De Magistris esalta Conte
Le periferie di Napoli abbandonate da De Magistris e nel mirino della camorra
Elemosine ai senza cibo, ai poveri e ai disoccupati
Redazione di Napoli
Non sembrano esserci serie novità sul fronte sanitario da parte del governatore regionale in orbace De Luca, che continua coi suoi proclami-diktat minacciosi e terroristici nei confronti delle masse popolari campane.
L’invito di alcune sette religiose rivolto ai propri fedeli perché si scambiassero in piazza segni di pace e l’incremento nella provincia di Salerno di casi di covid-19 diventavano il pretesto perché costui tornasse a chiedere l'ulteriore militarizzazione del territorio e l'intervento di altri 300 militari. Il che favoriva episodi come quello accaduto in pieno centro a Salerno, dove cinque carabinieri pestavano a sangue una persona fermata per strada con una tale ferocia da indurre la Procura salernitana a indagarli per lesioni aggravate, abuso di autorità e abuso d’ufficio.
Analogamente il neopodestà di Napoli Luigi De Magistris esternava il suo entusiasmo sui social
per aver ricevuto altri 51 agenti di polizia locale grazie all'intervento del ministro dell’Interno Lamorgese.
Le mani della camorra sulla città
I clan camorristici stanno marcando il territorio là dove le istituzioni nazionali e locali si perdono in chiacchiere senza intervenire a favore delle masse popolari, soprattutto nei quartieri periferici e popolari di Napoli. Come avvoltoi hanno approfittato dell'emergenza coronavirus per distribuire simbolicamente quegli aiuti alimentari che non arrivano dalle istituzioni e nel frattempo consolidano il loro controllo sul mercato nero delle apparecchiature sanitarie, soprattutto mascherine e respiratori.
Il 1 aprile il Commissario straordinario per l’Emergenza covid-19 denunciava che le 40mila mascherine inviate dalla Protezione civile in Campania non erano a norma (sic!). Praticamente una manna per la camorra: “una buona parte del business collegato ai beni primari è stato da tempo occupato dalle mafie - afferma il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho - e molte inchieste hanno dimostrato il controllo di importanti mercati all’ingrosso e di catene di distribuzione. I clan hanno necessità di collocare i soldi liquidi ed è per questo che approfittano anche della crisi in cui potrebbero trovarsi le aziende in seguito al blocco delle attività dovute alla pandemia, per agire come se fossero delle vere e proprie banche, sanno poi controllarle del tutto e trasformare gli imprenditori, una volta titolari delle aziende stesse, in prestanomi”. Si parla ormai di video confezionati ad hoc dalla camorra per spiegare come ottenere la spesa e i beni di prima necessità, ma anche guanti in lattice, mascherine, nonché alcool e amuchina, ormai introvabili, un modo per comprarsi il favore delle famiglie, soprattutto quelle più povere e disagiate, e assicurarsi più facilmente manovalanza, in particolare giovanile, da impiegare nelle numerose attività illecite, come lo spaccio.
Davide Palmisano dell’associazione antimafia “Libera” riferisce di una impennata nei furti di materiale sanitario come respiratori per l’ossigeno e mascherine di alta protezione rivenduto in nero e controllati proprio dalle organizzazioni criminali. A questo si aggiunge il pericolo serio di frodi comunitarie nel momento in cui partiranno i cospicui finanziamenti dell’Unione europea, soprattutto nel settore agricolo e delle energie rinnovabili. E sui tamponi la Procura i Napoli ha aperto un'inchiesta che per ora è contro ignoti.
De Magistris elogia la dittatura di Conte
La crisi economica in Campania non solo riguarda i lavoratori costretti al nero dai padroni, ma anche le piccole imprese, soprattutto quelle a conduzione familiare: “se non intervengono l’ombra della illegalità avanzerà inesorabile sulle nostre attività - afferma Vincenzo Schiavo, presidente Confesercenti Campania - il 50% delle imprese presenti nel nostro territorio rischia di fallire”. Inoltre serve la sicurezza sul luogo di lavoro ed evitare quello che è accaduto alla Sedy di Arzano, una delle grandi fabbriche con più di un migliaio di operai in provincia di Napoli, dove è morto un lavoratore per coronavirus il 30 marzo scorso.
Tutte situazioni che sembrano ancora una volta non essere prese in considerazione dai governi locali in camicia nera che anzi si immettono nel solco tracciato dall’esecutivo del dittatore Conte nel predisporre aiuti economici senza un piano di sviluppo straordinario che finalmente dia ossigeno al Nord Italia e risollevi il Mezzogiorno, equiparandolo al Settentrione.
De Magistris lancia il reddito di quarantena e nel frattempo sblocca dei fondi per 6 milioni di euro chiamato “fondo comunale di solidarietà” (delibera comunale n. 91/2020) così spiegato dall’ex pm: “vi sarà un conto corrente bancario dedicato in cui confluiranno risorse pubbliche e private con le quali, attraverso la consegna della carta della solidarietà, le persone censite che versano in condizioni di bisogno potranno fare acquisti, per loro gratuitamente, di generi di prima necessità. Questo fondo da ieri, grazie all'azione che noi sindaci abbiamo esercitato nei confronti del Governo, è finanziato anche da risorse statali”.
La Mostra d'Oltremare sarà il luogo, da inizio aprile, in cui convoglieranno tutti i generi di necessità: “Vorrei sottolineare quanto sia importante che il Presidente Conte abbia, di fatto, riconosciuto che i sindaci d'Italia sono i baluardi della tenuta democratica e della coesione del nostro Paese, consegnando a noi l'onere di far fronte, con poche armi, ad una tragedia sociale di dimensioni epocali”, ha affermato pomposamente De Magistris unendosi al codazzo dei supporter del premier, responsabile di aver sospeso di fatto fondamentali diritti costituzionali e svuotato la democrazia e il parlamento borghesi.
No al presidenzialismo e alla dittatura del premier e dei suoi lacchè De Magistris e De Luca
Le istituzioni nazionali e locali in camicia nera ancora devono decidere su reddito di emergenza o di quarantena, tenuto conto che verranno esclusi i lavoratori e le lavoratrici in nero dopo la dichiarazione del ministro agli Esteri Luigi Di Maio che, durante la trasmissione “Non è L’Arena” su La7 il 5 aprile li ha considerati alla stregua di delinquenti (“Chi svolge del lavoro in nero commette un reato”), non dicendo nulla sui padroni che li costringono a stare nell’economia sommersa.
Il PMLI ha lanciato la proposta più giusta, quella di un reddito di quarantena o di emergenza che dovrebbe essere almeno di 1.200 euro per tutti coloro che non hanno reddito né “ammortizzatori sociali” e dovrebbe durare finché dura l'emergenza coronavirus, incluso il tempo necessario alla ripresa effettiva del lavoro.
Nel contempo come ha affermato in alcuni comunicati la “Consulta popolare salute e sanità della città di Napoli” per affrontare un eventuale scoppio di pandemia, si potranno requisire ben 1.556 posti letto ad altrettanti ospedali privati o pubblico-privati. Ciò a conferma che non serve la militarizzazione del territorio o l’invio di “forze dell’ordine” come ripetono a squarciagola i lacchè di Conte, De Luca e De Magistris, ma destinare il denaro, tra l’altro, per l’immediato sviluppo della sanità campana per fronteggiare la pandemia da covid-19.
8 aprile 2020