In India 250 milioni di lavoratori in piazza
Contro le privatizzazioni e per miglioramenti salariali e previdenziali

 
Secondo il premier Narendra Modi i fondamentali dell’economia sono sani e l’India può puntare a crescere ancora e diventare una superpotenza economica da 5 trilioni di dollari anche se a ritmi ridotti rispetto al passato. Solo il dato della disoccupazione sembrerebbe contraddirlo, cresciuta a fine 2019 all'8,5%, il peggiore dal 1947. Non va affatto bene gli hanno ricordato gli oltre 250 milioni di lavoratori mobilitati per lo sciopero generale nazionale dell'8 gennaio indetto da 10 organizzazioni sindacali contro le privatizzazioni e le politiche governative che non sostengono l’occupazione e per miglioramenti salariali e previdenziali.
Le organizzazioni sindacali accusano l'esecutivo di Modi di aver ignorato le loro richieste tra le quali la definizione di un sistema pensionistico universale e di retribuzioni contrattuali minime mensili. Di aver avviato la ristrutturazione e la privatizzazione di aziende pubbliche, risorse naturali e altri beni nazionali a partire dal progetto di accorpamento di una serie di istituti bancari locali e dalla svendita di due compagnie simbolo del Paese, l'Air India e il colosso petrolifero indiano Bharat Petroleum che ha appena chiuso i conti del 2019 con un attivo di oltre un miliardo di dollari.
Lo sciopero generale dei lavoratori indiani si è inserito in una serie di forti proteste che già da settimane vedono milioni di manifestanti, in particolare studenti e aderenti a organizzazioni sociali, che in tutte le principali città hanno presidiato piazze e università nonostante la brutale repressione poliziesca contro la legge per la cittadinanza preparata dal governo che colpisce la minoranza musulmana e discrimina anzitutto i richiedenti di fede islamica provenienti da Afghanistan, Bangladesh e Pakistan.

5 febbraio 2020