Flash-mob promosso da Fp Cgil e Uil Fpl
Protesta dei lavoratori della sanità in Piemonte
Criticano la giunta regionale che non li protegge dal coronavirus
I sindacati piemontesi della sanità Fp Cgil e Uil Fpl hanno promosso lo scorso 30 aprile una serie di mobilitazioni in varie località del Piemonte per protestare contro la giunta regionale di “centro-destra” retta da Alberto Cirio, accusata dai lavoratori del settore sanitario di avere affrontato l'emergenza coronavirus in modo del tutto inadeguato: in particolare i lavoratori accusano la regione di carenze nella fornitura e distribuzione di dispositivi di protezione individuale ai lavoratori della sanità, di avere fornito un numero insufficiente di tamponi e di test sierologici, di non avere dato seguito all'assunzione del personale promessa e, infine, della mancata attivazione, da parte della stessa, di un tavolo di confronto tra sindacati e regione per garantire risorse economiche aggiuntive da destinarsi al personale.
All'ospedale Molinette di Torino (il più grande del Piemonte e uno dei più importanti d'Italia) si è svolta la mobilitazione più grande, con alcune centinaia di lavoratori - medici, infermieri, operatori socio sanitari, impiegati e tecnici - hanno organizzato un flash-mob davanti all'entrata principale della struttura sanitaria: con le mascherine sul viso, in silenzio, hanno manifestato sventolando le bandiere dei sindacati distribuendo volantini dove c'era scritto “Eravamo eroi nei titoloni, ci hanno trattato da straccioni
“.
Analoga manifestazione si è svolta davanti all'ospedale di Rivoli, a pochi chilometri dal capoluogo piemontese, dove i lavoratori avrebbero voluto anche riunirsi in assemblea, ma la locale Asl ha espressamente vietato ai lavoratori questo diritto, un fatto molto grave per i rapporti sindacali, dietro al quale non è difficile vedere la mano della giunta regionale.
A Cuneo la protesta ha unito i lavoratori della sanità pubblica e quelli della sanità privata del gruppo Amos, i quali, a decine, hanno pubblicato fotografie che li riprendevano con cartelli tipo: “Oggi curo e protesto
“ e “La fortuna non è un dispositivo di protezione
“.
Diktat polizieschi antisciopero
A Vercelli la questura, in spregio ai più elementari loro diritti, ha vietato ai lavoratori della sanità qualsiasi tipo di manifestazione, per cui si sono dovuti limitare a esporre uno striscione sulla facciata dell'ospedale Sant'Andrea dove si poteva leggere “Eravamo invisibili, ora siamo eroi. Basta ipocrisie, siamo lavoratori
“.
Davanti all'ospedale Cardinal Massaia di Asti si è potuto, invece, svolgere un flash-mob con striscioni dove c'era scritto “Meno calcio, più sanità
“ e “I santi sono in cielo, agli eroi si dedicano statue. I sanitari sono 'uno di voi'
“.
Anche nelle province di Alessandria, Novara, Biella e Verbano-Cusio-Ossola si sono svolte proteste collettive e individuali da parte degli operatori sanitari, nonostante i divieti delle questure che hanno calpestato i più elementari diritti dei lavoratori e nonostante l'aperta ostilità delle aziende sanitarie.
La protesta degli operatori sanitari, comunque, si è fatta sentire ovunque nel Piemonte, ed è una protesta evidentemente assai temuta sia da Cirio, che ha cercato in ogni modo di ostacolarla tramite le locali Asl, ma anche da Conte, che a sua volta ha scatenato le questure contro i lavoratori con il pretesto dell'ordine pubblico nel tentativo - illegale, incostituzionale e alla fine fallimentare - di chiudere loro la bocca.
13 maggio 2020