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Ideologia borghese o ideologia proletaria? Bisogna scegliere tra queste due concezioni del mondo
di Giovanni - Molise
Ho studiato attentamente il discorso del compagno Scuderi “La concezione di Mao del mondo e l’attuale lotta di classe”. Mi ha colpito subito lo stile diretto e la sua chiarezza: difficile da commentare proprio per la sua capacità di presentare, in modo semplice, concetti molto complessi. Ne ho comunque preso spunto per riflettere, a livello generale, su come si articoli la filosofia dei massimi teorici capitalisti e le risposte forniteci dai nostri Maestri. Punto di partenza è che, al giorno d’oggi, esistano sostanzialmente due ideologie inconciliabili fra loro, anzi, acerrime nemiche: liberalismo e socialismo. Bisogna quindi scegliere: o concezione idealista dell’esistenza o concezione materialista!
Cosa è meglio fra le due? Per comprendere fino in fondo la superiorità di quel sistema concettualizzato ed attuato dai nostri cinque Maestri, non possiamo tirarci indietro dal fare un paragone fra i cinque grandi da una parte e Smith, von Hayek, Mill, Popper e sodali dall’altra! Anche perché, per battere il nemico, dobbiamo conoscerlo, analizzarne minuziosamente la cultura e i “valori”, capire come e perché si evolve, ecc.: insomma, per vincere dobbiamo contendere ai borghesi palmo a palmo ogni singola posizione, specialmente dal punto di vista culturale. Questa rilettura su Mao e Scuderi ha per obiettivo dichiarato proprio quello di indagare su alcuni elementi della filosofia liberale contro quella socialista.
La visione della filosofia borghese: idealismo e cervellotiche speculazioni intellettuali
Nella mente dei capitalisti, esistono due modi di considerare la struttura delle attività umane: costruttivismo e evoluzionismo. Ritengono che noi marxisti-leninisti dovremmo rientrare nel primo campo, un “settore” che racchiuderebbe tutte quelle ideologie che danno la sensazione di avere un potere illimitato nel realizzare i desideri, mentre il secondo porterebbe a considerare i limiti a ciò che si può tentare. Inoltre, la prima corrente di pensiero ritiene che le istituzioni umane siano in grado di servire gli scopi degli individui solo se sono state progettate per servire tali scopi; la seconda, ritiene invece che l’ordine istituzionale è in gran parte dovuto ad un processo detto evoluzione: dalle interazioni quotidiane emergerebbero, non coercitivamente, usi, leggi e costumi.
Sulla scorta di tale approccio, i pennivendoli del liberalismo fanno conseguire che l’evoluzione sociale non è affatto un meccanismo analogo a quello delle scienze naturali. Noi marxisti-leninisti sosteniamo il contrario: è proprio grazie al materialismo storico e materialismo dialettico, che riusciamo a ben inquadrare lo sviluppo degli eventi in base a leggi scientificamente determinate. Per l’idealismo, invece, la civiltà è il prodotto di azioni individuali non intenzionali, di un ordine spontaneo che deriva dall’interazione tra esseri liberi. Insomma, la critica che ci fanno questi “evoluzionisti” è che il nostro materialismo tralasci i limiti della ragione umana. Nulla di più falso. Come mostrato da Engels e Marx, la corretta lettura dell’evoluzione sociale, sta in una serie di modelli produttivi che hanno dato vita ad una vera e propria connessione di forze produttive e rapporti di produzione. In sintesi, i fondatori del comunismo hanno rilevato l’esistenza di quattro stadi dello sviluppo: comunismo primitivo (tutti uguali), stadio antico (prima divisione del genere umano in padroni e schiavi), feudalesimo (da schiavi a servi, nuovi rapporti fra proprietari di terre e servitù) e capitalismo (nuovi rapporti fra borghesi e proletari).
I borghesi si autocelebrano come i soli capaci di creare un sistema giusto, in grado di esaltare l’uomo emancipato e autonomo; un sistema attento a tutto ciò che possa negare libertà e dignità (sic!). Perciò attaccano il socialismo: vorrebbero darcela a bere che ogni fenomeno politico, giuridico ed economico sarebbe il risultato dell’azione umana ma non della pianificazione umana!
