Nelle campagne di Castel d'Asso (Viterbo)
Minacce a due sindacalisti Cgil e a un giornalista
Assistevano i lavoratori migranti

 
Lo scorso 25 gennaio nelle campagne di Castel d’Asso, piccolo borgo rurale del comune di Viterbo, due sindacalisti - Marco Nati e Massimiliano Venanzi, rispettivamente segretario generale e segretario organizzativo della Flai Cgil di Viterbo - e il giornalista Daniele Camilli di Tusciaweb sono stati minacciati pesantemente da un gruppo di otto energumeni giunti a bordo di tre auto.
I due sindacalisti stavano distribuendo nella strada Montarone, una via pubblica percorsa da braccianti in bicicletta e a piedi che rientravano dal lavoro, volantini informativi, cappelli, guanti e giubbini catarifrangenti ai braccianti, tutti migranti, e il giornalista, che si occupa da anni del fenomeno del caporalato e dello sfruttamento dei migranti nelle campagne viterbesi, stava documentando sia il lavoro dei sindacalisti sia la drammatica condizione dei lavoratori: essi infatti tornano a casa a tarda sera, con temperature rigide e in strade non illuminate, a piedi o in bicicletta dopo 12 ore continuative di lavoro nei campi per almeno sei giorni su sette per un guadagno, secondo la Flai Cgil, che arriva al massimo a 700 euro mensili e che deve servire in parte per pagare l’alloggio messo a disposizione dal caporale.
I due sindacalisti da tempo, inoltre, offrono assistenza ai braccianti nei campi dove essi lavorano informandoli dei loro diritti, e il giornalista dal canto suo documenta puntualmente il sistematico sfruttamento al quale essi sono sottoposti, tutte attività che ostacolano l'attività degli imprenditori agricoli schiavisti e dei caporali.
Si spiega così l'aggressione del 25 gennaio quando gli otto sconosciuti, senza qualificarsi, hanno accerchiato i tre intimando loro di andarsene perché, a loro dire, la strada dove si trovavano sarebbe stata privata. Ai due sindacalisti hanno ordinato minacciosamente di smettere di giocare con le bandiere del sindacato e di andare a lavorare e, aggredendo verbalmente il giornalista, gli hanno detto: “Te devi fa’ i cazzi tuoi! Stai a scrive le stronzate, hai capito? Stai a rompe il cazzo in continuazione. Devi da sparire! Hai rotto li cojoni!”.
“Il grave episodio di ieri - hanno commentato il giorno successivo all'aggressione Nati e Venanzi su Tusciaweb - è la testimonianza di un problema serio nelle campagne viterbesi. Come se da quelle parti la sovranità dello Stato, i diritti dei lavoratori e il diritto a una libera informazione fossero sospesi. Oppure alla mercé di qualcuno che decide come e quando devono essere applicati. Quella di ieri è stata una spedizione contro il sindacato e il giornalista Camilli”.
Questo grave episodio di minacce rivolte a sindacalisti e a giornalisti socialmente impegnati mette ancora una volta in luce quanto si sentano impuniti e onnipotenti i padroni e i loro servi e deve spingere i lavoratori e soprattutto i sindacati a reagire a ogni violenza e a lottare per la rivendicazione e l'affermazione dei loro elementari diritti.
Subito è giunta a Nati, Venanzi e Camilli - che hanno fatto sapere che continueranno le loro rispettive attività a sostegno dei braccianti - la solidarietà dei sindacati, di numerose associazioni, a cui aggiungiamo la nostra e quella del Partito marxista-leninista italiano.


5 febbraio 2020