L'imperialismo italiano affianca quello francese per combattere lo Stato islamico e i movimenti che si oppongono agli eserciti imperialisti
Creata la task force “Takuba” che opererà in Mali

 
Lo scorso 14 gennaio a Pau, in Francia, il presidente Emmanuel Macron e i capi di Stato dei cinque partner del Sahel, Burkina Faso, Ciad, Niger, Mali e Mauritania, decidevano di intensificare “immediatamente” la loro cooperazione militare per combattere l’espansione del “terrorismo” e in particolare dei gruppi legati allo Stato islamico, sotto “il comando congiunto della Forza Barkhane e della Forza congiunta del G5 Sahel”. Di conseguenza si sono moltiplicate le insistenti richieste del ministro della Difesa francese Florence Parly ai partner europei di partecipare alla missione di addestramento degli eserciti africani del Sahel per fronteggiare questa “minaccia” che ha già messo a dura prova l'intervento militare dell'imperialismo francese e causato numerose perdite agli oltre 4 mila soldati di Parigi che partecipano dal 2014 all'Operazione Barkhane nelle ex colonie nell’Africa occidentale.
La Parly ha trovato interlocutori attenti quantomeno a Napoli, in occasione del vertice intergovernativo Italia-Francia del 27 febbraio, dove col collega Guerini ha discusso della partecipazione dei militari italiani alla task force “Takuba”, il contingente europeo che opererà in Mali con l’obiettivo di dare manforte alla Francia e ai suoi partner locali nel contrasto ai gruppi jihadisti legati ad al Qaeda e allo Stato islamico. D'altra parte è da tempo, dai governi Renzi e Gentiloni, che l'imperialismo italiano ha fra le priorità quelle dell'iniziativa politica e militare nella regione, a supporto della più forte e preparata Francia ma anche per ritagliarsi uno spazio proprio; una politica neocolonialista che il governo Conte ha portato avanti sia nella prima versione con la Lega che nella seconda col Pd.
Con la stessa “missione” delle truppe francesi sono presenti nell'Africa occidentale i marines americani che anche secondo recenti dichiarazioni del capo dello stato maggiore congiunto degli Stati Uniti, generale Mark Milley, dovrebbero essere ridotti di numero; il capo del Pentagono, Mark Esper, ha proposto di chiudere la nuova base aerea di Agadez, in Niger. La Francia invece ha di recente aumentato di alcune centinaia il numero di soldati presenti in particolare nelle zone di confine tra Burkina Faso, Mali, Ciad e Niger dove nel corso del 2019 si sono intesificatigli attacchi agli eserciti imperialisti di formazioni quali il Fronte di liberazione della Macina, Ansaroul Islam e lo Stato islamico nel Grande Sahara (Isgs), Boko Haram e lo Stato Islamico in Africa occidentale (Iswa).
La costituzione della task force “Takuba” è in corso d'opera e dalle notizie che filtrano da Parigi sembra che nella base principale in Mali accoglierà soldati francesi, italiani e inglesi; i militari italiani e inglesi dovrebbero essere quelli che smobiliteranno dall’Afghanistan, col permesso del Pentagono, dopo l'accordo di pace stipulato tra gli occupanti imperialisti e i talebani. Londra è uscita dalla Ue ma la Brexit non sembra porre termine alla collaborazione imperialista in campo militare agli ex partner auropei in una struttura che potrebbe vedere anche la presenza di militari svedesi, belgi, estoni e cechi.
Il comando della missione sarebbe a rotazione e spetterebbe per almeno i primi sei mesi ai generali francesi, che sono presenti nella regione dal 2013 con l’Operazione Serval, iniziata proprio in Mali, e estesa in seguito col nome di Barkhane che ha uomini, elicotteri, aerei, droni e mezzi terresti dislocati in otto basi.
Gli stessi mezzi, ma non i caccia, sarebbero in dotazione al contingente di forze speciali fornito dall'Italia. Che vuole essere tra i paesi imperialisti protagonisti della guerra al “terrorismo” nella regione sahelo-sahariana, quella definita “potenziale epicentro del jihad globale” nella “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2019” redatta dai sevizi italiani.

18 marzo 2020