Appoggiamo le rivendicazioni delle infermiere
Al centro salario e aumento degli organici. DL “Rilancio” insufficiente. Serve la mobilitazione
Ogni anno il 12 maggio si celebra la Giornata Internazionale delle infermiere e degli infermieri e la Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI), per la prima volta nella storia, l'ha fatto virtualmente, con iniziative on line, per diffondere contenuti inediti dedicati alla professione che con la pandemia Covid-19 è tornata prepotentemente di attualità.
Quest'anno è stato centrale il ruolo del personale infermieristico nel contrastare il virus, in una situazione eccezionale per il nostro Paese, ma che ha messo a nudo tutte le criticità di una professione oggetto – come tutto il comparto della sanità – di enormi tagli nel corso degli ultimi decenni che hanno prodotto pesanti carenze di personale, di dispositivi di protezione, di attrezzature e strutture praticamente ovunque su tutto il nostro territorio nazionale.
Per la FNOPI, investire sul personale sanitario, a partire da quello infermieristico, e dare piena attuazione al Patto per la salute approvato a fine 2019, è il modo migliore per fare tesoro di questa drammatica crisi, per ripensare e innovare strutturalmente il nostro Servizio Sanitario Nazionale, per dare nuove speranze e migliorare l’assistenza a tutti, senza distinzioni o disuguaglianze di sorta.
Le richieste delle infermiere e degli infermieri al governo
Barbara Mangiacavalli, presidente della FNOPI, in una recente intervista ha sottolineato che a partire dal 21 febbraio, giorno nel quale la pandemia da coronavirus è esplosa nel nostro Paese, infermieri e medici sono stati definiti “eroi”, a loro sono stati dedicati flashmob e murales; tuttavia essi sono ancora troppo spesso sottovalutati e messi in condizioni tali da non poter svolgere al meglio il loro importante lavoro, fondamentale anche nell'assistenza ad anziani, malati cronici, persone non autosufficienti, che altrimenti rimarrebbero sole ad affrontare i loro bisogni di salute, in assenza delle sempre più esili spalle dei familiari che spesso si caricano il pesante fardello dell'inconsistente sanità capitalistica.
La denuncia della Mangiacavalli inizia dalla conta di contagiati e decessi: almeno 11 mila affetti da Covid in continuo aumento, con 40 decessi dei quali 4 suicidi poiché lo stress di un lavoro che supera ogni limite di sopportazione fisica e psicologica e la elevata paura del contagio data la consapevolezza di essere mal protetti dalla scarsità di mascherine e degli altri dispositivi di sicurezza, hanno portato a gesti estremi come questi.
“Nel 2020 - aggiunge Mangiacavalli - chiediamo a tutti i Paesi di investire in infermieri come parte del loro impegno per la salute per tutti”. Gli infermieri e le infermiere chiedono in sostanza al governo di mantenere le promesse fatte durante la pandemia, rivedendo innanzitutto la consistenza degli organici, la retribuzione del personale ed anche l'iter formativo con specializzazioni aggiornate alla nuova situazione generale.
Secondo un rapporto dell'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, il numero degli infermieri nel mondo sarebbe aumentato di 4,7 milioni in 5 anni. Tuttavia la stessa OMS stima che ne mancherebbero ancora 5,9 milioni per far fronte alle necessità di base, di questi ben 53 mila in Italia. Un gap da sanare nell'immediato, andando anche ad invertire la tendenza della programmazione di laurea infermieristica che negli atenei è sempre offerta al ribasso. Questo è un punto fondamentale della piattaforma rivendicativa.
Inoltre, oggi chi esercita la professione infermieristica è spesso precario, con retribuzioni scarse e con contratti scaduti da anni nel privato. La retribuzione media del personale sanitario del comparto, esclusi i dirigenti, è di 33.317 euro annuo, mentre la diminuzione del personale in sanità, tra il 2009 e 2018, è stata di 44 mila unità. E intanto il personale invecchia, con un'età media di 50,7 anni. I precari sono circa 35 mila, e le cose nel settore privato sono ancora più drammatiche poiché ci sono poi circa 40 mila infermieri della sanità privata che da oltre 13 anni aspettano il rinnovo del contratto nazionale e che si preparano allo sciopero nazionale. A fronte di questa situazione, la segretaria generale della Funzione Pubblica CGIL ha affermato proprio il 12 maggio: “o si apre il confronto su come si danno risposte ai lavoratori della Sanità o siamo pronti a proseguire la mobilitazione che non abbiamo dismesso neanche nell'emergenza pandemica”.
