“Il Secolo d'Italia” imbavaglia il cronista antifascista Berizzi
Svastica sulla lapide in memoria della partigiana Costa
A fine novembre scorso, il fogliaccio fascista “Il Secolo d'Italia” ha pubblicato, a corredo di un articolo firmato del direttore Francesco Storace, un fotomontaggio che raffigura il cronista di “Repubblica” Paolo Berizzi imbavagliato, sullo sfondo di un manifesto rosso con la scritta "Brigate rosse".
Il segnale che il caporione fascista Storace ha voluto lanciare al giornalista, sotto scorta per il suo prezioso lavoro di inchiesta, e soprattutto ai collaboratori della rubrica quotidiana “Pietre” è inequivocabile: smettetela di denunciare gli episodi di antisemitismo, razzismo e xenofobia altrimenti vi tappiamo la bocca.
Un attacco gravissimo che conferma quanto gli eredi dichiarati di Mussolini, come FdI, Forza Nuova, CasaPound, e gli altri gruppi neonazisti e neofascisti, si sentano impuniti e imperversino violenti e impuniti nelle scuole, nelle piazze e nei quartieri come le squadracce nere mussoliniane a cui si ispirano; mentre quelli non dichiarati, ma ancor più pericolosi perché li manovrano e li proteggono, siedono direttamente nel governo e negli altri organi dello Stato a cominciare dall'aspirante nuovo duce d'Italia Salvini.
Solidarietà e vicinanza a Berezzi è stata espressa da tanti antifascisti attraverso i social e anche dall'Anpi, attraverso il segretario provinciale di Milano, Roberto Cenati, secondo cui si tratta di: "un attacco ignobile a chi ha denunciato il pericolo connesso al risorgere di movimenti neo fascisti e neonazisti. Questi attacchi rientrano in quel clima di insopportabile intolleranza dovuto al ritorno di ideologie razziste, antisemite e xenofobe in Italia e in Europa".
Mentre la direzione, la redazione e il cdr di Repubblica in un comunicato denunciano: “Ancora una volta Paolo Berizzi è stato insultato e minacciato. La direzione, il Cdr e la redazione di Repubblica gli sono vicini sapendo che Paolo non si lascerà di certo intimidire da chi non gradisce e anzi ha paura del suo lavoro”.
Tutto ciò mentre nel quartiere romano di Cinecittà i fascisti imbrattavano con una svastica per la seconda volta in pochi giorni la lapide in memoria della partigiana Tina Costa.
12 febbraio 2020