“Arresti preventivi” a Bologna
12 anarco insurrezionalisti accusati di terrorismo e eversione
All'alba del 13 maggio su ordine del Pubblico ministero (Pm) Stefano D'Ambruoso il Raggruppamento operativo speciale (Ros) dei carabinieri di Bologna, ha arrestato 12 attivisti del circolo 'Il Tribolo' di via Donato Creti.
L'operazione, denominata “Ritrovo”, è stata estesa con delle perquisizione anche a Firenze e Milano e ha portato a sette misure di custodia cautelare in carcere, cinque sottoposizioni all’obbligo di dimora nel comune di Bologna, di cui quattro con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Gli indagati, che secondo la procura felsinea sono tutti riconducibili all'area degli anarco insurrezionalisti, sono accusati di aver promosso e organizzato: "un'associazione finalizzata al compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico dello Stato italiano, con l’obiettivo di affermare e diffondere l’ideologia anarco-insurrezionalista, nonché di istigare, con la diffusione di materiale propagandistico, alla commissione di atti di violenza contro le Istituzioni politiche ed economiche dello Stato impegnate nella gestione dei Centri Permanenti di Rimpatrio e nella realizzazione di politiche in materia migratoria".
Alla base dell'inchiesta ci sarebbero gli attentati incendiari del 15 e 16 dicembre 2018 contro ripetitori di reti televisive, ponti radio delle forze di polizia e antenne di ditte che forniscono servizi di intercettazioni e di sorveglianza audio-video situati in via Santa Liberata, sui colli bolognesi, nei pressi di Monte Donato.
Sul posto i carabinieri trovarono anche alcune scritte inneggiati alla lotta contro la detenzione a firma anarchica fra cui: "Spegnere le antenne, risvegliare le coscienze solidali con gli anarchici detenuti e sorvegliati".
L'azione venne correlata anche con le proteste contro la riapertura del Cpr, il centro per il rimpatrio in via Mattei.
Secondo gli inquirenti gli arrestati, che fra l'altro sono anche accusati di avere sostenuto la rivolta nel carcere di Bologna all'inizio di marzo, nel pieno dell'emergenza coronavirus, avrebbero dato vita a "un'articolata trama di rapporti tra gli attuali indagati e diversi gruppi affini, operanti in varie zone del territorio nazionale" con lo scopo di "contrastare, anche mediante ricorso alla violenza, le politiche in materia di immigrazione e, in generale, le istituzioni pubbliche ed economiche, con indicazione di obiettivi da colpire e le modalità di azione".
Tra le azioni prese in considerazione per la formulazione delle pesantissime accuse ci sono anche i cosiddetti cortei non autorizzati per impedire l'apertura dei centri permanenti di rimpatrio e di contrasto alla legislazione fascista del governo sulla gestione dell'immigrazione; danneggiamenti ad edifici pubblici, la campagna contro la legislazione carceraria e quella contro la Banca popolare dell'Emilia-Romagna. Tutto con il supporto e la "realizzazione e diffusione, anche con l'uso di strumenti informatici, di opuscoli, articoli e volantini dal contenuto istigatorio, tesi ad aggregare nuovi proseliti impegnati nelle loro 'campagne di lotta antistato.'".
Secondo gli inquirenti tutti gli indagati avrebbero partecipato inoltre a “violenti scontri con le forze dell'ordine provocando danni a condomini ed edifici pubblici, con scritte minatorie e offensive nei confronti delle istituzioni dello Stato”.
Insomma le stesse accuse formulate in base all'articolo 270 bis che prevede “l’associazione con finalità di terrorismo e di eversione dello Stato democratico, per azioni violente, cortei e occupazioni contro i Cie” contestate nel 2011 dalla stessa procura felsinea agli attivisti del circolo “Fuoriluogo” in Via San Vitale durante le operazioni di sgombero.
Accuse che allora come oggi appaiono del tutto pretestuose come conferma l'esito dei processi di primo e secondo grado in cui tutti gli imputati del 2011 sono stati assolti.
Dunque è molto probabile che anche gli arresti di oggi siano stati eseguiti con una tempistica a dir poco sospetta e a chiaro scopo preventivo e intimidatorio in base ai fascistissimi decreti Salvini non tanto e non solo per “punire i responsabili degli attentati incendiari e dell'eversione” ma più verosimilmente per lanciare un avvertimento contro chiunque osa ribellarsi contro il governo del dittatore antivirus Conte come si evince dalla stessa ordinanza di custodia cautelare in cui si sottolinea che le misure cautelari si sono rese necessarie anche in un’ottica di “strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturibili dalla particolare situazione emergenziale, possano insediarsi altri momenti di più generale campagna di lotta antistato”.
La classe dominante borghese e i suoi lacché sanno molto bene che l’emergenza sanitaria non ha annullato né le disuguaglianze sociali e territoriali, che anzi sono aumentate, né le classi e la lotta di classe che cova sotto la cenere ed pronta a riesplodere come dimostrano le lotte degli operai, disoccupati, personale sanitario e dei milioni di nuovi poveri che questa spaventosa crisi economica legata alla pandemia ha creato.
20 maggio 2020