Ben altra è la verità. Per usare le parole di Mao, questi “evoluzionisti volgari tendono a considerare tutte le cose del mondo come isolate e statiche”
, tendono a cristallizzare forme e categorie in un sistema immutabile: altro che libertà ed evoluzione! Ancora Mao: “Anche quando l’idealismo borghese riconosce le modificazioni, le considera soltanto come aumento o diminuzione quantitativa o semplice spostamento. Le cause non si trovano nelle cose stesse ma fuori di esse, nell’azione di forze esterne”
. Per i metafisici, quindi, una cosa può soltanto riprodursi, mai trasformarsi in altro. Da ciò fanno derivare che la concorrenza capitalistica e l’ideologia individualistica si troverebbero anche nella società primitiva ed esisteranno eternamente. Come denunciato da Mao, gli idealisti cercheranno sempre di trovare le cause dello sviluppo fuori dalle cose, negando la dialettica materialistica, secondo cui lo sviluppo è determinato dalle contraddizioni interne, inerenti alle cose.
Altro punto caro al capitalismo è ritenere l’ordine spontaneo come governato da norme astratte e impersonali, con poche leggi miranti a regolare le funzioni di un organismo collettivo anziché i comportamenti dei suoi componenti; in tal modo si sprigionerebbero forze positive per tutti. Noi marxisti-leninisti, invece, inseguiremmo i medesimi scopi tramite leggi ferree e repressione: saremmo inferiori, pericolosi e quindi da bloccare perché il nostro materialismo si fonderebbe su una completa razionalità dell’azione del proletariato, cosa che richiederebbe la conoscenza completa di tutti i fatti rilevanti.
Tradotto: per i teorici del campo avverso, ognuno deve essere libero di agire in base alle proprie conoscenze, di utilizzare le sue capacità e sfruttare le occasioni per raggiungere i propri scopi. Per di più, essendo le nostre conoscenze disperse tra milioni di uomini, Smith e successori affermano che una società libera, in cui vige la cooperazione nella divisione del lavoro, possa utilizzare molte più conoscenze di quante non ne potrebbe contenere la mente del più saggio dei governanti. In conclusione, siccome ogni individuo sa poco, ci affidiamo agli sforzi indipendenti e concorrenti dei molti, per propiziare la nascita di quel che desidereremo quando lo vedremo!
E già così verrebbe da ridere … nemmeno una parola sulle conseguenze negative e orripilanti (chi ha tanto, chi niente) implicite a tale sistema, ma tant’è! Ad ogni modo, ecco uno dei perché della dura critica dei filosofi liberali: la tendenza “rossa” ad imitare il più possibile i metodi seguiti dalle scienze fisiche. Quest’approccio viene definito come scientista, un atteggiamento che è antiscientifico poiché implica “un’applicazione acritica degli abiti mentali a campi differenti da quelli in cui essi si sono formati” (von Hayek). Questa imitazione comporterebbe molteplici problematiche; noi marxisti-leninisti non avremmo compreso come in economia sia impossibile tanto controllare i singoli avvenimenti quanto gestire una mole impressionante di dati. L’economia pianificata, quindi, finirebbe col dimenticare o dare scarso rilievo ad elementi invece molto importanti.
Insomma, tante chiacchiere volte a confondere le idee. Tali argomentazioni vennero già smascherate da Marx ed Engels 150 anni fa: la verità è che ogni comunità umana, tranne quelle della preistoria, è fatta di ed è, storia di lotta di classe! Come aggiungerà Mao: “Il popolo e solo il popolo è la forza motrice che crea la storia del mondo”
! Difatti, è la struttura economica di una società a dare il là alle successive sovrastrutture statali, giuridiche, … Ecco perché nel socialismo c’è prima l’uomo poi le idee: le condizioni della vita materiale, non la sovrastruttura, generano religioni, teorie sociali, convenzioni, ecc.
