Russia
Condanne fasciste a 7 anarchici antifascisti
I militanti della “Rete” accusati di pianificare attentati. Detenevano “Il Capitale” di Marx
Sette militanti anarchici e antifascisti russi sono stati condannati a pesanti pene detentive dai 6 agli 18 anni di reclusione lo scorso 10 febbraio dal tribunale di Penza, una città a 640 chilometri a sud-est di Mosca. La loro colpa è che avrebbero fondato “una comunità terroristica che stava pianificando attentati in occasione delle elezioni presidenziali e dei Mondiali di calcio del 2018 per destabilizzare la situazione nel paese”. Un'accusa falsa, non sostenuta neanche da una minima prova per una sentenza già scritta dal regime fascista e sempre più repressivo del nuovo zar Putin come monito a qualsiasi opposizione.
Il gruppo di giovani nel 2016 ha fondato l’organizzazione Set (Rete), con cellule a Mosca, Penza, San Pietroburgo e in Bielorussia, una organizzazione che il tribunale fascista russo ha definito “terroristica” perché voleva “cambiare con la forza il sistema costituzionale”, di pianificare attentati; lo proverebbero le “riunioni segrete”, l'aver imparato tecniche di sopravvivenza nella foresta e di pronto soccorso, il possesso illegale di fucili da caccia che nella provincia russa è un fatto normale, la detenzione di stupefacenti di due militanti che in questo caso si sono detti colpevoli. Al processo concluso lo scorso 17 gennaio era arrivata anche l'accusa verso uno degli anarchici antifascisti di tentato di incendiare con una molotov l’edificio di arruolamento militare dei distretti Oktyabrsky e Zheleznodorozhny di Penza ma durante il procedimento era stata ritirata.
I militanti della “Rete” portati a processo hanno denunciato di essere stati torturati e picchiati al momento dell’arresto dall polizia penitenziaria per estorcergli delle confessioni. La farsa processuale ha infine prodotto come capo di accusa il possesso da parte dei militanti anarchici antifascisti di testi quali “Il Capitale” di Marx, scritti di Engels e dell'anarchico Bakunin.
Gli avvocati difensori degli attivisti annunciavano il ricorso in appello e l'intenzione di chiedere l'intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo per un caso che è una palese montatura dei servizi russi per intimidire gli oppositori.
19 febbraio 2020