Ostia
Anpi e organizzazioni antifasciste in piazza contro CasaPound
L'antifascismo è più forte di ogni rischio e di qualsiasi restrizione governativa, ed è così che, seppur debitamente distanziati e con tutti i dispositivi individuali di protezione, oltre trecento manifestanti su invito del circolo ANPI “Elio Farina” di Osta (Roma), si sono radunati nel pomeriggio del 27 maggio in via delle Antille a Ostia per protestare contro l'occupazione di alcuni stabili di via delle Baleniere da parte dei fascisti di Casapound.
Oltre all'Anpi, alla manifestazione hanno aderito la Cgil Roma e Lazio, Uil Roma e Lazio, il Pd, Sinistra Italiana, PRC e PCI, Articolo uno, il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, l'Unione degli studenti, la Casa Internazionale delle Donne, i Giuristi Democratici, il Movimento Giovanile della Sinistra, Link Universitari Roma, la Rete Nobavaglio#, Libera contro le mafie e i Giovani Comunisti di Roma, l'Associazione Nazionale dei Perseguitati Politici Italiani dell’Antifascismo, Emergency, ed altri ancora, oltre a singoli antifascisti di Ostia che hanno creato nonostante tutte le difficoltà un largo e combattivo fronte unito antifascista.
Casapound occupa uno stabile militare
Intorno alla metà di aprile, in pieno lockdown
, con il popolo costretto in casa per il dilagare della pandemia e le strade di tutta Italia controllate giorno e notte, i “fascisti del terzo millennio” di Casapound hanno occupato un'area militare in via delle Baleniere ad Ostia, di proprietà del ministero della Difesa a disposizione dell'Aeronautica Militare, che hanno iniziato a gestire sotto il nome di “Area 121”.
Secondo la rete antifascista di Ostia, all'interno degli edifici si troverebbero anche tre o quattro persone in emergenza abitativa che sarebbero state utilizzate come “pretesto per giustificare l’occupazione di una struttura non abitabile, priva di ogni servizio, di elettricità e circondata da Eternit”.
È evidente che l'esperienza romana, favorevole alla destra neofascista, fa scuola; Casapound, impunita, da 15 anni mantiene la propria sede storica in un grande condominio occupato di via Napoleone III, nel cuore del quartiere Esquilino, che gli consente anche di fare profitto con gli affitti provenienti dagli appartamenti locati. Nel frattempo tante denunce sono state sporte, altrettanti proclami di sgombero sono stati lanciati, dei quali l'ultimo pochi giorni fa da parte delle sindaca Raggi, ma gli atti concreti rimangono un miraggio. Casapound dunque incassa e rilancia con la spavalderia di chi sa di essere protetto dai piani alti delle istituzioni e del potere politico ed economico.
Tornando ad Ostia, vanno rammentate le accertate collusioni fra Casapound e il clan Spada, e l'evidenza di questi fatti aumenta la gravità di quanto accaduto in via delle Baleniere, conferma che l'appoggio ai neofascisti è molto di più di una semplice “indifferenza” istituzionale che sarebbe comunque colpevole; pare proprio che alle organizzazioni di estrema destra, ben coperte anche in parlamento, si vogliano consegnare proprio le periferie più degradate, quei territori - come Ostia - con gravi problemi sociali ed intrisi nel malaffare, nel tentativo di bloccare sul nascere qualsiasi nuova organizzazione delle masse in senso popolare e porre su di esse il nero cappello fascista, nazionalista e patriottardo, perfetto per scatenare guerre di poveri contro poveri, lasciando inalterati i privilegi ed il potere della borghesia.
Ma questo, d'altra parte, è ciò che ha sempre fatto il fascismo, di ieri come di oggi.
Le denunce dell'ANPI e del fronte antifascista
"Casapound è lo stesso gruppo" aggiungono i promotori della protesta "che si è reso protagonista di innumerevoli episodi di violenza e che solo qualche giorno fa ha compiuto una aggressione di stampo squadristico nei confronti della sindaca di Roma... abbiamo chiesto e ottenuto un incontro con il prefetto e il questore per collaborare alla soluzione del caso".
