Di Maio vola in Libia nel tentativo di riconquistare l'egemonia dell'imperialismo italiano
Secondo la vice ministra degli Esteri Marina Sereni, intervenuta il 17 dicembre a un convegno sulla Libia alla Camera dei Deputati, l'Italia non ha abbandonato la Libia ma “deve recuperare il terreno perso” nei mesi scorsi, ossia l'imperialismo italiano non deve rinunciare alle sue ambizioni nel cuore del Mediterraneo. Sono tempi difficili per i piddini, nostalgici dei “bei tempi” dei governi Renzi e Gentiloni e dei vergognosi accordi con Tripoli del ministro degli Interni Marco Minniti ma non possono far altro che lasciare il palcoscenico al ministro degli Esteri Luigi Di Maio che è sbarcato sempre il 17 dicembre sul suolo libico per un incontro coi maggiori protagonisti locali della guerra sempre più intensa attorno alla capitale Tripoli, nel tentativo di riconquistare l'egemonia dell'imperialismo italiano nel momento in cui contano più che gli incontri nell'ambito della conferenza Roma Med, Dialoghi mediterranei, l'ultimo dal 5 al 7 dicembre scorsi, quanto si agita da Ankara a Mosca, al Cairo.
Di Maio ha incontrato a Tripoli il premier Serraj del Governo di accordo nazionale (Gna), quello sponsorizzato dall'imperialismo italiano, a Bengasi il comandante dell’Esercito nazionale libico (Lna), Khalifa Haftar, e a Tobruk Aguilah Saleh, il presidente del Parlamento rivale di Tripoli, coi quali ha discusso del conflitto in corso, del memorandum turco-libico e della conferenza di Berlino in programma a gennaio tra le parti libiche per negoziare un’intesa. Con risultati pari a zero, a giudicare anche dagli sviluppi della guerra libica tra lo sviluppo dell'offensiva di Haftar su Tripoli e l'entrata in scena della Turchia a difesa del Gna.
Di Maio ha però difeso il famigerato memorandum di Minniti, solo da rivedere “per migliorare le condizioni nei centri di detenzione ufficiali” con Serraj e non da cancellare, e lanciato l'idea di istituire “un inviato speciale per la Libia, che farà capo al ministero degli Esteri, con il compito di mantenere una costante interlocuzione di alto livello politico con i diversi attori libici”. Intanto il ministro degli Esteri italiano garantiva che avrebbe contattato “i principali interlocutori internazionali per condividere gli esiti della missione e pianificare congiuntamente i prossimi passi da compiere”, fra i quali l'altra idea del governo Conte di promuovere una missione dell’Ue guidata dal nuovo Alto rappresentante della politica estera Josep Borrell. In ogni caso, garantiva Di Maio, l'Italia “può giocare un ruolo importante” e non può mollare l'osso libico su cui ha messo i denti.
24 dicembre 2019