Salvini e Fontana brindano all'elezione di Bonomi a presidente della Confindustria
Con ben 123 voti su 193, Carlo Bonomi, titolare della Synopo, una piccola impresa del settore biomedicale con soli 8 dipendenti, nonché presidente di Assolombarda dal 2017, il 16 aprile è stato eletto al vertice di Confindustria, la principale delle associazioni degli imprenditori italiani.
Una carriera, quella del piccolo industriale di Crema (lì è nato nel 1966), costruita tutta all'interno di Assolombarda che lo ha visto protagonista nelle varie assise confindustriali di violente campagne antisindacali e contro i diritti dei lavoratori.
Bonomi è l'espressione della corrente di destra più ultraliberista e antioperaia dell'associazione padronale coalizzata attorno al cosiddetto “modello Lombardia”.
Sostenuto da tutti i più grandi pescecani capitalisti a cominciare da Gianfelice Rocca, Marco Tronchetti Provera, Diana Bracco, e Emma Marcegaglia; sponsorizzato a livello politico dall'aspirante duce d'Italia Matteo Salvini e dal governatore lombardo Attilio Fontana, che hanno festeggiato a lungo la sua elezione, e Osannato quasi ogni giorno dal Corriere della Sera: Bonomi rappresenta di fatto una sorta di “partito dei padroni”.
Un “partito” che aspira a trattare direttamente col potere politico ridimensionando fortemente il ruolo dei sindacati e che vede nell'emergenza sanitaria in atto in tutto il Paese “una grande occasione per cambiare l'Italia”.
Secondo Bonomi serve infatti una nuova “classe dirigente all’altezza”. In grado di assicurare agli imprenditori un ruolo di primo piano sulla scena politica.
Un progetto pericolosissimo che, grazie anche all'opportunismo dei partiti della “sinistra” borghese, punta a colpire ancora più duramente i lavoratori minando ancora più in profondità i sacrosanti e fondamentali diritti al lavoro, alla salute e alla sicurezza piegandoli alle esigenze del massimo profitto.
Non a caso i commenti più entusiastici alla notizia della sua elezione arrivano da tutto il “centro-destra” con alla testa Salvini e il governatore Fontana secondo i quali: “Ci sarà bisogno di tutti, e a maggior ragione di imprenditori e industriali coraggiosi per far ripartire il nostro Paese... Il fatto di avere ai vertici di Confindustria un presidente della nostra regione è per tutti noi un motivo di soddisfazione in più, così come proprio l’importante esperienza maturata a Milano gli consentirà di ricoprire questo incarico con quella concretezza tipica dei lombardi”.
Commenti in piena contraddizione con la falsa narrazione di “partito del popolo” di cui cianciano Salvini e Lega che invece sono apertamente schierati coi padroni.
Col “partito dei padroni” ci sono anche la ducetta di Fdi, Giorgia Meloni, che garantisce "piena collaborazione con chi crea occupazione e rappresenta il made in Italy nel mondo. E saremo ancora più determinati nell'impegnarci per vincere tutti insieme le difficili sfide che attendono l'Italia nei prossimi mesi: far ripartire l'economia e tutelare le imprese e il lavoro"; e Berlusconi che attraverso Instagram augura: "Buon lavoro a Carlo Bonomi, chiamato a svolgere un compito che oggi è particolarmente delicato. Sono certo che saprà farlo con l'autorevolezza che ha dimostrato alla guida di Assolombarda".
No a caso poche ore dopo la sua elezione Bonomi, nel discorso con cui, di fatto, ha inaugurato i suoi quattro anni di mandato come presidente di Confindustria, ha subito rilanciato la “tipica concretezza dei lombardi” attaccando a testa bassa sindacati e governo e chiedendo meno vincoli, meno controlli e mano libera per avviare l'immediata riapertura delle aziende.
“Occorre far riaprire le produzioni – ha tuonato Bonomi - Il tempo è il nostro nemico. La voragine del Pil è tremenda, è una grande occasione per cambiare l'Italia. Far indebitare imprese non è la strada giusta... La politica ci ha esposto ad un pregiudizio fortemente anti-industriale che sta tornando in maniera importante in questo Paese... non pensavo di sentire più l’ingiuria che le imprese sono indifferenti alla vita dei propri collaboratori. Sentire certe affermazioni da parte del sindacato mi ha colpito profondamente. Credo che dobbiamo rispondere con assoluta fermezza” rivendicando con forza un posto “al centro del tavolo in cui la politica decide il metodo delle prossime riaperture economiche”.
Secondo il nuovo boss degli industriali il contesto italiano (burocrazia, la lentezza della giustizia civile, fisco complesso e contraddittorio e via dicendo) non aiuta lo spirito imprenditoriale. Occorre, ha messo nero su bianco Bonomi nel suo programma: “una grande idea di alleanza pubblico-privata per far ripartire l'Italia”.
Un programma condiviso anche dal ministro Pd dell'Economia e Finanze Roberto Gualtieri secondo il quale: "La designazione di Bonomi a presidente di Confindustria arriva in uno dei momenti più impegnativi della storia italiana del dopoguerra. Le aziende e i lavoratori italiani si trovano di fronte a una sfida senza precedenti: sconfiggere il virus, proteggere la nostra capacità industriale e gestire una graduale ripresa delle attività produttive in condizioni di sicurezza... Sono convinto che il dialogo e la cooperazione con Confindustria proseguirà in maniera proficua per consentire al Paese di raggiungere l'obiettivo comune di superare questa crisi e costruire le condizioni per la ripresa".
Sulla stessa linea anche il segretario Nicola Zingaretti: "Confido che le imprese saranno protagoniste della ricostruzione di un clima unitario e di concordia per favorire la ripartenza... uniamo le forze, faremo un'Italia piu' forte con investimenti e attenzione alle imprese da salvare oggi e da rilanciare domani”.
13 maggio 2020