Altro punto, l’economia. I vari Smith, de Mandeville, Popper, von Hayek, esaltano la “mano invisibile” che muta gli atti egoistici in benefici sociali: i desideri del superfluo andrebbero a motivare le industrie a produrre, oltre che cose utili, anche nuovi tipi di beni apparentemente privi di mercato. Tali novità, se premiate dai consumatori, farebbero prosperare l’economia. Peccato che quanto appena detto sia pura falsità: certo, nei paesi a capitalismo avanzato ciò può apparire vero, almeno per una certa percentuale della popolazione … ma solo una parte, e il resto? E poi, quella percentuale “fortunata” si trova in quella condizione grazie allo sfruttamento di intere nazioni o continenti! E comunque, com’è che il capitalismo genera tremende crisi sovra produttive? …
Anche qui, pertanto, falsità e tanto fumo negli occhi: altro che mano invisibile, occupazione e prezzi bassi. L’economia di mercato causa sfruttamento di forza-lavoro che si concretizza nel plusvalore, cioè nell’appropriazione di lavoro non pagato. Ecco cosa vogliono occultare i capitalisti e gli imperialisti! Perciò il proletariato, inevitabilmente, entrerà in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti; da qui scaturirà la rivoluzione. Ecco come si smonta la ridicola accusa voltaci dagli imperialisti di essere “sciocchi” e di non capire l’economia. È vero l’esatto opposto: non siamo noi a congelare l’individuo e la società. A parte che ciò è impossibile ma, nei fatti, sono i reazionari capitalisti a cercare, vanamente, di tener ferme le lancette della storia. Noi, invece, miriamo a confrontarci con le nuove scoperte scientifiche, non abbiamo dogmi proprio poiché il materialismo dialettico e storico costituisce una sorta di corpo filosofico traboccante di vitalità, connesso al movimento della realtà oggettiva. Esso va di pari passo con lo sviluppo delle scienze naturali e sociali e della lotta di classe.
Ci sarebbe ancora tanto da dire, naturalmente! Ad ogni modo, il dato di fondo del nostro impianto culturale è che gli sfruttati, guidati dal proletariato e dal suo Partito, devono sviluppare fino in fondo la lotta di classe per liberarsi del capitalismo, dell’imperialismo e della borghesia mentre, per i nostri nemici, tutte le classi devono convivere pacificamente nel regime democratico-capitalistico, apportando il proprio contributo allo sviluppo della società borghese senza metterla in discussione. Ecco perché tutti i falsi comunisti, al di là delle varie sfumature, esprimono elementi quali parlamentarismo, patto sociale, corporativismo e boiate varie. Come ci ricorda il compagno Scuderi, “la borghesia non perde occasioni per tentare di ammortizzare e spegnere lotta, contraddizioni e conflitti di classe. Attualmente sta conducendo una grande campagna tesa a dimostrare che le classi non esistono più, e che nessuno pensa più al socialismo. Si vuole dare ad intendere che non vi sono più i motivi delle divisioni di classe del passato”.
Ecco perché dobbiamo stare in guardia da liberalismo, idealismo, capitalismo, riformismo, revisionismo, insomma dalla cultura borghese: per Scuderi “bisogna spingere gli operai coscienti e la gioventù rivoluzionaria, alla cui testa amiamo pensare le ragazze, ad armarsi della concezione proletaria del mondo per recuperare il terreno perduto e annientare, nel corso della lotta di classe anche sul piano filosofico, ideologico e teorico, la concezione borghese del mondo” vero freno all’emancipazione umana.
Lascio alle parole di Mao le ultima righe: “dobbiamo scuoterci e studiare facendo duri sforzi. Prendete nota: fare, duri, sforzi. Molti compagni non ne fanno e alcuni impiegano le energie che restano loro dopo il lavoro soprattutto per giocare a mahjong e per ballare: questa, secondo me, non è una buona cosa. Le energie che restano dopo il lavoro dovrebbero essere impiegate soprattutto nello studio, facendo in modo che diventi un’abitudine. Che studiare? Marxismo, leninismo, tecnologia, scienze naturali, giornalismo, pedagogia. In breve, le discipline sono molte e bisogna almeno farsene un’idea in generale. Dobbiamo dirigere queste faccende, no? Come possono andare bene le cose se non capiamo niente di queste faccende e non ci mettiamo a dirigerle?”
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Qui è il cuore del problema. Necessitiamo come il pane di militanti devoti, inossidabili, duri come l’acciaio e forgiati dalla e nella lotta di classe che abbiano questa cultura proletaria, al cui centro c'è il materialismo dialettico e storico. Consapevoli che il nostro mondo soggettivo può trasformarsi solo mentre trasformiamo il mondo oggettivo. La rivoluzione si impara facendola. Il mondo lo si conosce trasformandolo. Proletari e rivoluzionari di tutta Italia, uniamoci nel Partito marxista leninista italiano.
W i nostri cinque Maestri
W i milioni di eroi ed eroine che nelle epoche passate si sono battuti in prima linea, pagando con la vita, il carcere e mille umiliazioni, contro il capitalismo
W la lotta di classe e lo studio delle opere dei Maestri!
W l’internazionalismo proletario!
W il PMLI!
15 gennaio 2020