Linea criminale del sindaco per non fermare il giro di affari della borghesia
Sala: “Non abbiamo paura, Milano non si ferma”
Dopo il blocco delle attività non strategiche, il neopodestà conta di rimandare sui loro posti di lavoro i comunali under 50, a emergenza non ancora rientrata
Redazione di Milano
Il Covid-19, oscuro male dei nostri tempi, ha evidenziato che le istituzioni borghesi, dallo Stato alle Regioni, sono talmente subalterne agli interessi del capitale da non riuscire a intervenire sottraendosi a tali logiche nemmeno di fronte alla morte seriale alla quale stiamo assistendo.
La realtà, nuda e cruda da rilevare, è che certi provvedimenti, come la chiusura immediata delle attività commerciali, produttive e dei servizi/uffici non ritenute necessarie, riconoscendo la continuità salariale, contrastavano con quella legge non scritta, che per il capitalismo è sacra qual è la ricerca del massimo profitto.
A questa logica non si è sottratto il sindaco milanese del PD Giuseppe “Beppe” Sala, che ha mostrato ancora una volta il suo vero volto e che l’unico scopo della sua amministrazione sono gli affari, gli interessi economici e la tutela dei massimi profitti della grande borghesia, come dimostrato anche dalla condanna in primo grado dello scorso anno nel processo relativo alle ruberie nell’affare Expo 2015. In piena emergenza a fine febbraio, il sindaco pubblicava sui social un video denominato “Non abbiamo paura, Milano non si ferma” con lo scopo di combattere la paura nata con la diffusione del Coronavirus nel Paese, lanciando un accorato appello al governo affinché nella città di Milano si tornasse al più presto alla normalità.
L’appello è stato subito raccolto dal segretario del suo partito, nonché presidente della regione Lazio il PD Nicola Zingaretti, che si è recato sui Navigli luogo simbolo della movida milanese, particolarmente ricca, vivace e molto affollata per trascorrere una serata mondana, dove intervistato ha affermato ”che dopo aver letto l’appello di Sala era necessario dare un segnale di speranza, per continuare a vivere”. È sempre con lo stesso metodo di valutazione colposa che il 2 marzo su proposta dell’attuale ministro alla cultura del governo Conte 2 Dario Franceschini del PD, il sindaco Sala ha fatto riaprire i musei civici comunali, e di conseguenza anche quelli privati, utilizzando sì distanziatori da un metro nelle file per i biglietti e il contingentamento dei visitatori per sala ma mettendo così in serio pericolo la salute dei lavoratori e dei visitatori. Comportamenti da criminali seriali che hanno indotto molti milanesi incoscienti a sottovalutare la grave emergenza, col risultato che a distanza di un mese il capoluogo lombardo ha registrato centinaia e centinaia di morti e migliaia di contagiati.
A distanza di un mese, nel bel mezzo della pandemia, Sala in un altro video ha invocato una graduale riapertura a tappe forzate, e in particolare (cosa a lui molto cara) “la ripartenza dell’economia”, perché “Io mi devo occupare di quel piccolo tessuto economico e culturale che è in gran parte la vita di una città come Milano”. Ha parlato di un percorso verso la normalità rimandando al lavoro migliaia di dipendenti comunali, (riaprendo i molteplici servizi dedicati al pubblico) a cominciare da quelli con età inferiore ai 50 anni. Un comportamento vergognoso da pericolo pubblico che disprezza la vita umana, non solo dei dipendenti comunali, ma di tutta la popolazione della città di Milano.
Quantunque appaia di continuo sui social-network, il sindaco “digitale”, non si è degnato per tutto marzo di comunicare i dati dei contagiati e dei morti a Milano. Soltanto il 2 aprile l’assessore ai Servizi Civici Roberta Cocco, su pressione di popolazione e giornalisti, ha diffuso i dati dei decessi in città, numeri che testimoniano un aumento di ben 1.200 morti rispetto allo stesso dato del marzo 2019. Spaventosi i numeri dei decessi con una media giornaliera, superiore ai 140 morti sin dai primi di marzo, con punte di 228 decessi registrati negli ultimi giorni, tant’è che al Cimitero Maggiore si stanno preparando gli scavi per le inumazioni multiple delle bare.
Nonostante questi numeri agghiaccianti, che provano la gravità del contagio e dimostrano che siamo ancora in piena situazione emergenziale, il sindaco Sala insiste sul ritorno immediato al lavoro. Ci vuol tanto per capire che rimettendo in servizio - a emergenza epidemiologica non rientrata - lavoratori di una fascia di età meno a rischio, questi possano a loro volta diventare veicolo di contagio per chi li aspetterà a casa, tra i quali ci sono spesso persone che corrono un alto rischio di contrarre la micidiale polmonite interstiziale da Covid-19?
15 aprile 2020