La internalizzazione taglierà del 50% lo stipendio dei nuovi assunti
Licenziate 4000 lavoratrici delle pulizie nelle scuole
La vertenza delle circa 16 mila ex lavoratrici e lavoratori socialmente utili (Lsu) e “appalti storici”, impiegati come addetti al servizio di pulizie e ausiliari nelle scuole, apertasi con l'approvazione della legge di Bilancio 2019 n. 145 del 30.12.2018, si è chiusa nel peggiore dei modi.
Il 28 febbraio il governo e i rappresentanti delle imprese e cooperative in appalto hanno interrotto le trattative con i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti e, dal 2 marzo, è scattato il licenziamento collettivo di ben 4mila lavoratori, mentre per altri 4.500 si prospetta l’assunzione a contratto part-time e un taglio secco pari al 50% del relativo stipendio.
In sostanza oltre la metà dei lavoratori che per anni hanno lavorato come addetti al servizio di pulizie e ausiliari nelle scuole alle dipendenze delle ditte private vincitrici degli appalti gestiti dalla Consip a livello regionale, non rientra nei rigidi requisiti di reclutamento stabiliti dal Decreto Ministeriale 1074 del 20 novembre 2019 emanato dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, il ministro per la Pubblica Amministrazione e il Ministro dell’Economia e delle Finanze, che fra l'altro prevede un minimo di dieci anni di anzianità lavorativa per accedere alla procedura di selezione.
"Di fatto – spiegano in una nota i sindacati confederali – non è stato avviato alcun confronto di merito per una precisa volontà del governo, sordo alla richiesta di farsi carico complessivamente della vertenza come le organizzazioni sindacali chiedono da mesi; del Miur che non si è interessato concretamente a trovare soluzioni anche per i 4.000 lavoratori che da anni lavorano nelle scuole e ieri sera ha abbandonato la riunione e delle imprese che da irresponsabili hanno interrotto il confronto”.
Nel Lazio sono circa 1.100 i lavoratori licenziati, 300 in Emilia-Romagna, 280 in Puglia, 270 in Toscana e altri 218 a Brescia. Per loro, fra l'altro, non è previsto alcun ammortizzatore sociale. Mentre in Campania, dove i licenziati ammontano a circa 600 unità, la situazione è ulteriormente aggravata dal caso del consorzio Manital: quasi 4 mila addetti del Lotto 6 sono senza retribuzione da settembre. Il gruppo piemontese, dichiarato insolvente dal tribunale di Torino, è stato commissariato dal Mise.
Il governo trasformista liberale Conte, in perfetta continuità il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio, non ha preso nemmeno in considerazione le parziali e insufficienti richieste avanzate dai sindacati confederali di categoria tese ad “abbassare da 10 a 5 anni il requisito di anzianità lavorativa” per far rientrare gran parte, ma non tutte e tutti, le lavoratrici e i lavoratori escluse dalle procedure di assunzione e/o in subordine di “attivare meccanismi di accompagnamento alla pensione e/o un decreto ad hoc per prevedere un ammortizzatore dedicato per gestire le varie fasi dell’internalizzazione evitando che i lavoratori si ritrovino fuori”.
Insomma a pagare sono sempre le lavoratrici e i lavoratori: nei decenni scorsi con il blocco delle graduatorie e delle assunzioni del personale Ata in tutte le scuole di ogni ordine e grado e l'esternalizzazione dei servizi; oggi col processo opposto di internalizzazione, che noi comunque riteniamo positivo nel merito ma sbagliato nella forma, si dà il ben servito ad altre migliaia di addetti senza prevedere alcun ammortizzatore sociale.
Noi chiediamo che tutte le lavoratrici e i lavoratori licenziati o costretti al part-time vengano immediatamente assunti dal Miur con contratti a tempo indeterminato, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato.
11 marzo 2020