De Luca mette l'orbace e minaccia di militarizzare la Campania
L’ordinanza del governatore campano va respinta
Redazione di Napoli
Nella “emergenza” del coronavirus non poteva mancare l’ordinanza n. 25/2020 del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che lo scorso 28 marzo inaspriva ulteriormente il contenuto DPCM n. 11/2020 varato dal governo. Un vero e proprio diktat tenuto conto che da un mese costui con note, comunicati stampa e dirette su Facebook
ha intrapreso una campagna di terrorismo nei confronti del popolo campano, prima con ironie fuori luogo e battute da cabaret e poi minacciando il blocco totale della regione, la chiusura dei comuni, la chiamata dell’esercito e la militarizzazione del territorio. Nonostante l’ottima risposta delle masse popolari ai provvedimenti emanati dalle istituzioni nazionali e locali in camicia nera (in nemmeno 20 giorni poco più di 1500 contagiati da covid-19 in tutta la Campania di cui appena 400 a Napoli), De Luca prima le criminalizzava con la falsa accusa che non “rispettavano le regole”, per poi minacciarle con quell'agghiacciante e nazistoide intimidazione, che ha fatto il giro del mondo, di inviare i “carabinieri con il lanciafiamme”.
L’ordinanza ducesca non solo eludeva il termine imposto da Conte, ossia il 4 aprile, allungandolo indebitamente al 14 dello stesso mese, ma allargava le norme liberticide, sospendendo le attività e i servizi di ristorazione, fra cui pub, bar, gastronomie, ristoranti, pizzerie, gelaterie, pasticcerie, anche con riferimento alla consegna a domicilio; i supermercati e gli altri esercizi di vendita di beni di prima necessità possono effettuare consegne a domicilio soltanto di prodotti confezionati e da parte di personale protetto con appositi DPI (Dispositivi di Protezione Individuale); è vietato lo svolgimento di fiere e mercati per la vendita al dettaglio, anche relativi ai generi alimentari. Sono esclusi dal divieto i negozi che si trovano nelle aree mercatali.
L'intervento smaccatamente repressivo veniva giustificato dal governatore in camicia nera con queste parole: “I prossimi dieci giorni saranno da noi un inferno. Siamo alla vigilia di una espansione gravissima del contagio, al limite della sostenibilità. La prospettiva, ormai reale, è quella di aggiungere alla tragedia della Lombardia quella del Sud”. Non a caso le “forze dell’ordine” del Ministro Lamorgese, per monitorare il territorio sono stati dotate per la prima volta di droni sofisticati e costosi, svolgendo il primo volo proprio in un quartiere popolare come Scampia per controllare gli abitanti della zona e procedere alle denunce per violazione dell’ordine dell’autorità amministrativa, ex art. 650 c.p., che prevede l’arresto fino a tre mesi di carcere e l’ammenda fino a 206 euro. A De Luca non bastava questo pugno di ferro e chiudeva la giornata con la consueta diretta FB dove attaccava l’esecutivo M5S-PD perché dal governo non erano giunti né tamponi, né mascherine, né respiratori: “ciò che è stato promesso dalla Protezione civile non è mai arrivato”.
Nessuna traccia nell’ordinanza di momenti propositivi per il rilancio dell’economia in Campania anche per affrontare l’inevitabile bomba sociale del lavoro sommerso con masse ormai alla fame. Nel frattempo si moltiplicano i video in internet che testimoniano la rabbia di quanti, spazientiti dal fatto di non avere un euro in tasca, venivano filmati a dare calci e pugni agli sportelli bancari e agli istituti di credito che non riuscivano a smaltire le richieste per le restrizioni o che, in alcuni casi, come lo sportello dell’Agenzia di piazza Bovio a Napoli della Banca Popolare di Bari, che si dava all’improvviso chiusa senza avvertire, nemmeno per mail, i propri clienti; o, ancora, della Banca B-Per di via Duomo a Napoli che riduceva a tre giorni settimanali la apertura solo per gestire l’ordinario nel giro di circa tre ore giornaliere.
Rimanevano sullo sfondo le solite chiacchiere da corridoio per cui De Luca avrebbe sbloccato i fondi regionali per questa emergenza, smentite dalla rettifica di voler dare ossigeno soprattutto alle aziende e alle famiglie, e non ai lavoratori, precari e operai senza reddito e tutele. A fargli da eco era il neopodestà De Magistris che parla di istituire un generico “reddito di quarantena” per i poveri e i disagiati, salvo non spiegare il criterio di come investire il fondo comunale di circa 6 milioni di euro e, soprattutto, una volta finito il denaro come far fronte alle esigenze delle masse popolari.
Sta di fatto che sia nell’esecutivo regionale in camicia nera che in quello comunale arancione vi è il terrore inespresso di dover arginare, da una parte, l’inadeguatezza della sanità campana laddove dovesse scoppiare come al Nord la pandemia da coronavirus anche in regione e, dall’altra, di dover fronteggiare la nuova “bomba sociale” delle proteste con il timore dell’assalto ai supermercati per fame e miseria.
Noi marxisti-leninisti ci opponiamo alla sospensione dei diritti costituzionali, alla militarizzazione, al divieto di sciopero, allo svuotamento della democrazia e del parlamento borghesi, alla dittatura sia che abbia il volto di Conte sia quello del governatore in camicia nera De Luca, che sono e rimangono al servizio del regime capitalista e neofascista.
31 marzo 2020