembre, a eccezione della sola regione Calabria, dove finirà quattro giorni prima; una scelta questa incomprensibile e discriminante visto che le criticità in Calabria non sono meno gravi di quelle registrate nelle altre regioni. Infatti anche in Calabria Poste Italiane, società per azioni sempre più orientata alla massimizzazione del profitto, continua imperterrita con la sua scellerata politica di tagli del personale, chiusura degli uffici “non produttivi”, assunzioni part-time e a tempo determinato. Politica questa, che ha contribuito a peggiorare notevolmente le condizioni lavorative dei dipendenti e la qualità di un servizio che di pubblico ormai ha ben poco. Il recapito non funziona, la sportelleria nemmeno e le sale consulenza sono state trasformate in veri e propri lager, dove l’oppressione del capitale si manifesta in tutta la sua brutalità.
I portalettere stremati e stressati dai pesanti carichi di lavoro costretti a subire quotidianamente, vengono continuamente pressati a consegnare coi loro motorini, tutta la corrispondenza nell’orario stabilito, cambiando continuamente zona, con conseguente calo dell’attenzione e rischio infortuni. E gli operatori di sportello non se la passano di certo meglio; l’attesa per il pagamento di un semplice bollettino in ufficio postale, nei momenti di maggiore affluenza può durare ore e i clienti sempre più indispettiti nel vedere tante postazioni vuote, chiedono ad alta voce più assunzioni. E come se tutto ciò non bastasse ci sono direttori filoaziendali in carriera che, facendo leva “sul senso di appartenenza” e interpretando arbitrariamente il Ccnl, impongono ai loro stessi Osp, prestazioni aggiuntive che calpestano e ledono ancor più i loro diritti.
Insomma, una situazione che sta diventando sempre più opprimente per i lavoratori calabresi e che non accenna a migliorare nonostante l’agitazione sindacale.
E a proposito di sindacati, va segnalato che a Reggio Calabria e provincia, sono i democristiani della Cisl a comandare, imponendo alla filiale trasferimenti, promozioni e assunzioni, in barba alla tanto decantata “meritocrazia”. Mentre per quanto riguarda i sindacati “di base”, nonostante le loro richieste che sembrano collocarli più a sinistra della Cgil, che comunque resta il principale sindacato di riferimento in cui lavorare per portare avanti la linea politico-sindacale del PMLI, non avendo un largo seguito, non rappresentano un’alternativa credibile.
In Calabria occorre un cambiamento radicale, occorre una reale rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro dove avanzare rivendicazioni serie; una rappresentanza dal basso, basata sulla democrazia diretta. I lavoratori riunendosi in Assemblee generali, dopo aver discusso i loro problemi, devono poter essere liberi di scegliere i loro rappresentanti più capaci e combattivi e di revocarli una volta persa la fiducia. I lavoratori devono acquisire la coscienza di classe, devono capire che sono loro la principale fonte di ricchezza di ogni capitalista, non a caso i ricavi e gli utili di Poste Italiane Spa rispetto all’anno scorso stanno registrando un netto aumento. E siccome le risorse finanziarie non mancano, il servizio postale deve ritornare a essere pubblico. L’orario di lavoro deve essere ridotto a parità di salario. Il lavoro deve essere per tutti a tempo pieno e indeterminato. Occorre assumere di più per lavorare meglio e garantire un livello di sicurezza adeguato. Il periodo natalizio, il periodo più critico dell’anno per corrispondenza e utenza, è alle porte.
27 novembre 2019