Licenziati 1.450 lavoratrici e lavoratori di Air Italy
In programma uno sciopero di tutto il trasporto aereo
Mentre è ancora in alto mare la crisi dell'Alitalia, ben lungi dall'essere risolta, altri lavoratori del trasporto aereo rischiano il licenziamento. Sembra questo l'epilogo della vicenda dell'Air Italy, la compagnia aerea che ne occupa quasi 1500 tra personale di volo e lavoratori a terra. Una prospettiva drammatica per i dipendenti della società erede di Alisarda, fondata nel 1963 dall'Aga Khan per sviluppare il turismo di lusso in Costa Smeralda.
Assunta in seguito la denominazione di Meridiana, andò oltre lo scopo originario per diventare un vettore per destinazioni turistiche internazionali a medio raggio, ma anche il principale operatore per le tratte aeree tra la Sardegna e il continente. Fino ad arrivare all'attuale Air Italy, controllata dai due azionisti Alisarda con il 51% e Qatar Airways con il 49%, con insediamenti principali a Olbia, la città in cui la compagnia ha sede dalla fondazione (pur con diversi riassetti), e Milano Malpensa, sede strategica nelle tratte internazionali.
Proprio nella cittadina sarda e nel capoluogo lombardo, dove sono impiegati il maggior numero di lavoratori, la protesta si è fatta sentire più forte. Dopo le prime assemblee è stato istituito un presidio permanente accanto all'angar aziendale adiacente all'aeroporto Costa Smeralda di Olbia. Lavoratori e sindacati hanno incontrato anche i vertici regionali a Cagliari. “Non mancano le preoccupazioni” dicono i lavoratori, ma ci tengono a sottolineare la loro “grande determinazione e grande unità, siamo pronti alla lotta”.
Nella palazzina della SEA di Malpensa, che gestisce gli scali milanesi, si sono riuniti i lavoratori della Lombardia. Fuori campeggiava lo striscione “non vogliamo essere liquidati”. Tante le accusa agli azionisti, alle istituzioni e ai governi che avevano promesso investimenti e rilancio. Adesso invece, accusano i sindacati: “Siamo l'unico Paese sviluppato senza una compagnia di bandiera, e il primo vettore in Italia è un low cost”. I lavoratori hanno manifestato anche sotto Palazzo Lombardia, sede della Giunta regionale.
Nei giorni successivi la protesta è arrivata fino a Roma. Giovedì 18 settembre mentre era in corso l'incontro tra la ministra Paola De Micheli, i rappresentanti delle regioni Sardegna e Lombardia e delle organizzazioni sindacali, alcune centinaia di lavoratori hanno manifestato tutta la loro rabbia sotto le finestre del Ministero e nella zona circostante, bloccando via Nomentana. Ma da quel tavolo non è uscito niente di concreto, anche se le lettere di licenziamento non sono ancora arrivate.
A differenza dall'Aga Khan, Qatar Airways, che detiene il 49%, avrebbe effettuato l’aumento di capitale per rilanciare Air Italy, ma non può farlo da sola in quanto l’Ue vieta che la maggioranza delle compagnie aeree sia controllata da società extra europee. Un'altra regola della UE che mette il cappio a quei Paesi che si trovano in difficoltà, con l'intento di mantenere il monopolio europeo nel trasporto aereo del vecchio continente.
Alla fine dell'incontro una nota della Filt Cgil denunciava: “l’industria del trasporto aereo in Italia è stata completamente abbandonata dalla politica. C’è l’assoluta necessità di intervenire: oltre che a dare certezze agli addetti del settore, occorre rilanciare un segmento strategico per il Paese con ampie opportunità di crescita economica e sviluppo tecnologico”, ritenendo scellerata la decisione della proprietà di porre in liquidazione la compagnia aerea e conseguentemente comunicare i licenziamenti a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici.
I sindacati oltre che al governo, chiedono l'intervento della regione Sardegna, per un salvataggio sullo stile di quanto avvenuto in Corsica dove la compagnia aerea in difficoltà fu rilevata dalla regione francese. Intanto le organizzazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil avevano proclamato lo sciopero di tutto il trasporto aereo per il 25 febbraio per difendere i lavoratori Air Italy, della compagnia di bandiera Alitalia e di tutte le aziende dell’indotto che operano all’interno degli scali aeroportuali. Al momento però è stato rinviato dopo gli ultimi sviluppi del Coronavirus.
26 febbraio 2020