Indagati 19 seguaci di Hitler
Costruivano un partito nazista. Progettavano un attentato all'Anpi
Sequestrati armi e simboli nazisti
Il governo tollera i gruppi fascisti e nazisti che vanno messi fuori legge
Sono 19 in tutto i seguaci di Hitler indagati a piede libero dalla procura di Caltanissetta e dalla Digos di Enna nell'ambito dell'operazione “Ombre nere” scattata all'alba del 28 novembre in varie città d'Italia, da Nord a Sud, dalla Sicilia al Veneto.
I militanti del nuovo "Partito nazionalsocialista italiano dei lavoratori", d’ispirazione apertamente filonazista, xenofoba ed antisemita, sono tutti accusati a vario titolo di costituzione, partecipazione ad associazione eversiva ed istigazione a delinquere.
Tra questi figurano fra gli altri Luigi Forte, militante degli "Aryan White machines" che era diventato uno dei più fidati reclutatori, e Omar Franco Tonani, residente a Rivolta D’Adda (Cremona), già noto alla Digos perché appartenente al "Veneto Fronte Skinheads".
Ispirati dal motto “Invisibili, silenziosi e letali” le 19 camicie brune italiane stavano progettando anche un attentato incendiario contro una sede dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, a Milano o a Roma e avevano in mente di reclutare un immigrato marocchino per depistare le indagini.
Ai vertici dell'organizzazione c'erano due donne Antonella Pavin, 48 anni, originaria di Monza, residente a Curtarolo (Padova), e Francesca Rizzi, 36enne genovese che vive a Pozzo D’Adda (Milano) che reclutavano i nuovi militanti sul web e via social.
Mentre l’addestramento delle nuove reclute era affidato a un boss della ’ndrina dei Iamonte di Reggio Calabria: Pasquale Nucera, 64 anni, ex collaboratore di giustizia ma soprattutto referente di Forza Nuova per il ponente ligure, dove risiede da anni.
Durante le perquisizioni gli inquirenti hanno appurato che “Gli indagati avevano un elevato grado di fanatismo violento intriso di xenofobia e nostalgie filonaziste” e disponevano di un vero e proprio arsenale di armi ed esplosivo.
A casa di un indagato, residente in Lombardia, è stato trovato un fucile a pompa e per lui è scattato l’arresto. In altre abitazioni sono stati sequestrati fucili per il softair, balestre, coltelli, cazzottiere, e tanto materiale di propaganda inneggiante al fascismo e al nazismo fra cui anche il programma del cosiddetto “Movimento nazionalsocialista dei lavoratori”.
Il Nsab ("National Sozialistiche Arbeiter Bewegung") in Italia esiste dal 2002 ed è stato fondato da un commerciante 57enne, Pierluigi Pagliughi. Nel 2004 e poi nel 2006 gli è stato anche permesso di candidare i suoi militanti alle elezioni amministrative di Nosate, in provincia di Milano, e di Belgirate (Verbano- Cusio- Ossola) che a tutt'oggi sono gli unici due Comuni europei ad aver eletto dal dopoguerra due seguaci di Hitler nei rispettivi consigli comunali.
Tutto il materiale sequestrato è ora al vaglio del sostituto procuratore di Caltanissetta Pasquale Pacifico, che coordina l’inchiesta.
L'organizzazione neonazista puntava ad accreditarsi anche a livello internazionale ed erano stati avviati contatti con "Aryan Withe Machine — C 18" (C sta per combattenti, 1 e 8 indicano la prima e l’ottava lettera dell’alfabeto, le iniziali di Adolf Hitler), gruppo che è espressione del circuito neonazista inglese "Blood & honour". L'inchiesta ha anche confermato la partecipazione di alcuni esponenti dell'organizzazione italiana in qualità di relatori alla “Conferenza nazionalista” svoltasi il 10 agosto a Lisbona con l'obiettivo di creare un'organizzazione neonazista transnazionale tra Italia, Portogallo, Spagna e Francia.
Dalle indagini sono emersi contatti anche con il partito d’estrema destra lusitano "Nova Ordem social". E soprattutto protezioni da parte delle istituzioni italiane. Negli ultimi tempi infatti il gruppo dirigente del partito neonazista aveva ricevuto una soffiata da parte di “Un amico poliziotto di Torino”. Per questo in una intercettazione si sente la Rizzi che al telefono sussurra alla Pavin di essere “attenzionata dagli sbirri” e quindi di procedere con cautela.
Il poliziotto (un assistente capo) che di fatto ha bruciato le indagini è ora indagato per rivelazione di notizie riservate e accesso abusivo a un sistema informatico.
L'inchiesta è nata quasi per caso durante le indagini svolte dalla Digos di Enna su alcuni colpi di pistola esplosi l’anno scorso contro le finestre del centro migranti "Don Bosco 2000" di Pietraperzia. In carcere finisce Carlo Lo Monaco, 30 anni, un ragazzo borderline attualmente in carcere per aver assassinato il padre Armando. Dalla sua lista di contatti gli inquirenti sono risaliti alla rete neonazista.
È il segno evidente che ormai i nazi-fascisti sono tollerati anche dal governo trasformista e liberale di Conte e Di Maio, godono della piena protezione del regime neofascista e sono favoriti nella loro propaganda dall'odio razziale sparso a piene mani dai caporioni Salvini e Meloni.
L'inchiesta di Enna e Caltanissetta conferma che da almeno 20 anni le organizzazioni che si richiamano direttamente al fascismo e al nazismo si sono strutturate e di fatto possono agire impunemente alla luce del sole. Le coperture e le protezioni di cui godono sia a livello politico che istituzionale nel tempo gli hanno permesso di organizzarsi, armarsi, intrecciare rapporti, reclutare militanti e perfino di essere eletti nelle istituzioni parlamentari borghesi.
Basti pensare che la legge italiana solo a parole vieta la ricostruzione del partito fascista ma non di quello nazista. E in pratica ai seguaci di Hitler e Mussolini non è mai stato torto un capello. Anzi nelle manifestazioni vengono addirittura protetti dalle cosiddette “Forze dell'ordine” che puntualmente manganellano, arrestano e puniscono chi si oppone e li contesta.
Ma soprattutto l'inchiesta ha rivelato che la rete neonazista era parte integrante di un progetto più ampio e segreto, finanziato da un esponente politico rimasto nell’ombra che, secondo gli inquirenti: “Vuole la riunificazione di tutte le destre, da Nord a Sud” con l'obiettivo strategico di creare le condizioni per una aperta dittatura fascista mussoliniana.
Di fronte a tutto ciò il governo, a cominciare dalla neoministra dell'Interno Luciana Lamorgese, e il parlamento non possono più rimanere con le mani in mano, devono intervenire immediatamente per mettere fuori legge Forza Nuova, CasaPound e tutti i gruppi e le organizzazioni di ispirazione nazifascista.
Tutti i sindacati e l'Anpi, con l'appoggio aperto di tutte le forze antifasciste, dovrebbero dichiarare unitariamente una mobilitazione per imporre lo scioglimento e la messa al bando di tali gruppi.
Le parole non bastano più: specie quando gli emuli di Mussolini e Hitler menano le mani, si armano di fucili e esplosivo e inneggiano al "primo atto di guerra".
18 dicembre 2019