Per i lavoratori dei paesi colpiti dall'epidemia del coronavirus
La Ue si accontenterebbe di racimolare solo 100 miliardi per la cassa integrazione
Il meccanismo Sure è una misura temporanea, selettiva e non universalista che aggrava il debito pubblico

 
Il fallimentare eurovertice del 26 marzo a fronte delle richieste di interventi tempestivi e massicci con strumenti comunitari straordinari per affrontare l'emergenza sanitaria e parare i colpi di quella imminente economica avanzate dai paesi in maggiore difficoltà come Italia e Spagna aveva rimandato ogni decisione collettiva e promesso solo di sostenere a livello comunitario l'azione individuale degli Stati membri, i loro interventi già messi in atto tra gli altri per attenuare i problemi sociali e occupazionali. “Ricorreremo nella misura necessaria agli strumenti dell'Ue per sostenerne l'azione”, affermava il comunicato finale del Consiglio Ue, senza specificare cosa intendesse per “misura necessaria”; non lo è certamente il varo del Fondo denominato “Sure”, con una dotazione di appena 100 miliardi di euro per finanziare gli ammortizzatori sociali nazionali, annunciato il 2 aprile dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Una misura costruita con un meccanismo complesso di avvio e gestione per un intervento temporaneo, selettivo, non universalista e di poco valore, briciole rispetto alle necessità e alla montagna di soldi che avevano tirato fuori la Ue e i singoli Stati per soccorrere le banche nella crisi di dieci anni fa.
Insomma, l'Europa dei monopoli e dei governi borghesi al massimo allenta e solo provvisoriamente alcune delle rigide misure economiche e finanziarie liberiste imposte collettivamente agli Stati membri e al massimo supporta strumenti di intervento nazionali in campo sociale quel tanto che pensa le possa bastare per coprire la sua natura borghese di fronte ai popoli, i cui interessi sono messi sotto i piedi dai governi nazionali europeisti o “sovranisti” senza differenza.
La presidente von der Leyen, che un giorno dichiara di appoggiare le esigenze dei paesi in difficoltà e un altro, anzi per altri due, difende le ragioni liberiste e rigoriste del gruppo dei paesi guidato dalla Germania, sbandierava che per affrontare la crisi coronavirus “servono solo le risposte più forti dobbiamo usare ogni mezzo a nostra disposizione”, ossia quelli già esistenti, come vogliono a Berlino, affinché “ogni euro disponibile nel bilancio dell'Ue venga reindirizzato per affrontare la crisi, ogni norma sarà facilitata per consentire ai finanziamenti di fluire rapidamente ed efficacemente”; ci mancherebbe che la Commissione negasse financo l'uso di tutti i soldi che i singoli paesi mettono nel bilancio Ue. Che servono però solo per mandare avanti la vita ordinaria della Ue e non possono bastare per l'emergenza.
Su questa linea nasce il Sure, una parola che in italiano vuol dire Sicuro (acronimo di Support to mitigate unemployment risks in emergency, ossia Supporto per mitigare i rischi di disoccupazione causati dall’emergenza Covid 19), allo scopo di
“mitigare gli effetti della recessione” permettendo “alle imprese di tornare sul mercato con rinnovato vigore”, precisava la von der Leyen, mentre i lavoratori “possono continuare a pagare l’affitto e a comprare ciò di cui hanno bisogno con un impatto positivo per tutta l’economia”, allontanando il pericolo di rivolte sociali.
I paesi Ue verseranno volontariamente 25 miliardi di euro in garanzie, in quale fondo non è ancora chiaro dato che il bilancio comunitario è da approvare, e il Sure con la garanzia dei contributi dei singoli Stati emetterà titoli comunitari con tripla A, a tassi bassissimi, per raccogliere risorse sui mercati, i 100 miliardi. Il tesoretto racimolato sarà girato ai Paesi che ne hanno bisogno per finanziare cassa integrazione o strumenti similari, con prestiti con scadenze a lungo termine. Si tratta di un prestito temporaneo e non di un finanziamento a fondo perduto e andrà compreso nell'ambito dei vincoli di bilancio europei, solo momentaneamente sospesi, e che intanto aumenterà il debito pubblico dello Stato che lo riceve.
Parte dei lavoratori sono già a casa, con le aziende chiuse per coronavirus, ma il meccanismo sarà operativo quando i paesi membri stanzieranno i 25 miliardi dei fondi di garanzia e potranno ricevere una quota proporzionate alla grandezza del prodotto interno lordo di ciascuna economia. Certo il sostegno al reddito di un lavoratore non ha lo stesso valore nei paesi Ue e non è ancora chiaro come il Sure terrà conto del diverso costo della vita tra la Germania e l'Italia, il Portogallo e la Grecia, come sono diversi all'interno degli stessi paesi i redditi tra lavoratori di grandi e piccole aziende e artigiani, ma non sia mai che nella Ue imperialista si dimentichino le differenze economiche e i conseguenti rapporti di forza tra paesi ricchi e poveri, anche quando si parla di solidarietà a tempo determinato.
Del pacchetto non farebbero parte fondi contro la povertà e l’esclusione sociale, anzi le disposizioni decise dalla Commissione prevedono di destinare all'emergenza sanitaria anche gli avanzi dei fondi destinati a altri capitoli di spesa quali fondo di sviluppo regionale, fondo sociale e fondo di coesione. Un po' poco, anche rispetto ai 2.770 miliardi di euro che fino “ad oggi l'Ue, e cioè le istituzioni europee e gli Stati membri, hanno mobilitato”, ricordava la von der Leyen per dire che “questa è solidarietà europea” e per nascondere quella che finora è la politica di ognun per sé dei governi borghesi europei, che singolarmente hanno mobilitato il doppio di quelli comuni della Bce.
Secondo il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni, l'ex premier italiano considerato uno dei padri del provvedimento, “Sure è la prima risposta comune dei Paesi europei” alla crisi, “il primo esempio concreto, un passo forse storico, e comincio a essere ottimista sul fatto che altri ne seguiranno”, come auspicato dal governo italiano nella trattativa in Consiglio europeo per l'adozione dei Coronabond comunitari, i Recovery Bond o strumenti similari, piuttosto che sull'uso dell'individuale Fondo salva stati, il Mes e le sue penalizzazioni. Dal Sure sembra che l'Italia potrebbe ricevere fino a 20 miliardi, da restituire a tempo debito, che tamponerebbero le spese degli ammortizzatori sociali per alcuni mesi; altre stime si fermano a meno di 10 miliardi, quanto cioè già stanziato dal governo Conte per i primi due mesi. In altre parole il Sure, ammesso che parta dopo il via libera dell'Eurogruppo e del Consiglio europeo, diventa una partita di giro per avere poco più dei soldi messi in cassa per farlo funzionare, ovvero una vera e propria presa di giro. Tutt'altro che un ammortizzatore sociale europeo.
Senza addentrarci in valutazioni sulla consistenza del pacchetto Sure rispetto all’enorme numero dei lavoratori colpiti dalla crisi e di quelli che lo saranno per lungo tempo a seguito della recessione che si profila, registriamo che allo stesso Gentiloni interessava sottolineare che “è il primo passaggio simbolico, forse storico, verso la messa in comune dell'impegno attuale e futuro” dei diversi Paesi dell'Unione. Ecco, è un gesto soprattutto simbolico e non quella misura necessaria in grado di aiutare i lavoratori dei paesi colpiti dall'epidemia del coronavirus.

8 aprile 2020