Le accuse sono corruzione, falso ideologico e rivelazione di segreto di ufficio
Chiesto dal Gip l’arresto dei parlamentari forzisti Cesaro e Pentangelo
I due compari si coprono dietro l’immunità parlamentare. Indagato il capogruppo PD alla regione Casillo
Redazione di Napoli
Il Giudice per le indagini preliminari (Gip) del Tribunale di Torre Annunziata, Maria Concetta Criscuolo, ha accolto le richieste della Procura vesuviana effettuando, lo scorso 15 maggio, decine di arresti e diverse ordinanze di custodia cautelari nei confronti di imprenditori, funzionari pubblici e liberi professionisti.
I reati contestati dal titolare dell’indagine, il Pubblico ministero (Pm) Pierpaolo Filippelli, sono corruzione propria, falso ideologico in atto pubblico e rivelazione di segreto di ufficio cui sono seguite anche sequestri di notevoli somme di denaro e di altri beni, proventi per lo più della amplissima rete di corruzione che ha coinvolto anche due parlamentari di Forza Italia, il senatore Cesaro e il deputato Pentangelo.
I due ex presidenti della provincia di Napoli, destinatari di due ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, si coprono, per ora, dietro l’immunità parlamentare, ma le accuse sono particolarmente gravi e portano ai rapporti con l’imprenditore Adolfo Greco, già destinatario nel 2018 di una ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di estorsione con aggravante camorristica e nel 2019 per concorso esterno in associazione camorristica per i rapporti con il clan dei Casalesi, in particolare con il gruppo Zagaria.
Punto centrale dell’inchiesta è il tentativo da parte delle istituzioni locali in camicia nera di riconvertire l’ex area industriale Cirio, dismessa, e creare non nuove forme di occupazione ma una edilizia residenziale speculativa per fare sorgere 330 appartamenti.
La piovra camorristica non ci mette molto tempo ad agguantare il denaro destinato all’area sita a Castellammare di Stabia, l’ex Stalingrado del Mezzogiorno. Proprio il plurinquisito pescecane Greco presentava un progetto di recupero e riqualificazione della zona e si accordava nel 2013 con il consigliere regionale Mario Casillo, capogruppo del PD, “affinché intervenisse - afferma una nota stampa della procura oplontina - sugli esponenti di tale partito politico per il ritiro di numerosi emendamenti proposti nel corso dell’iter modificativo della legge”. In cambio di tale condotta lo stesso capogruppo chiedeva l’affidamento dei lavori di impiantistica elettrica a una ditta indicata da un esponente politico stabiese del PD, tale Gennaro Iovino. Ma il progetto sfumava e, dopo questo fallimento, Greco e compari cambiavano referente politico rivolgendosi a Antonio Pentangelo (FI) all’epoca vicepresidente della provincia di Napoli dal quale otteneva la nomina di un commissario ad acta nell’agosto 2015 – nella persona di Maurizio Biondi, architetto, agli arresti domiciliari dopo la misura del Gip - per il rilascio del permesso a costruire. Ma Biondi risultava uomo forte collegato anche all’attuale parlamentare di Forza Italia Luigi Cesaro (ex autista del boss della camorra Raffaele Cutolo) da uno stretto rapporto personale e professionale e al figlio di questi con cui proprio Biondi condivideva lo studio professionale.
Per tale nomina pilotata Greco e compari corrispondevano a Pentangelo un orologio Rolex di ingente valore e a Cesaro 10mila euro in contanti; al partito di Berlusconi veniva inoltre concesso un immobile nella centrale piazza Bovio n. 8 a Napoli da adibire a locale sede di Forza Italia dimezzando quasi il canone locativo, promettendo di fornire sostegno per la campagna regionale del 2015 al figlio di Cesaro.
La tela corruttiva non si fermava con Greco che corrispondeva altri 12mila euro a Biondi e 8mila a un altro ingegnere al fine di avere la determinazione commissariale che di lì a poco Greco ottenne. Per chiudere il cerchio, Greco aveva poi allargato a macchia d’olio successivamente la corruzione “agganciando” anche alcuni impiegati dell’Agenzia delle Entrate (tutti arrestati) per ammorbidire le verifiche fiscali sulle sue aziende.
Oltre alle misure cautelari disposte, la Procura di Torre Annunziata ha indagato il capogruppo del PD alla Regione Campania, Mario Casillo, e il suo capobastone locale, Gennario Iovino, per il delitto di traffico di influenze illecite per cui, nonostante non sia prevista la misura cautelare, la pena è fino a quattro anni e sei mesi di reclusione.
Nicola Morra (M5S), presidente della Commissione parlamentare Antimafia, ha chiesto le dimissioni di Pentangelo dalla Commissione stessa.
Ancora una volta emerge il malaffare collegato a doppio filo con la camorra e i pescecani imprenditoriali che niente hanno a che fare col rilancio di una delle zone industriali più importanti della provincia di Napoli, l’area stabiese. Solo speculazione edilizia e nessuna riconversione dell’area con una nuova e moderna industrializzazione che porti finalmente posti di lavoro ai numerosi giovani disoccupati che dalle pendici del Vesuvio sono costretti ogni anno a emigrare per essere sfruttati o supersfruttati nei paesi dell’Unione europea imperialista.
Per l’area torrese-stabiese serve lavoro, sviluppo e industrializzazione per sconfiggere la piovra camorristica e i suoi lacchè che ancora opprimono i bellissimi territori vesuviani.
20 maggio 2020