Francia
Sciopero a oltranza per bloccare la controriforma delle pensioni voluta da Macron

 
Il 17 dicembre oltre 300 chilometri di code nell'area intorno a Parigi, ma nei giorni precedenti erano arrivate fino a 600 chilometri, davano la conferma del successo della tredicesima giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni voluta dal presidente Emmanuel Macron. L'ennesimo partecipato corteo del pomeriggio nella capitale, da Place de la République a Place de la Nation, e il blocco quasi completo di treni e metropolitane confermava la determinazione dai lavoratori e dei sindacati dei trasporti nel respingere le proposte di controriforma del governo, i suoi tentativi di dividere il fronte sindacale e di voler proseguire la lotta iniziata con lo sciopero nazionale dello scorso 5 dicembre.
Il progetto di legge dovrebbe essere presentato al consiglio dei ministri del 22 gennaio per passare al vaglio del Parlamento entro la fine febbraio ma già l'annuncio informale di una serie di modifiche sull'innalzamento dell'età pensionabile e la riduzione dell'assegno mensile di alcune categorie considerate “privilegiate” aveva messo in allarme sindacati e lavoratori che senza attendere altri dettagli hanno dato vita a una vera rivolta sociale. Come quella del 1995 contro il governo di destra di Alain Juppé la cui proposta di riforma dei regimi pensionistici speciali fu bocciata dalle organizzazioni sindacali dei trasporti pubblici, ferroviari e urbani che dettero il via a uno sciopero a oltranza a partire dal 25 novembre che si concluse dopo tre settimane, il 10 dicembre, con il ritiro della proposta e le successive dimissioni del premier.
Lo sciopero del 5 dicembre, oltre un milione e mezzo di manifestanti in piazza in 250 iniziative in tutto il paese con una presenza attiva anche dei gilet gialli, il blocco di trasporti, scuole, ospedali e delle raffinerie petrolifere dava il via a una mobilitazione di massa che non si vedeva dal 1995 e che manteneva il blocco dei trasporti pubblici a oltranza.
La controriforma del sistema pensionistico era stata annunciata nel programma elettorale del candidato presidente Macron, progettata dal suo uomo di fiducia Jean-Paul Delevoye, nominato nel 2017 Alto Commissario del governo alla riforma pensionistica, e avviata dal premier Edouard Philippe che ha messo nel mirino gli attuali 42 regimi pensionistici esistenti, in nome di una presunta operazione di giustizia contro i “privilegi corporativi” delle categorie che hanno diritto a pensioni anticipate e agevolate, meno del 20% dei pensionati; la riforma è guidata dalla logica liberista che con la consueta ricetta applicata dai governi borghesi colpisce anzitutto i diritti dei lavoratori e punta a far pagare alle masse popolari il dissesto del bilancio pubblico.
Il 12 dicembre, dopo una settimana di trasporti bloccati e città paralizzate, il premier Edouard Philippe presentava una ipotesi di riforma che avrebbe mantenuto l'età della pensione a 62 anni, alzando comunque quelle più basse dei sistemi dei dipendenti pubblici ai nati dopo il 1975, ossia a svantaggio dei più giovani. Senza peraltro rinunciare all'innalzamento dell'età pensionabile per tutti a 64 anni nel 2027, attraverso un meccanismo che penalizzerebbe chi esce prima dal lavoro in alternativa a “incentivi” a chi rimane a lavorare. La proposta richiamava una ipotesi che poteva essere presa in considerazione dal sindacato “moderato” CFDT con l'evidente obiettivo di dividere il fronte sindacale. Tentativo fallito, lo sciopero continuava con successo, non si apriva nessuna trattativa e la proposta era bocciata unitariamente dai sindacati e macchinisti, insegnanti, funzionari, avvocati, magistrati, infermieri e dipendenti pubblici e privati sono scesi di nuovo in sciopero a fianco dei lavoratori dei trasporti per chiedere il ritiro del progetto Delevoye-Macron.

18 dicembre 2019