Lanciano (Chieti)
La polizia sgombera il presidio notturno alla Faist
Il questore di Chieti va rimosso
Un blitz notturno, con un nutrito gruppo di poliziotti che sgombera un presidio di lavoratori che stanno lottando in difesa del proprio posto di lavoro al freddo, dormendo a turno in automobile, fuori dai cancelli della fabbrica per impedire che vengano portati via i macchinari e smantellate le linee di produzione. “Si è consumato uno schifo”, tuona arrabbiato Domenico Bologna, della Fim-Cisl Abruzzo-Molise.
In effetti è difficile persino trovare le parole giuste per questo atto gravissimo che riguarda un'azienda di Lanciano, in provincia di Chieti, la Faist che produce sensori per le turbine di auto e veicoli commerciali che dà lavoro a 16 dipendenti più un interinale. Un azione repressiva che potrebbe rappresentare un precedente per tutte le vertenze in corso in Abruzzo e su tutto il territorio nazionale.
Il questore di Chieti, Ruggiero Borzacchiello, ha cercato di giustificarsi maldestramente con queste parole “Noi non abbiamo sgomberato assolutamente niente, la richiesta è arrivata dall'azienda che ci ha rappresentato la situazione dicendo che c'erano dipendenti che impedivano l'accesso dei mezzi. Le operazioni si sono concluse in maniera pacifica, senza nessuna problematica, non ci sono stati episodi di violenza”.
E continua senza ritegno: "Faist ci aveva chiesto di intervenire per consentire ai camion di lasciare la fabbrica, noi abbiamo regolarizzato il flusso dei veicoli che uscivano: le altre motivazioni le lascio a chi di dovere”. Insomma, per il questore, dopo aver ascoltato solo la voce del padrone, si trattava di una questione di traffico di merci e di ordine pubblico, di tutto il resto, della lotta dei lavoratori, dell'azienda che vuole affamare decine di famiglie non interessa assolutamente niente, non lo riguardano.
La legge, seppur quella borghese, viene fatta rispettare solo quando fa comodo alla classe dominante. La prima a non rispettarla è stata proprio la Faist che ha intenzione di chiudere l'impianto abruzzese spostando tutto in Umbria, nei pressi di Perugia. A questo scopo l'azienda ha attivato l’iter di licenziamento collettivo per i 16 dipendenti ignorando le procedure di legge che in questo caso prevedono 75 giorni di incontri e trattative.
“Ma il diritto dei lavoratori a difendere il proprio posto?” replica il sindacalista della Fim al questore. Gli agenti bloccando il sit-in e facendo uscire sei tir carichi, ai quali hanno fatto anche da scorta, hanno decretato, di fatto, la chiusura dello stabilimento. La polizia si è intromessa in una vertenza che si era appena aperta pregiudicandone l’esito. Per il 17 febbraio era convocato il tavolo azienda-sindacati, annullato dopo quanto è successo.
Anche il sindaco di Lanciano e presidente della provincia di Chieti Mario Pupillo ha solidarizzato con i lavoratori della Faist, in maggioranza donne, “che hanno dovuto assistere impotenti alla chiusura immotivata dello stabilimento di Lanciano con un blitz notturno della proprietà che ha svuotato dei macchinari i capannoni...quanto accaduto è insostenibile, cancella in una notte le conquiste sindacali a tutela dei diritti dei lavoratori e del lavoro, diritti inalienabili sanciti nella Costituzione. Saremo in prima linea al fianco dei lavoratori e dei sindacati”. Nemmeno una parola è stata invece spesa dal Governatore d'Abruzzo, il fascista di Fratelli d'Italia Marco Marsilio, buono a ricordarsi del “popolo” e “dei lavoratori della sue regione” solo in campagna elettorale.
Un comportamento figlio della fascistizzazione del Paese e del clima repressivo verso le lotte sociali e dei lavoratori, che annovera tra i suoi atti più gravi e recenti i due “decreti sicurezza” voluti dall'aspirante duce d'Italia Salvini. Un clima che ha trovato nel questore di Chieti uno zelante esecutore, che merita di essere immediatamente rimosso per aver messo a disposizione del padrone la polizia per reprimere la sacrosanta lotta dei lavoratori in difesa del proprio posto di lavoro.
4 marzo 2020