Fabrizio de Sanctis, presidente provinciale di Roma dell'ANPI, in una sua recente intervista a il manifesto
, ha centrato quella che rimane la questione principale che accompagna questa diffusa impunità a Casapound e agli altri gruppi neofascisti, dichiarando che “Vanno individuate, denunciate e stanate le omissioni politiche e amministrative. Ci vuole determinazione per impedire a un gruppo fascista di porsi come paladino della povertà in questo momento di grave crisi”.
Insomma, la storia rischia di ripetersi, mentre l'ultimo annuncio di via allo sgombero risale al 10 maggio quando il consigliere dell’assemblea capitolina Giovanni Zannola (PD) dichiarò alla stampa di aver avuto conferma dal Viminale che le procedure per lo sgombero ostiense erano state attivate e mancava solo il via libera della Prefettura. Poi nulla si muove fino a quando, per fortuna o per meglio dire per grande coscienza antifascista, 300 manifestanti in rappresentanza di un vasto fronte unito decidono che non si può esitare oltre e scendono in piazza.
Casapound, per voce del suo caporione locale Luca Marsella, si era affrettata a lanciare un appello “a sostenere e difendere le famiglie occupanti invitando i residenti ad Area 121” per prendere “a calci in culo Pd e centri sociali”, definendo la manifestazione una iniziativa sorta “per colpa di questi quattro straccioni”.
Intanto, a perfezionare il quadro dell'asse di ferro Casapound-Lega, è arrivato l'intervento di Monica Picca, capogruppo salviniana in X Municipio, che ha diffuso un comunicato che smaschera (anche se non ce n'era bisogno) la sponda istituzionale del partito di Salvini: “È vergognoso quanto accadrà oggi ad Ostia. In un momento estremamente delicato e di crisi per i nostri commercianti ed i cittadini tutti è stata autorizzata una manifestazione agli stessi gruppi ed associazioni... che oggi strumentalizzeranno a fini politici quella che è una dinamica nata per un emergenza abitativa”.
Appoggiamo la battaglia degli antifascisti di Ostia
Non ci stupisce la faccia tosta della Lega né l'arroganza squadrista dei fascisti, così come non ci stupiscono gli sgomberi a Casapound che non si concretizzano mai.
Noi appoggiamo incondizionatamente la battaglia dei coraggiosi antifascisti di Ostia, così come quella di tutti gli altri territori nei quali le popolazioni si battono per la chiusura dei covi neofascisti, come previsto peraltro dalle leggi esistenti in materia quali la XII disposizione transitoria finale della Costituzione, la legge Scelba e la legge Mancino.
La consolidata inconsistenza delle istituzioni che oggi non rappresentano neppure un semplice argine agli atti violenti e razzisti dei gruppi neofascisti e neonazisti, ai quali hanno addirittura permesso di partecipare alle elezioni in varie tornate locali e nazionali, è un elemento che poniamo all'attenzione delle masse stesse affinché lo considerino come un dato di fatto e riflettano di conseguenza.
In quest'ottica intendiamo rinnovare loro il nostro appello che rileva la necessità di andare oltre i limiti della democrazia disegnata dalla Costituzione borghese, poiché appiattirsi su questa “Carta” chiedendone l'applicazione in ciò che è ignorato da oltre settant'anni, nell'esclusivo perimetro delle regole che hanno sempre consentito ai vecchi fascisti di esistere e agire e a quelli mascherati da democratici di forzarla, stravolgerla e demolirla per impiantare il regime neofascista attuale, significa perdere la battaglia in partenza; se invece si vuole davvero liberare il Paese dal fascismo occorre allora dare alla battaglia antifascista un chiaro e solido orizzonte anticapitalista.
Per noi marxisti-leninisti la lotta al fascismo è inseparabile dal quella contro il capitalismo (dal quale nasce e che rafforza), per il socialismo; questa via è l'obiettivo che tutti gli antifascisti devono darsi oggi se vogliono contrastare efficacemente e sconfiggere per sempre il fascismo e il suo dilagare nel nostro Paese, a partire dai gruppi neofascisti che scorrazzano indisturbati.
3 giugno 2020