Rapporto Istat
Un pensionato su tre è povero
Il 12,2% non supera i 500 euro al mese. Il 36,3% riceve ogni mese meno di mille euro lorde. Le donne sono le più penalizzate
Più di un pensionato su tre è povero e riceve ogni mese meno di mille euro lordi; il 12,2% non supera i 500 euro e 7,4 milioni di famiglie galleggiano appena sopra la linea di povertà assoluta grazie proprio all'assegno pensionistico di un familiare che rappresenta l'unica fonte di reddito per tutto il nucleo familiare.
È questa la drammatica realtà che emerge dal rapporto Istat sulle “Condizioni di vita dei pensionati” riferito al biennio 2017-2018 e pubblicato il 14 gennaio scorso.
L'Istituto di statistica nazionale calcola che lo Stato ha speso 293 miliardi di euro in prestazioni pensionistiche (+2,2% nel 2018, sul 2017), il 16,6% della ricchezza nazionale, ma le condizioni di vita, sociali e sanitarie dei pensionati si sono ulteriormente aggravate. Soprattutto nel corso degli ultimi 8 anni a causa dell'odiata controriforma Fornero e il conseguente innalzamento dell'età pensionabile.
Nel 2018 c'erano infatti 606 pensionati da lavoro ogni mille persone occupate, mentre erano 683 nel 2000. "Il rapporto – certifica l'Istat - è diminuito di quasi 6 punti nei sei anni successivi alla riforma del sistema pensionistico del 2012, mentre nei precedenti dodici anni si era ridotto di 2 punti".
Più penalizzate le pensionate
A farne maggiormente le spese sono le pensionate che vivono al Centro-Sud sempre più sfruttate, oppresse, costrette a licenziarsi e schiavizzate dal capitalismo e della sua cultura, morale ed etica borghese e cattolica e relegate a prendersi cura della casa e di tutta la famiglia dai bambini agli anziani.
"Il divario di genere è a svantaggio delle donne", ricorda il rapporto. Le donne sono il 55,5% dei percettori di pensioni, ma ricevono il 44,1% della spesa complessiva. Non a caso sono "più rappresentate nelle fasce di reddito fino a 1.500 euro. La concentrazione di percettori uomini, invece, è massima nella classe di reddito più alta (3.000 euro e più) dove ci sono 266 pensionati ogni 100 pensionate". Questa situazione riconosce l'Istat “è dovuta a una minore partecipazione femminile al mercato del lavoro e al fatto che le carriere contributive siano più brevi”.
Al Centro-Sud gli assegni più poveri
Per quanto riguarda invece la distribuzione delle spesa pensionistica per aree geografiche, essa risulta pesantemente sbilanciata a favore delle regioni del Nord dove arriva oltre la metà della spesa pensionistica complessiva, soprattutto per le cosiddette prestazioni IVS (invalidità, vecchiaia e superstiti) che prevedono una precedente contribuzione da parte del percettore o di un familiare. "Anche tenendo conto delle differenze territoriali nella struttura per età della popolazione - dettaglia l'Istat - il tasso di pensionamento risulta più elevato al Nord (262 pensionati ogni 1.000 abitanti), scende nel Mezzogiorno (257) ed è in assoluto più basso al Centro (253). In media si calcolano 259 pensionati ogni 1.000 abitanti".
Se si guarda al valore dei singoli assegni, non si superano i 500 euro mensili per le pensioni assistenziali e si arriva a quasi 1.469 euro per quelle di vecchiaia (17.634 euro annui). Il 36,3% dei pensionati riceve ogni mese meno di 1.000 euro lordi, mentre sono ben il 12,2% quelli che non superano i 500 euro. Solo un pensionato su quattro (24,7%) si colloca, invece, nella fascia di reddito superiore ai 2.000 euro.
In buona sostanza il rapporto conferma che la crisi economica e finanziaria del capitalismo e della globalizzazione imperialista nel corso degli ultimi decenni ha acuito ancora di più lo sfruttamento sia dei pensionati, sempre più spesso costretti a continuare a lavorare per integrare il misero assegno Inps, che le nuove generazioni di giovani nati dopo il 1970 condannati a languire nella disoccupazione, nel lavoro nero, precario e malpagato e a sopravvivere grazie proprio al misero assegno pensionistico e le varie forme di rendita accumulate nel corso di una vita di lavoro e messo a disposizione da genitori e nonni.
5 febbraio 2020