Intervento della Cellula “Vincenzo Falzarano” di Fucecchio del PMLI
Non abbiamo bisogno del sindaco-sceriffo
Il consiglio comunale approva all'unanimità il Daspo Urbano. Alcune settimane prima era andato a controllare gli scontrini davanti al supermercato
Pubblichiamo l'intervento dei marxisti-leninisti di Fucecchio (FI) sull'introduzione del Daspo Urbano nella loro città, ripreso e pubblicato integralmente sui due più importanti giornali locali online, “gonews” e “il cuoio in diretta”.
Redazione di Fucecchio
A Fucecchio il consiglio comunale ha votato all'unanimità l'istituzione del Daspo urbano, introdotto durante il governo Gentiloni da Minniti, il ministro dell'Interno del PD che piaceva tanto al “centro-destra”. Un dispositivo mantenuto ed esteso nei “decreti sicurezza” firmati da Salvini con il primo governo Conte. Perciò non ci meraviglia affatto che l'applicazione nella nostra cittadina sia stata approvata, oltre che dalla maggioranza di “centro-sinistra”, anche dai partiti più reazionari e xenofobi del “centro-destra”, con voto “bipartisan”.
Il Daspo urbano riprende quello applicato negli stadi contro gli ultras violenti e lo estende potenzialmente a chiunque possa rappresentare, a richiesta dei sindaci, un “pericolo” per la “sicurezza” e il “decoro” della città. Per esempio migranti senza permesso di soggiorno, poveri senza fissa dimora, rovistatori nei cassonetti, writers, accattoni, venditori abusivi, sfrattati occupanti di case vuote, ma anche manifestanti che con la loro stessa presenza impediscono la “libera fruizione degli spazi pubblici”, e così via.
Il sindaco PD Alessio Spinelli lo ha presentato come “un istituto che va a tutelare ancora di più la libertà e la sicurezza dei cittadini e a garantire il decoro urbano della nostra città” e si vanta pure di averlo esteso il più possibile, con la creazione di “zone rosse” in tutto il territorio comunale. Quindi il pericolo sono il migrante che chiede spiccioli davanti al supermercato, il venditore ambulante senza permesso, il senza casa che dorme in auto?
Non esiste alcun obbligo d'inserire questa misura nei regolamenti comunali; nella nostra piccola città, inoltre, non esiste alcuna “emergenza sicurezza”. Una amministrazione che in questi anni a parole si è detta sensibile ai temi dell’accoglienza, della solidarietà e della tolleranza, decide di assumere, e alimentare, la retorica della paura, dell’insicurezza, della diffidenza. Un discorso politico che genera odio, discriminazione, guerra tra poveri, e legittima iniziative autoritarie, squadristiche e delatorie come ad esempio le “ronde padane” e “per la sicurezza”, “il controllo di vicinato”.
Il Daspo urbano concede ai sindaci poteri che per le nostre leggi spetterebbero ai questori trasformandoli in sceriffi e permette di allontanare anche chi ancora deve essere condannato con sentenza definitiva. Insomma, proprio quelli che si proclamano fieramente “garantisti” e invocano il principio di innocenza fino al terzo grado di giudizio e anche oltre quando si tratta di soldi rubati dalla Lega o degli intrallazzi della banda di Renzi, sono gli stessi che sono pronti a mettersi sotto i piedi la stessa presunzione di innocenza quando si tratta invece di tossicodipendenti ed emarginati sociali.
Quello dei sindaci-sceriffi è sempre stato un cavallo di battaglia della Lega già dai tempi di Maroni, in seguito fatto proprio dal PD. Una figura che piace molto a Spinelli che con le sue iniziative ha avuto l'”onore” di balzare all'attenzione delle cronache nazionali. Come poche settimane fa, quando con la scusa del Coronavirus è andato davanti al più grande supermercato di Fucecchio a controllare gli scontrini offendendo chi aveva fatto pochi acquisti, arrogandosi poteri che non gli competono e senza considerare che ci sono molti cittadini che non possono spendere in una sola volta centinaia di euro.
Alla base c'è una visione securitaria e reazionaria della società, dove il disagio sociale e giovanile e le problematiche generate dal sistema capitalistico (disoccupazione, precariato, povertà, difficoltà abitative) vengono combattute con la repressione nascondendole sotto il tappeto, allontanandole dal centro cittadino, dai luoghi sociali, dai quartieri e dalle zone residenziali più ricche, ma senza pensare minimamente di risolverle o affrontarle. Non abbiamo bisogno di un sindaco sceriffo (come ormai lo chiamano tutti). No al Daspo urbano e al controllo di vicinato, meno telecamere, più interventi sociali a favore del lavoro, delle donne, dei giovani, degli anziani, della casa, dell'inclusione sociale.
6 maggio 2020