La giunta Falcomatà non ha mosso un dito per risolvere il problema degli alloggi popolari a Reggio Calabria
Mentre l’amministrazione comunale scarica le proprie responsabilità sulla “mancanza di personale”, l’Osservatorio sul disagio abitativo protesta e chiede un incontro immediato
Dal nostro corrispondente dell'Organizzazione di Reggio Calabria del PMLI
Sono trascorsi ormai cinque anni da quando la giunta comunale di Reggio Calabria capeggiata dall’imbroglione filomafioso sindaco Giuseppe Falcomatà si è insediata a Palazzo San Giorgio.
Cinque anni di cattiva amministrazione che hanno fatto sprofondare la città dello Stretto nel degrado e nell’abbandono più totale. Tra i tanti problemi irrisolti, oltre alla raccolta rifiuti, l’usura del manto stradale, la mancanza di acqua potabile in numerosi quartieri, si aggiunge quello sull’assegnazione degli alloggi popolari.
Nulla è stato fatto per migliorare l’importante settore dell’Edilizia Residenziale Pubblica (ERP) che avrebbe sicuramente meritato un’attenzione particolare, dato che, proprio da esso dipende il diritto fondamentale alla casa per le famiglie più povere e più deboli, i cui componenti non possedendo un'abitazione propria, sono costretti a chiedere ospitalità ai parenti. Chi non ha nessuno su cui poter contare, trova invece rifugio in ospedale, in stazione o in mezzo alla strada.
A confermare la politica fallimentare portata avanti in questi anni dall’amministrazione Falcomatà, è stata la scelta volontaria di evitare sin dagli inizi la costituzione di un assessorato ERP preposto, affidandolo semplicemente in delega ad un consigliere comunale; scelta questa, del tutto insufficiente per governare un settore così importante. Non solo non è stato costituito l’assessorato - che la città di Reggio Calabria ha sempre avuto - ma non sono state garantite nemmeno le condizioni minime di lavoro necessarie. Infatti, in cinque anni si è assistito ad un vero e proprio valzer di cambi che ha visto alternarsi svariati dirigenti, i quali, invece di occuparsi del settore lo hanno trascurato completamente, assumendo altri incarichi ritenuti più importanti dall’amministrazione. È bene ricordare che per garantire il diritto alla casa, il comune della città metropolitana gestisce un patrimonio ERP di 7.000 alloggi, le entrate annue dei canoni di locazione si aggirano intorno ai 700.000 euro che invece di essere spesi per la manutenzione delle abitazioni vengono utilizzati per fare cassa, o per altro.
Non solo, gli alloggi liberati o confiscati non vengono immediatamente assegnati, alcuni vengono addirittura occupati abusivamente senza titolo. Delle mille famiglie vincitrici del bando di concorso 2005, ad oggi, solo le prime otto ne hanno ricevuto uno, altre 340 che vivono in piena emergenza abitativa vengono continuamente ignorate. A rendere ancora più grave la situazione, l’approvazione del bilancio triennale 2019-21 che prevede la messa in vendita di ben 229 alloggi comunali, decisione questa che da un lato andrà a penalizzare inevitabilmente le famiglie con i redditi più bassi, dall’altro farà pagare il debito comunale alle famiglie stesse, aggiungendo così al danno la beffa. Come al solito, di fronte a tale incompetenza non poteva mancare “l’alibi perfetto”.
La cattiva gestione è dovuta alla mancanza di personale, dicono i dirigenti del comune; ma le menzogne dei politicanti borghesi hanno sempre le gambe corte. È senz’altro vero che negli ultimi mesi svariati funzionari del settore ERP sono andati in pensione ma è altrettanto vero che prima dei pensionamenti, il settore non brillava certo per efficienza. Inoltre, la mancanza di personale finisce col rappresentare un ulteriore indice di trascuranza da parte dell’amministrazione che se avesse voluto, avrebbe potuto fare affidamento sui dipendenti comunali provenienti da altri settori come Hermes, Polizia municipale e Lavori pubblici.
Insomma, l’ennesima dimostrazione che il tanto decantato diritto alla casa come sancito dalla “Carta universale dei diritti dell’uomo”, nell’Italia capitalistica non viene garantito come dovrebbe. È evidente che la drammaticità di tale situazione a Reggio Calabria e provincia richiede interventi concreti e immediati. Nei giorni scorsi è sceso in campo - ancora una volta - l’Osservatorio sul disagio abitativo. In un comunicato si legge: “Chiediamo che l’amministrazione Falcomatà modifichi la sua politica degli alloggi popolari per rendere esigibile il diritto alla casa per le famiglie che ne hanno bisogno”.
Bene, non basta. Riteniamo che occorrono rivendicazioni specifiche ed ecco quelle che proponiamo noi marxisti-leninisti del PMLI:- l’aumento sostanzioso di finanziamenti pubblici destinati dal governo alla politica abitativa per rilanciare l’edilizia popolare e a sostenere i senza tetto e le famiglie più bisognose.
- l’assegnazione immediata da parte del comune degli alloggi liberi alle famiglie vincitrici del bando di concorso 2005 contrastando qualsiasi forma di abusivismo.
- il reinvestimento totale dei soldi ricavati dalla vendita e dai canoni d’affitto da utilizzare per risanare i vecchi edifici e costruire nuove case popolari con fitti accessibili a tutti senza discriminazione di sesso e di razza.
- la requisizione da parte del comune delle case sfitte da oltre un anno, dei locali pubblici dismessi o inutilizzati e dei palazzi nelle medesime condizioni da destinare, dopo i necessari lavori, alle famiglie sfrattate e senza casa.
- lo smantellamento dei quartieri-ghetto come “l’ex Polveriera” e la ricostruzione di un ambiente abitativo vivibile attrezzato di servizi e verde pubblico.
5 febbraio 2020