Da Prato, a Tortona, a Foggia, ecco gli effetti dei “decreti sicurezza”
Centinaia di lavoratori licenziati e multati per aver scioperato.
Rischiano sanzioni da 4 mila euro per blocco stradale
I decreti sicurezza servono a perseguitare i migranti e a mettere il bavaglio alle proteste operaie e popolari, e spesso le due cose sono legate tra di loro. Si, perché nelle fabbriche e nei campi dove lo sfruttamento e l'irregolarità sono maggiori che altrove, e le proteste e ribellioni sono frequenti, la forza lavoro impiegata molte volte proviene da Paesi extracomunitari.
Come abbiamo più volte denunciato, non solo noi, ma anche le organizzazioni umanitarie e le associazioni che aiutano i migranti, i “decreti sicurezza” trattano la questione degli spostamenti di milioni di persone che fuggono dalle guerre, dalle persecuzioni e dalla fame, come una questione di ordine pubblico. Del resto la Lega dell'aspirante duce del XXI secolo, Matteo Salvini, ha sempre fatto di questa equazione il tema principale della sua propaganda razzista.
Per cui è sembrata una logica conseguenza che il governo Conte 1, dove i 5 Stelle erano maggioranza ma succubi e complici di Salvini, abbia approvato due decreti che accentrano i poteri nelle mani del Ministero degli Interni, multano le Ong che cercano di salvare i migranti in mare, prevedono il sequestro della nave e l'arresto del Comandante se non vengono rispettati gli ordini dei militari italiani.
Quello che in un primo momento stampa e media avevano toccato solo superficialmente è l'aspetto riguardante la repressione delle lotte per il lavoro e delle manifestazioni di dissenso delle masse in generale. A pochi mesi dall'entrata in vigore dei decreti, la loro natura antidemocratica, antioperaia e fascista, denunciata fin da subito da molti sindacati e da alcuni partiti politici, si sta mostrando appieno.
Sono già centinaia i lavoratori, rappresentanti sindacali e chi solidarizza con loro, denunciati e multati grazie ad alcuni comma contenuti nei decreti Salvini. È nota la vicenda della Tintoria Superlativa di Prato dove i lavoratori erano scesi in strada per i loro diritti e per protestare contro le terribili condizioni lavorative a cui erano sottoposti con situazione di gravissima illegalità e sfruttamento della manodopera, ma per questo 21 di loro sono finiti nel mirino delle “autorità” e multati, assieme ad alcuni esponenti del sindacato SI Cobas e perfino a due giovani studentesse venute a portare la loro solidarietà.
Emblematica anche la vicenda di Tortona (AL), che coinvolge gli operai del polo logistico gestito dalla cooperativa Clo che a sua volta serve i supermercati Coop di tutto il Nord – Ovest. La Coop, che si vanta di seguire un “codice etico” valido per tutta la sua filiera, dai campi agli scaffali, in realtà subappalta i magazzini della sua logistica (e non solo) a ditte che sfruttano i lavoratori e non rispettano i più elementari diritti.
Venti lavoratori della Clo sono stati licenziati perché hanno partecipato a uno sciopero dove contestavano turni improponibili, irregolarità nei contratti e nelle buste paga. Dopo i primi cinque licenziamenti, ritenuti “ritorsivi” e respinti dal sindacato, a fine ottobre un gruppo di lavoratori ha bloccato l’ingresso nel centro. Allora la cooperativa ha risposto con altri 15 licenziamenti disciplinari. Mentre si cercava un accordo, sono arrivati i verbali della Polizia stradale che anticipa le multe contro i sindacalisti e i lavoratori, che potrebbero arrivare a rimetterci gli ultimi tre stipendi e mezzo.
Anche alla Geodis di Castel SanGiovanni (Piacenza), c’è stato uno sciopero con blocco stradale il 20 dicembre per contestare le condizioni di lavoro a cui sono sottoposti i facchini. Per ora sono stati multati i rappresentanti del SI Cobas, non si esclude che in seguito tocchi anche ai lavoratori. In Liguria, La Procura di Genova, ad alcuni mesi di distanza dai fatti, prova a stroncare definitivamente la lotta dei lavoratori della ditta di trasporti New Gel, emettendo una multa di 100.000 euro ai protagonisti di quella battaglia fatta per ottenere condizioni dignitose di lavoro.
Sono stati colpiti persino chi lotta contro il caporalato agricolo e le condizioni semischiavistiche dei braccianti, in larga parte migranti, impiegati nelle campagne della provincia di Foggia, dove sono stati indagati in una ventina tra lavoratori e rappresentati di SI Cobas e USB. A chi dimostrava contro paghe da fame che si aggirano sui 3-4 euro l'ora sono state inviate multe da 4mila euro ciascuno.
Questi sono gli effetti dei "decreti sicurezza". Ai lavoratori che lottano e scioperano sono riservate multe e denunce penali, mentre ai padroni viene salvaguardata la sicurezza di sfruttare e licenziare in libertà. Bensì siano stati emanati dal governo Lega-5 Stelle, l'esecutivo attuale con PD e LeU, al di là delle chiacchiere, non ci pensa nemmeno a cancellare questi decreti repressivi verso gli immigrati e la lotta sociale.
Tutti i governi degli ultimi anni hanno attaccato il diritto di sciopero e cercato di contenere in ogni modo le lotte operaie e delle masse (vedi i NO Tav), con provvedimenti sia legislativi che repressivi, manganellate comprese. Serve una forte reazione da parte dei lavoratori mentre i sindacati confederali si devono svegliare. Intanto la risposta di Prato con la partecipata manifestazione in solidarietà degli operai della tintoria Superlativa, seppur in assenza di Cgil-Cisl-Uil, è stata un bel segnale di lotta e di solidarietà tra lavoratori. I “decreti sicurezza” vanno cancellati.
12 febbraio 2020