Oggi un infermiere guadagna in media tra i 1.200 ed i 1.600 euro a fronte di quella che è la sua professione, ed oltre ad un giusto aumento salariale, la FNOPI rivendica a ragione un'area contrattualistica specifica, un'indennità infermieristica al pari di quella riconosciuta ad altre categorie sanitarie, normative più chiare e stringenti per il riconoscimento della malattia professionale e l'aggiornamento della normativa sull'accesso alla direzione di servizi alla persona.
L'appello si sostanzia nel pretendere che siano realizzate le promesse fatte, anche perché se esse resteranno lettera morta, l'impossibilità di gestire tutte quelle prestazioni sanitarie annullate o rinviate in questi mesi - al netto di una sempre possibile ripresa dell'impatto Covid - rappresenterà una nuova emergenza sulle spalle dei soliti, pazienti non curati e personale sanitario ancora sotto un insostenibile stress lavorativo.
Mangiacavalli chiude la sua intervista dichiarando che ”ci sarà un dopo e guardando agli errori del passato non bisognerà più ripeterli. Noi saremo vigili ed attenti affinché ciò non accada. Queste richieste saranno la nostra 'medaglia'”.
Giusto! Le rivendicazioni delle infermiere e degli infermieri devono essere appoggiate senza esitazioni; da un lato per il diritto ad un lavoro stabile e tutelato in condizioni di sicurezza, dall'altro perché ottenendole ne beneficerebbero tutti i pazienti, e quindi l'intera popolazione del nostro Paese.
L'insufficienza delle misure contenute nel DL “Rilancio” e la mobilitazione
Secondo la FP CGIL le risposte contenute nel Decreto “Rilancio” sono insufficienti per far fronte anche ad una minima parte delle rivendicazioni del lavoratori della sanità, in particolare su salario, complici assurde restrizioni, limiti e tetti intollerabili alla contrattazione imposti dal ministero dell'Economia.
Nonostante l'apprezzamento sulla direzione intrapresa dal ministro Speranza di finanziare, dopo decenni di tagli, il SSN, è bene ricordare che anche questa misura è scarsa ed insufficiente, poiché gli investimenti previsti non coprono neanche l'entità degli ultimi tagli, scalfendo appena la drammatica situazione dei lavoratori della sanità coi loro turni massacranti. I fondi destinati dal governo alla Sanità pubblica diventano poi quasi insignificanti se proiettati nel futuro in una ottica di incremento stabile degli organici e del ripristino capillare dei servizi e delle strutture sanitarie sui territori, in particolare nel Sud la cui situazione disastrosa è nota a tutti da decenni.
Maurizio Landini, leader della CGIL, proprio il 12 maggio ha affermato che gli infermieri “non sono eroi per un giorno, ma lavoratrici e lavoratori con diritti tutti i giorni. Va ricordato anche domani: il loro lavoro è prezioso e va difeso, valorizzato e tutelato”. Concordiamo, ma allora sarà il caso di muoversi, altrimenti anche questo resterà semplicemente l'ennesimo post celebrativo di retorica inconcludente.
Nel frattempo la FP CGIL di Napoli ha tenuto nonostante i divieti un presidio sotto la prefettura del capoluogo partenopeo a sostegno dello stato di agitazione dei lavoratori della sanità privata accreditata e delle Rsa proclamato per il mancato rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Erano presenti una cinquantina tra delegati e lavoratori, che non hanno esitato a mobilitarsi dopo aver ricevuto la notizia del mancato accordo al tentativo obbligatorio di conciliazione con le controparti datoriali per un rinnovo contrattuale il cui ritardo lascia da 14 anni questi lavoratori senza aumenti salariali.
È giusto combattere insieme per il riconoscimento di pari trattamento e pari dignità per i lavoratori del settore privato rispetto al settore pubblico, fino allo sciopero di settore fissato per il 18 giugno prossimo; la stella polare delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità e del sindacato, dovrebbe essere però la conquista di un sistema sanitario nazionale completamente pubblico ed estraneo alle logiche del mercato che oggi lo regolano assieme al “mercato” dei farmaci, considerati merci alla stessa stregua degli altri beni di consumo.
20 maggio 2020