Sulla base del rapporto povertà
In dieci anni raddoppiano i poveri in Toscana
Dal nostro corrispondente della Toscana
È allarmante il dato emerso dal Terzo rapporto sulla povertà in Toscana e presentato a dicembre 2019 dall'Osservatorio sociale Regione assieme al Dossier della Caritas.
Dal 2008 al 2018 i poveri sono letteramente raddoppiati e il 4% delle famiglie toscane vive in povertà. Una povertà che in gergo statistico viene chiamata “assoluta” che riguarda coloro che non hanno cibo fonte primaria di vita.
La Toscana è povera soprattutto nelle grandi aree urbane, sulla costa e negli estremi Nord e Sud. I più colpiti sono i nuclei più numerosi, i giovani e gli immigrati. Le motivazioni della crescente povertà si ritrovano nell'improvvisa perdita del lavoro, un divorzio, una malattia.
La Caritas ha esposto dati emblematici raccontando che nel 2018 ha incontrato 24.060 persone (53,2% donne, 46,8% uomini). Molti immigrati risultano in difficoltà pur vivendo in Italia da almeno 5 anni, ma la forbice tra italiani e stranieri continua a restringersi.
Il problema più grande è la mancanza di lavoro: non ce l'ha il 68% degli uomini, ben il 75,2% delle donne e il 73% degli stranieri. Ma anche chi ha il lavoro deve ricorrere ai servizi della Caritas. Più di una persona su dieci vive in una condizione abitativa prossima alla “senza fissa dimora”. Nelle 8.288 famiglie incontrate vivono 9.577 minori con il rischio che la povertà si tramandi di padre in figlio.
Importanza viene data al reddito di cittadinanza con 65.000 domande presentate e 37 mila accolte, affermando però che tale strumento non basta a fare uscire famiglie e persone dal tunnel della povertà assoluta. Concordiamo, al di là di ogni giudizio su tale reddito
L'assessore regionale al diritto alla salute, welfare, integrazione sociosanitaria, sport Stefania Saccardi (recentemente passata dal PD a Italia Viva di Renzi), nella premessa del rapporto afferma: “Il nuovo Piano sanitario sociale integrato della Regione – in particolare all’interno dei contesti di coordinamento attivati nell’ambito del Piano regionale di contrasto alle povertà - intende rafforzare l’integrazione tra politiche abitative, politiche sociali e sociosanitarie, fornendo gli strumenti fondamentali per prevenire e contrastare le tante facce del variegato prisma delle povertà. Facendo mia la definizione di uno degli obiettivi strategici del Piano, l’intento è quello di ridurre le disuguaglianze di salute e sociali, attraverso il contrasto alle disuguaglianze e l’accoglienza delle differenze, la centralità delle persone, delle famiglie e delle comunità”.
Concetti condivisibili ma alla prova dei fatti il welfare attuato sia a livello centrale che regionale è inadeguato a far fronte alle reali esigenze del proletariato e delle masse popolari toscane. Pensiamo alle ancora tante vertenze aperte in ambito lavorativo che pendono come una spada di Damocle sulla testa delle lavoratrici e dei lavoratori. La centralità del concetto che viene omessa da questi rapporti è che il sistema capitalista non potrà mai migliorare le condizioni di vita degli sfruttati che anzi dati toscani alla mano peggiorano di anno in anno.
Noi marxisti-leninisti non siamo contrari a delle forme di aiuto a livello di reddito, ma la svolta passa nel garantire a tutti, italiani e immigrati, un lavoro stabile e adeguatamente retribuito, la casa, l'accesso alle cure mediche, all'istruzione e ai servizi. Riteniamo quindi del tutto insufficienti le misure adottate dalla giunta della Toscana guidata da Enrico Rossi (PD) per contrastare la povertà nella nostra regione: in definitiva si riducono in un assistenzialismo che non incide profondamente.
22 gennaio 2020