Promosso da Usb-Lavoro Agricolo Nazionale
Sciopero dei braccianti: “Nelle campagne marciscono i diritti”
Lo sciopero dei braccianti proclamato il 21 maggio dalla “Unione Sindacale di Base Lavoro Agricolo Nazionale” contro il Decreto Rilancio del governo Conte, la mancata regolarizzazione di tutti gli invisibili e in difesa dei diritti dei lavoratori agricoli è stato coronato da un grande successo.
Lo confermano gli stessi organizzatori che parlano di campi deserti, solidarietà anche dai contadini che hanno spento i loro trattori e dai consumatori che hanno fermato i carrelli, facendo lo sciopero della spesa di frutta e verdura.
Molti i presidi organizzati davanti alle prefetture per la consegna dei prodotti agricoli tanto cari al governo Conte bis, come a Torino, Brescia, Cremona, Piacenza, Rimini, Livorno, Roma, Caserta, Reggio Calabria.
L’appuntamento principale è stato il partecipatissimo corteo degli invisibili che dall’insediamento di Torretta Antonacci, nel comune di Rignano Garganico, luogo simbolo della lotta per l'emancipazione dei braccianti, ha attraversato le campagne del Foggiano. Una delegazione ha poi raggiunto la Prefettura di Foggia, dove – nonostante le forze dell’ordine abbiano impedito ai lavoratori di raggiungere l’ingresso - sono stati lasciati frutta e verdura per il presidente del Consiglio. Al termine il delegato sindacale Aboubakar Soumahoro ha tracciato un bilancio della giornata, illustrando i punti principali della protesta e annunciando le prossime iniziative.
“Nelle campagne marciscono i nostri diritti... Non vanno regolarizzate le braccia, ma gli esseri umani... Il Decreto Rilancio contiene un provvedimento di regolarizzazione delle braccia e non della salute delle persone" hanno denunciato a più riprese i manifestanti che tra l'altro hanno fatto notare che la piaga del bestiale sfruttamento dei braccianti non una questione che riguarda solo gli immigrati ma anche e soprattutto i lavoratori italiani come conferma il 9° rapporto del Ministero del Lavoro sull’occupazione secondo cui l’82% dei braccianti sono italiani.
USB Lavoro Agricolo contesta l’ottica di categorizzazione contenuta nel Decreto Rilancio volta a salvaguardare soltanto le braccia utili per salvare i raccolti e non guarda minimamente alle condizioni di schiavitù in cui sono ridotti decine di migliaia di migranti, sfruttati, oppressi e ghettizzati insieme a tante altre categorie come i braccianti, i riders, i facchini della logistica, i lavapiatti, le badanti.
Il governo infatti ha rinunciato all’idea di garantire a tutti i lavoratori condannati alla schiavitù dai decreti fascisti di Salvini, dalla Bossi-Fini e Turco-Napolitano.
Per tutelarsi dal Covid-19 i lavoratori chiedono il rilascio del permesso di soggiorno per tutti, convertibile per attività lavorativa, che consente loro di iscriversi all’anagrafe e di avere un medico di base.
Mentre il governo del dittatore antivirus Conte, che blatera di “nuovo umanesimo”, alla prova dei fatti ha scelto di garantire solo i profitti dei grandi proprietari terrieri e della grande distribuzione concedendo permessi temporanei e solo per chi possiede determinati requisiti.
Pertanto l'USB Lavoro Agricolo al termine dello sciopero ha ribadito che nei prossimi giorni “se non arriveranno risposte per tutti gli esseri umani che affollano le campagne e le periferie, ci saranno altri scioperi, altre mobilitazioni, con buona pace della frutta e della verdura. E il prossimo corteo non raggiungerà una prefettura, ma il parlamento.
USB Lavoro Agricolo organizzerà a luglio una grande assemblea di tutti i braccianti e gli invisibili italiani, aperta ai cittadini, ai consumatori, agli agricoltori, da tenersi nel Foggiano”.
27 maggio 2020