Per autoproteggersi dal coronavirus si calpesta la democrazia rappresentativa borghese
No al contingentamento dei parlamentari
Non a tutti i deputati sarà consentito di votare
A causa dell'emergenza Corona virus il referendum sulla riduzione dei parlamentari che li porterebbe da 630 a 400, inizialmente previsto per il 29 di marzo, è stato rinviato; tuttavia per raggiungere l'intento presidenzialista di tagliare la democrazia rappresentativa borghese ogni scusa è buona, figuriamoci un'emergenza sanitaria internazionale come quella che viviamo in questi giorni.
E così, oltre ai decreti del Presidente del consiglio che si susseguono ormai con regolarità con la sua sola firma, segno evidente dell'ormai compiuta concentrazione di poteri in una persona sola e sintomo inequivocabile dell'esautorazione del parlamento borghese a favore del presidenzialismo, ecco che la Camera ha deciso che per il voto sullo scostamento dagli obiettivi di bilancio inserito in Costituzione con la controriforma del 2012 per il quale è necessaria la maggioranza assoluta (316 voti favorevoli), saranno ammessi in aula solo 350 deputati, preferibilmente del sud esterni alle “zone gialle”, al fine dichiarato di rispettare la distanza di sicurezza di un metro l'uno dall'altro.
In un pericoloso quanto inaccettabile clima di “unità nazionale”, tutti i gruppi parlamentari hanno votato favorevolmente (tranne un astenuto) l’autorizzazione al governo per sforare il deficit oltre gli obiettivi programmatici (in questo caso di 6,3 miliardi, dal 2,2% al 2,5% del Pil) il che ha reso effettivamente questo voto una pura formalità; tuttavia la misura, una volta adottata, rappresenta un precedente pericoloso che in futuro potrà essere riutilizzato in altre circostanze proprio facendo riferimento a questa esperienza “emergenziale”.
Ma cosa potrà essere definita “emergenza”? In sostanza tutto ciò per il quale il governo della borghesia intenda prendere un provvedimento analogo può diventarlo.
Infatti lo stresso presidente della Camera Fico, dirigente dei 5 Stelle che sono i primi “sponsor” della riforma fascista sul taglio dei parlamentari, ben supportati da tutta la destra e da buona parte del PD e di LEU, ha ringraziato maggioranza e opposizione “per la serietà e la disponibilità” dimostrata in quella che è stata definita come la sola misura in grado di far rispettare i presidi sanitari necessari.
Ora però, al di la del fatto che il parlamento, fino a prova contraria, dovrebbe essere il luogo di dibattito e di avallo alle leggi di governo, nel secolo dell'informatica, nel momento in cui milioni di impiegate e di impiegati stanno lavorando a casa in “lavoro agile – o Smart Working” e quando in videoconferenza si collegano dirigenti di migliaia di aziende, perchè non si è pensato allo stesso strumento per far partecipare al voto - e quindi anche al dibattito – tutti i parlamentari? Si sarebbe per lo meno mantenuto il diritto per tutti di intervenire e di dire la propria, o di tacere limitandosi al voto ma con l'effettivo diritto di poter intervenire in ogni caso.
Ai governanti ed ai partiti presenti in parlamento la questione non interessa proprio perchè è loro intento utilizzare ogni strumento che va dal referendum alle varie opportunità che si presentano – proprio come l'emergenza sanitaria – per portare a compimento la controriforma golpista, piduista e fascista della Costituzione per calpestare ulteriormente la democrazia rappresentativa borghese, che aumenterà le disparità di rappresentanza territoriale, alzerà le soglie per entrare in parlamento sopra il 10%, che allontanerà ancor più l'eletto dall'elettore facendogli perdere ogni possibile controllo sul parlamentare eletto e che darà ancor più potere al governo rispetto al parlamento e ai segretari dei partiti sulla scelta dei candidati.
18 marzo 2020