Da Torino a Palermo presidi, sit-in, fiaccolate e flash-mob
Pacifisti in piazza per la pace e contro la guerra
Il PMLI insieme al Coordinamento delle sinistre di opposizione a Roma e Catania
Da Bologna a Firenze, da Cagliari a Ivrea, Modena, Napoli, Padova, Palermo Perugia, Roma, Torino, Verona e in decine di altri centri minori, migliaia di manifestanti hanno aderito il 25 gennaio alla giornata di mobilitazione internazionale per la pace e all'appello "Spegniamo la guerra, accendiamo la pace" rilanciato in Italia nelle settimane scorse dalla “Rete della Pace” e dalla “Rete Italiana Disarmo”.
Tra gli slogan più gettonati e riportati su cartelli e striscioni durante le manifestazioni: “Fuori l'Italia dalla Nato, fermiamo la guerra”; “Spegniamo la guerra accendiamo la pace”; “No F35”; “Né una vita né un proiettile per vostre guerre”; “No alle basi no alla guerra, via dalle nostra terra”.
Promossa a livello nazionale da ACLI, ACMOS, ADIF, AIDOS, ANPI, AOI, ARCI e decine di altre associazioni, organizzazioni sindacali e partiti politici, fra cui il PMLI, “La mobilitazione ha avuto una grandissima risposta nel territorio - ha commentato al termine delle manifestazioni Franco Uda responsabile nazionale pace, diritti umani e solidarietà internazionale dell’Arci - si sono prodotte oltre 50 iniziative locali, uniformemente distribuite su tutto il territorio nazionale, frutto dell’adesione all’appello di circa 110 organizzazioni nazionali e quasi 250 locali, difficile stimare quante cittadine e cittadini vi abbiano preso parte”.
“Presidi, sit-in, fiaccolate, flash-mob, la lettura della lettera che ci è stata inviata da Piazza Tahrir (Baghdad) – ha detto ancora Uda - hanno rianimato le piazze da Nord a Sud con una partecipazione popolare in nome della pace che non si vedeva da molto tempo. Ma l’elemento davvero significativo è stato quello di sincronizzare globalmente questa mobilitazione... 200 città, nei 5 continenti, hanno colto il buon vento e issato le bandiere arcobaleno. In particolare, nel nostro Paese, siamo riusciti a esorcizzare il timore della mobilitazione popolare, gettare il cuore oltre l’ostacolo, e, in qualche misura, rispondere a quanti, in questi ultimi anni, hanno provato a misurare lo stato di salute del movimento per la pace col termometro delle discese in piazza”.
Tutto ciò “È stato possibile - ha concluso Uda - grazie a un gran lavoro di tanti attivisti e strutture organizzative, senza primedonne, che si sono messi a disposizione per coordinare il diffuso reticolato di cittadinanza attiva che, di volta in volta, si riaccende quando la scintilla è quella giusta... il 25 gennaio non è un punto d’arrivo ma una bella giornata di azione collettiva, prodromo di iniziative future” che saranno promosse nei prossimi giorni sulla base dell'appello alla mobilitazione nazionale e internazionale in cui fra l'altro si legge che: “Manifestiamo il nostro sostegno alle popolazioni, vere vittime delle guerre... Fermare la spirale di violenze è responsabilità anche italiana e chiediamo al nostro Governo di farlo con atti concreti: opporsi alla proposta di impiego della Nato in Iraq e in Medio Oriente; negare l’uso delle basi Usa in Italia per interventi in paesi terzi senza mandato ONU; bloccare l’acquisto degli F35; fermare la vendita di armi ai paesi in guerra o che violano i diritti umani come sancito dalla L. 185/90; ritirare i nostri soldati dall’Iraq e dall’Afghanistan, richiedendo una missione di peace-keeping a mandato ONU ed inviare corpi civili di pace; adoperarsi per la sicurezza del contingente italiano e internazionale in missione UNIFIL in Libano; aderire al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari eliminandole dalle basi in Italia; sostenere in sede europea la necessità di mantenere vivo l’accordo sul nucleare iraniano implementando da parte italiana ed europea le misure di revoca dell’embargo; porre all’interno dell’Unione europea la questione dei rapporti USA-UE nella NATO”.
29 gennaio 2020